Buoni pasto Qui, le difficoltà del gruppo
I tagliandi dell’operatore genovese da alcune settimane non vengono accettati dagli esercenti che lamentano i mancati rimborsi
In merito a questo articolo pubblicato l'11 luglio 2018, abbiamo ricevuto una cortese richiesta di rettifica da parte di Consip, che pubblichiamo in coda all'articolo stesso.
Rischia di mandare in tilt l’intero settore dei buoni pasto la crisi che da qualche tempo sta interessando l’operatore Qui Group. Una crisi resa evidente dal fatto che sono non pochi gli utenti che da settimane ormai si vedono rifiutare l’utilizzo dei suddetti buoni pasto.
Secondo molti esercenti infatti, il gruppo genovese non starebbe rispettando i termini dei rimborsi, rendendo dunque rischiosa l’accettazione dei suoi buoni pasto.
Dietro a queste difficoltà però, pare non ci siano responsabilità dirette della Qui Group, che a sua volta infatti, addossa le colpe ai mancati pagamenti da parte della Consip, che tramite un bando del 2016 ha assegnato proprio all’operatore genovese una fetta consistente di una fornitura che complessivamente avrebbe un valore pari a circa 1 miliardo di euro. Sarebbero dunque i ritardi con cui la Consip starebbe provvedendo ai rimborsi, a causare a cascata le difficoltà della Qui Group.
Un settore da rilanciare
La crisi della Qui Group si inserisce nel contesto generale di un comparto, quello dei buoni pasto, che in effetti chiede a gran voce di essere rilanciato, soprattutto attraverso la leva fiscale.
Non è un caso infatti che la richiesta più pressante che arriva dagli operatori di settore sia quella di innalzare a 9 euro la soglia di defiscalizzazione del buono pasto elettronico, ferma da tre anni ormai a quota 7 euro.
Ma la ricetta per una vera ripresa, dovrebbe passare anche dall’adozione di fondi di garanzia che vincolino una percentuale del patrimonio aziendale rispetto ai buoni pasto emessi per tutelare gli esercenti. Gli operatori chiedono inoltre di rivedere i criteri nelle gare pubbliche, inserendo forme di penalizzazione nei punteggi per chi ha degli inadempimenti certificati da atti giudiziari.
Numeri significativi
Secondo i dati resi pubblici dall’Anseb, l'associazione delle società emettitrici di buoni pasto rappresentative dell'80% del mercato italiano, in Italia il giro d’affari legato ai tagliandi sarebbe pari a circa 3 miliardi di euro, garantendo lavoro a circa 190mila persone.
Sarebbero invece 2,4 milioni i lavoratori italiani che usufruiscono del buono pasto (1,6 milioni nel privato e 900mila nel pubblico), pari al 40% dei lavoratori che pranza fuori casa per lavoro, per lo più impiegati in grandi e medie imprese, nei grandi e medi centri cittadini.
Il servizio sostitutivo della mensa viene utilizzato nel 70% dei casi in bar, gastronomie e ristoranti; nel restante 30% nella grande distribuzione. I buoni pasto sono acquistati da oltre 90mila aziende, organizzazioni e pubbliche amministrazioni, mentre gli esercizi convenzionati sono circa 150mila.
Il confronto con l’estero
In Italia il valore medio dei buoni pasto in circolazione è di circa 6,20 euro. Se guardiamo invece fuori dai nostri confini, scopriamo che il valore medio del buono pasto è di 9 euro in Spagna e in Francia; tra i 6 e i 9 euro in Germania; 8 euro in Belgio; 6,80 euro in Portogallo; 6 euro in Grecia; 5,80 in Turchia e in Svizzera.
Anche se, fa notare sempre l’Anseb, in molti di questi Paesi la quota di defiscalizzazione viene automaticamente aggiornata in rapporto al costo della vita, e in alcuni anche il lavoratore contribuisce al finanziamento del buono.
Per saperne di più
- Ritardi nei pagamenti dello Stato: nulla cambia
- Pagamenti della pubblica amministrazione: in Italia ritardi da record
- L'Ue bacchetta l'Italia sui ritardi nei pagamenti pubblici
Richiesta di rettifica ai sensi dell’art. 8 Legge 47/1948
In merito all’articolo pubblicato dal Suo settimanale (versione on-line) dell’11 luglio (“Buoni pasto Qui, le difficoltà del gruppo”, a firma di Giuseppe Cordasco), Consip tiene a rendere precisa informazione circa le modalità di funzionamento delle “convenzioni-quadro”, tra cui rientra anche la citata “Buoni Pasto”.
Specificatamente, le convenzioni sono contratti stipulati da Consip, per conto del Ministero dell’Economia e Finanze, che consentono alle Amministrazioni di effettuare acquisti direttamente dai fornitori aggiudicatari delle gara, alle condizioni e ai prezzi stabiliti, fino al raggiungimento del quantitativo o dell’importo complessivo definito. Sulla base del contratto-quadro così stipulato, le amministrazioni emettono ordini, alle condizioni e ai prezzi stabiliti in convenzione, e provvedono direttamente al pagamento della prestazione.
Fermo il meccanismo illustrato, risulta ampiamente impreciso il passaggio dell’articolo in cui si riporta “Dietro a queste difficoltà però, pare non ci siano responsabilità dirette della Qui Group, che a sua volta infatti, addossa le colpe ai mancati pagamenti da parte della Consip, […..]. Sarebbero dunque i ritardi con cui la Consip starebbe provvedendo ai rimborsi, a causare a cascata le difficoltà della Qui Group.” Ciò in quanto sono le pubbliche amministrazioni a perfezionare il contratto e a provvedere al relativo pagamento.
Si coglie, inoltre, l’occasione per evidenziare che tantomeno le difficoltà della Qui!Group possono essere addebitabili ai “ritardi di pagamento delle amministrazioni”.
Infatti, a maggior tutela del credito derivante dalla fornitura dei Buoni Pasto, la specifica convenzione “Buoni pasto” affianca alla tutela codicistico-normativa tutta una serie di strumenti “straordinari” e di estrema efficacia quali, a titolo di esempio, la facoltà per il fornitore di sospendere il servizio relativo all’ordine di acquisto per il quale l’Amministrazione contraente si sia resa insolvente, nonché di rifiutare eventuali ulteriori ordinativi da questa provenienti (art. 9, commi da 5 a 8 della Convenzione). A ciò si aggiunge la circostanza, di carattere eccezionale, tale per cui in sede di adesione alla Convenzione le Pubbliche Amministrazioni accettano preventivamente la cessione dei crediti che il Fornitore verrà a maturare in forza dei contratti di fornitura, a seguito della regolare e corretta esecuzione delle prestazioni oggetto di fornitura.
Tutti i meccanismi sopra citati non sono stati messi in atto dalla Società Qui!Group, che tra l’altro – nel novero dei quattro aggiudicatari della convenzione in oggetto – è l’unica ad aver manifestato tali problematiche di insolvenza.
Chiedendovi di voler provvedere, ai sensi della succitata Legge 47/1948, porgiamo cordiali saluti.
Avv. Martina Beneventi
(Direttore Affari Legali)