Migranti
ALESSANDRO FUCARINI/AFP/Getty Images
Economia

Chi è George Soros e che ha che fare con le Ong, spiegato bene

Ecco perché il finanziere-filantropo americano è diventato il bersaglio di chi condanna l'operato delle organizzazioni non governative nel Mediterraneo

I toni della polemica contro George Soros, il miliardario americano di origini ungheresi accusato di aver finanziato la tratta dei migranti dal Nord Africa all'Italia sostenendo Ong colluse attive nel Mediterraneo tra cui Moas, non si placano. Gli obiettivi di questa manovra secondo i dietrologi? Aiutare i profughi a stabilirsi nell'Europa dell'Est per sfruttare il malcontento generato da questo esodo di massa e far cadere gli attuali governi per rimpiazzarli con un'élite più illuminata. Oppure - è la seconda ipotesi - sostituire l'intera popolazione italiana con immigrati da utilizzare come operai a basso costo. Se così fosse, è utile ricordarlo, non è dato sapere quale destino il "perfido" Soros abbia in serbo per gli italiani.

Il punto di vista dei "complottisti"
Nell'ipotizzare che persino le rotte dei migranti siano gestite da un gruppo di milionari la cui unica priorità sia consolidare un sistema politico ed economico che permetta loro di mantenere la propria posizione privilegiata, i complottisti sono riusciti per l'ennesima volta a dare prova di avere una più che fervida immaginazione. Ma il problema non è tanto capire quali piani abbia Soros per il nostro paese, visto che l'unica risposta possibile è nessuno, ma perché è stato montato un caso di fronte a quella che di fatto non è una notizia.

Chi è George Soros
Soros è un ebreo di origini ungheresi naturalizzato americano. Sopravvissuto all'Olocausto, Soros riuscì a trovare riparo, con il resto della famiglia, in Inghilterra, nel 1947. Allora diciassettenne, completò gli studi alla London School of Economics per poi buttarsi nel mondo delle banche d'affari.

Soros il finanziere
Che Soros possa essere etichettato come un uomo senza scrupoli è senz'altro vero, e la crisi finanziaria del 2008 ha dimostrato che quello della finanza è un mondo di squali. L'uomo d'affari statunitense è spesso ricordato per aver lanciato, nel 1992, un attacco speculativo alla Banca d'Inghilterra e a quella d'Italia, costringendo i due Istituti a svalutare la moneta nazionale, operazioni che avrebbero generato un ricavo superiore al miliardo di dollari. Il Soros Fund Management, fondo di investimento creato da Soros nel 1969, è da tempo una delle aziende più profittevoli nel mondo della finanza internazionale. Del resto, se così non fosse Soros non sarebbe di certo riuscito ad accumulare un capitale personale di circa 25 miliardi di dollari

Soros l'uomo politico
Forse, però, ciò che più disturba di George Soros è il suo interesse personale per la politica. Complice il background ungherese, Soros è sempre stato convinto della necessità di intervenire nei paesi dell'ex blocco sovietico per favorire quel cambiamento di idee e prospettive che, a loro volta, nel medio-lungo periodo, avrebbero potuto portare a un cambiamento di regime. A partire dalla fine degli anni '70, quando la sua posizione era diventata sufficientemente solida da permettergli di investire in operazioni non strettamente economiche, Soros ha speso centinaia di milioni di dollari per sostenere i movimenti democratici, in Ungheria e nel resto del blocco sovietico. 

Nel 1979, Soros creò la Open Society Foundation per gestire in maniera più trasparente e sistematica le sue operazioni filantropiche, ampliandone contemporaneamente il raggio d'azione. Come tante Fondazioni di questo tipo, anche la Open Society supporta gruppi e attività di varia natura, da quelli che si battono per i diritti delle minoranze, delle donne e degli omosessuali a quelle che lottano per la libertà di stampa. Da quelle che combattono i regimi corrotti a quelle che sostengono microcredito, imprenditoria su piccola scala, campagne vaccinali, scuole e via dicendo.

Perché i regimi autoritari non vogliono Soros
Le campagne di Soros per trasparenza, libertà di stampa, democrazia e diritti politici e civili, anche se portate avanti con il sostegno di Ong locali, non sono sempre benvenute nei paesi in cui il filantropo indirettamente si muove. Tant'è che molte Organizzazioni che hanno ricevuto finanziamenti per i loro progetti dalla Open Society Foundation sono state bandite da Russia, Bielorussia, Turkmenistan e Kazakistan. E probabilmente presto a questa lista si aggiungerà anche l'Ungheria, nazione a cui, per ovvie ragioni, il filantropo americano tiene in maniera particolare. Il motivo di tanto astio è molto semplice: se i progetti umanitari sono spesso benvenuti, quelli che sembrano sostenere un programma politico ostile al regime di turno non possono essere portati avanti. A nessuna condizione. 

