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(Ansa)
Economia

L'India scatena la guerra del riso, che fa più danni di quella del grano

Niente più esportazioni, ha deciso Nuova Delhi, mettendo nei guai il resto del mondo

Dopo il grano tocca al riso. L’India giovedì 20 luglio ha vietato le esportazioni di riso, eccetto quello basmati. E Nuova Delhi produce il 40% del fabbisogno mondiale di questo cereale. Il prezzo della materia prima alimentare più consumata al mondo è già tra i più alti dell’ultimo decennio e ora il rischio, oltre al costo esorbitante è anche la penuria di quantità. Tutta colpa de El Niño.

La stagione delle piogge quest’anno è stata ed è particolarmente intensa e ha danneggiato molte coltivazioni, soprattutto nelle regioni settentrionali del Paese. Il prezzo del riso solo nell’ultimo mese è aumentato del 3% e la produzione della stagione sarà minore rispetto al solito a causa delle forti piogge. Quindi? Agli agricoltori indiani conviene vendere all’estero ed è per questo, per salvaguardare il mercato interno, che il governo di Nuova Delhi ha vietato l’esportazione. Sono preoccupati gli altri Paesi asiatici e quelli africani, importatori principali dall’India.

E la situazione indiana ha portato altri Paesi esportatori come Vietnam e Thailandia, rispettivamente terzo e secondo esportatore al mondo, a rivedere all’insù il prezzo del riso. Dopo l'annuncio di ieri il Futures del riso grezzo è aumentato dell′1%, attestandosi a 15,8 dollari per quintale.

L’India si avvicina all’anno delle elezioni (maggio 2024) e sta combattendo contro una forte inflazione, che potrebbe superare il 4,5%, con i beni alimentari di largo consumo, come verdura, frutta e cereali che stanno raggiungendo prezzi altissimi. I pomodori sono aumentati del 300% nelle ultime settimane a causa delle piogge. Il ministero indiano dei Consumatori ha giustificato lo stop all’export di riso con la garanzia di un’’'adeguata disponibilità'' di riso bianco non basmati in India e un tentativo di “placare l’aumento dei prezzi nel mercato interno”.

Sicuramente la decisione aumenterà l’insicurezza alimentare di tutti i Paesi che dipendono fortemente dal riso come Nepal, Bangladesh, Filippine, tra i maggiori importatori da Nuova Delhi.

Conseguenze per Italia e Europa? Nel 2022 in Italia si è consumato molto più riso asiatico (+86% rispetto al 2021 secondo Coldiretti). Questo perché a inizio 2022 sono stati aboliti i dazi europei. In termini assoluti per l’Italia si tratta comunque di poca cosa. Per dare un’idea basta guardare ai dati (Ente Risi) tra il 1 settembre e metà aprile di quest’anno: sono arrivate in Italia 50 mila tonnellate di riso, contro le 845 tonnellate mandate dai produttori italiani ai trasformatori (e senza la siccità di solito si parla di 1 milione di tonnellate). Diversa la situazione del resto d’Europa dove nello stesso periodo sono arrivate da India e Giappone 292 mila tonnellate di riso e nell’anno si arriverà a 500mila tonnellate. Numero paragonabile a quello che l’UE compra dall’Italia.

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Cristina Colli