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ANSA/RICCARDO ANTIMIANI
Economia

Ilva, cosa prevede l’intesa tra sindacati e Arcelor Mittal

Non ci saranno esuberi: 10.700 addetti verranno assunti subito, mentre i restanti 2.800 saranno assorbiti entro il 2023

Sono ore decisive per un accordo sul futuro occupazionale dell’Ilva per il quale, sindacati e Arcelor Mittal, la società che ha acquistato gli impianti siderurgici di Taranto, sembrano aver trovato un’intesa definitiva.

Dopo lunghe trattative, protrattisi per tutta la notte presso il ministero dello Sviluppo economico, il punto di compromesso sembra infatti essere stato raggiunto sulla cifra di 10.700 assunzioni fin da subito, con il completo assorbimento degli attuali 13.500 dipendenti che avverrà invece gradualmente entro il 2023.

Soddisfazione per l’intesa è stata espressa anche dal ministro Luigi Di Maio, che per lunghi tratti ha presieduto alla trattativa. Alla luce di questo accordo infatti, il titolare del ministero dello Sviluppo economico potrebbe anche lasciar cadere l’ipotesi di annullare il contratto di vendita ad Arcelor Mittal, così come minacciato nelle settimane scorse.

Ma vediamo nel dettaglio quali sono gli elementi principali dell’intesa raggiunta tra sindacati e azienda.

Nessun esubero

Il punto di attrito più significativo tra parti sociali e Arcelor Mittal ha riguardato possibili esuberi. In un primo momento infatti, l’azienda aveva proposto l’assunzione immediata di 10.300 dipendenti, prevedendo quindi qualche centinaio di esuberi.

Alla ferma opposizione dei sindacati però, che chiedevano uno sforzo maggiore, l’azienda franco-indiana, è giunta alla proposta definitiva di 10.700 assunzioni, una soluzione che in pratica non prevede nessun esubero.

Infatti, per i restanti 2.800 addetti che al momento risultano a carico all’amministrazione straordinaria per occuparsi delle bonifiche, è stata assicurata la garanzia di un graduale assorbimento che avverrà entro il 2023, anno in cui appunto dovrebbero terminare i lavori di messa in sicurezza definitiva degli impianti di Taranto.

Un elemento questo della tutela ambientale, che tra l’altro dovrebbe anch’esso, insieme alle garanzie occupazionali, far desistere definitivamente il ministro Di Maio dall’intenzione, come già ricordato, di annullare il contratto con Arcelor Mittal, sulla base dei pareri favorevoli dell'Avvocatura dello Stato e dell'Autorità anticorruzione.

Garanzie economiche e diritti acquisiti

Oltre ai numeri degli addetti, l’accordo sindacale è stato raggiunto anche in tema di salari e di diritti acquisiti. Come confermato infatti dagli stessi rappresentati sindacali che hanno partecipato alla trattativa, l’azienda ha accettato di non ridurre i salari, come previsto in un primo momento nella proposta originaria, che tra l’altro contemplava anche riduzioni dell’orario di lavoro.

Dunque gli stipendi attuali saranno confermati, insieme, e questo è un altro punto significativo dell’intesa, a tutti i diritti acquisiti dai lavoratori nei precedenti anni di lavoro.

Le prossime tappe

Se non dovessero insorgere nuovi ostacoli, il percorso di definizione ufficiale dell’accordo prevede le seguenti tappe. Nelle prossime ore ci sarà innanzitutto la firma dell’accordo tra sindacati e Arcelor Mittal, sempre presso il ministero dello Sviluppo economico alla presenza, molto probabile, del ministro Di Maio.

Successivamente l’accordo, per diventare operativo, dovrà superare il giudizio dei lavoratori che si esprimeranno attraverso un referendum confermativo, che tutto lascia presagire avrà esito positivo. Una volta espletati questi passaggi istituzionali, l’intesa diventerà operativa, e ci sarà il passaggio di consegne tra l’attuale gestione straordinaria degli impianti, che scadeva comunque il prossimo 15 settembre, e i nuovi proprietari dell’Arcelor Mittal.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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