I piani di Soros nel Mediterraneo
Tornando al problema delle Ong, il campanello d'allarme l'ha suonato Frontex, parlando di "involontario aiuto" dato dalle Ong operative nel Mediterraneo ai trafficanti di esseri umani, ma da qui ad accusare Soros di avere giocato un ruolo chiave nelle presunte connessioni tra scafisti e operatori umanitari la strada è lunga."Frontex ha effettivamente suggerito di aumentare la vigilanza nei confronti di alcuni fenomeni che stanno emergendo nel Mediterraneo e che sono potenzialmente pericolosi", ha spiegato a Panorama.itFederico Marcon, Business Development Manager della Croce Rossa Australiana, "ma non non ha parlato né di connessioni consolidate né di ingerenze dirette".

Sono ormai 18 anni che Marcon lavora nel campo degli aiuti allo sviluppo, e la sua carriera itinerante lo ha portato in America Latina, Asia, Nord Africa e Medio Oriente prima di approdare in Australia. Forse è per questo che i suoi commenti hanno un tono molto più disilluso di quelli dei volontari alle prime armi. "Corruzione, collusione, operazioni sospette, sono problemi che esistono anche nel Terzo Settore, sarebbe sciocco negarlo.

Ed è evidente che quando ci si ritrova a gestire fenomeni come quello dell'attuale esodo di massa vero l'Europa è impossibile garantire un livello di trasparenza assoluta nelle procedure di soccorso e trasferimento dei profughi. Questo però non significa che debbano essere le organizzazioni a pagarne le conseguenze. Le Ong non fanno accordi con trafficanti né hanno un approccio utilitaristico per quel che riguarda la gestione dei migranti come suggerito da diversi commenti, ma allo stesso tempo non si può escludere a priori che chi opera in questo ambiente possa assumere comportamenti impropri, come peraltro accade in ogni settore, dalla politica alla sanità. Qui alla Croce Rossa abbiano livelli di controlli interni elevatissimi, ma potrei dire la stessa cosa per tutte le Ong in cui ho lavorato", aggiunge Marcon, sottolineando di avere seri dubbi sulla possibilità che possano essere stati negoziati accordi istituzionali tra organizzazioni e trafficanti.

Il problema è Soros?
Federico Marcon racconta poi di avere un'esperienza diretta anche con le pratiche della Open Society Foundation, e spiega come per quanto l'orientamento politico della Fondazione sia evidente in ogni fase della discussione e della eventuale successiva implementazione del progetto, sia estremamente improbabile che si sia arrivati ad influenzare, anche solo indirettamente, le rotte migratorie nel Mediterraneo.

Il fenomeno è estremamente complesso, e anche se i numeri non sembrano segnalare miglioramenti né sul fronte dell'entità dell'esodo né sull'efficacia umanitaria dei soccorsi, espressa in termini di vite salvate, è sciocco, se non addirittura pericoloso, puntare il dito contro George Soros accusandolo di essere il mandante di questa catastrofe. Questo attacco sfrontato e non circostanziato è grave non solo perché crea astio e polemiche inutili in un tessuto sociale già sufficientemente logorato dal problema dell'immigrazione clandestina, ma anche perché invece di risolvere i problemi ne crea di nuovi.

Se il nodo della questione è l'Ong maltese Moas, e questo è ancora tutto da dimostrare, allora concentriamoci su di lei,  parliamo del ruolo di Malta nella crisi del Mediterraneo, o ancora proviamo a valutare se l'intervento della Marina Militare Italiana fosse in realtà più efficace di quello delle operazioni umanitarie gestite dalle Ong, ma non tiriamo in ballo un filantropo per sostenere che non ben definiti "poteri occulti" stanno manipolando quella che altro non è che una tragedia umanitaria che non abbiamo ancora capito come gestire.

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Claudia Astarita

Amo l'Asia in (quasi) tutte le sue sfaccettature, ecco perché cerco di trascorrerci più tempo possibile. Dopo aver lavorato per anni come ricercatrice a New Delhi e Hong Kong, per qualche anno osserverò l'Oriente dalla quella che è considerata essere la città più vivibile del mondo: Melbourne. Insegno Culture and Business Practice in Asia ad RMIT University,  Asia and the World a The University of Melbourne e mi occupo di India per il Centro Militare di Studi Strategici di Roma. Su Twitter mi trovate a @castaritaHK, via email a astarita@graduate.hku.hk

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