Bankitalia: «Famiglie italiane più povere nel 2023»
La situazione purtroppo simile a quella di altri grandi paesi occidentali
Famiglie italiane sempre più povere. A dirlo è l’ultimo report di Bankitalia, che ha evidenziato come tra il 2021 e il 2022 c’è stata una contrazione della ricchezza dell’1,7%. Flessione che in termini reali risulta essere stata ancora più marcata (-12,5%) a causa della forte inflazione iniziata nell’estate del 2021 e poi proseguita. Alla fine del 2022 la ricchezza netta delle famiglie italiane, misurata come la somma delle attività non finanziarie (abitazioni, terreni, ecc.) e delle attività finanziarie (depositi, titoli, azioni, ecc.), al netto delle passività (prestiti a breve termine, a medio e lungo termine, ecc.), è risultata essere pari a 10.421 miliardi di euro.
La situazione non migliora se si guarda fuori dai confini nazionali. Tra il 2021 e il 2022 la ricchezza delle famiglie italiane ha avuto un vero e proprio tracollo, tornando ai livelli del 2005. Nessuno dei paesi analizzati (Francia, Germania, Spagna e Canada), ha fatto registrare performance così deludenti, nonostante anche loro abbiano subito delle contrazioni economiche a causa della situazione internazionale (al massimo si è tornati alla ricchezza del 2020). Gli Usa, da sottolineare, hanno invece mantenuto un trend costante di crescita ad evidenziare la presenza di una forte economia, nonostante gli ostacoli dell’inflazione.
La casa come asset principale
Nel cuore e nel portafoglio degli italiani rimane il settore immobiliare. Il report evidenzia infatti come le attività non finanziarie (6.317 miliardi di euro) sono aumentate del 2,1% grazie alla crescita del valore delle abitazioni, che ha riportato l’incremento più elevato dal 2009 (+2,4%; +125 miliardi). Ciò è stato determinato in prevalenza dall’aumento dei prezzi medi del patrimonio abitativo a fine 2022, e dalla riqualificazione degli immobili trainata dai vari bonus edilizi. Al contrario, le attività finanziarie (5.135 miliardi) si sono ridotte del 5,2%. Il motivo in questo caso è legato agli andamenti negativi dei mercati finanziari che hanno determinato una riduzione dei valori delle attività finanziarie.
In questi anni di turbolenza sui mercati le famiglie italiane si sono dunque rifugiate nelle attività non finanziarie. Secondo Bankitalia oltre la metà della ricchezza risulta infatti essere composta da attività non finanziarie (55,2%) e in particolare da abitazioni (46,3%) e immobili non residenziali (5,6%). Tra i principali strumenti finanziari, il risparmio gestito pesa per il 15,2%, seguito dai depositi (14,3%) e dalle azioni (11,5%). Rispetto al 2021, l’incidenza delle attività reali è cresciuta di quasi il 2%, il maggior incremento dal 2009. Ciò è stato determinato da un lato dall’aumento del valore delle abitazioni, dall’altro dalla forte contrazione delle attività finanziarie, per effetto dell’andamento dei prezzi degli strumenti finanziari.
Questa dinamica la si ritrova anche a livello internazionale. Dal confronto emerge infatti come l’Italia si collochi al 4 posto in termini del peso delle attività non finanziarie nel portafoglio delle famiglie. Prima di noi la Spagna (70%), Germania (63%) e Francia (60%).
Le imprese: indebitamento contenuto
Alla fine del 2022 i debiti finanziari delle società non finanziarie italiane ammontano al 49% delle attività reali. In Italia, così come in Germania e nel Regno Unito, il livello di indebitamento delle imprese è contenuto e inferiore rispetto a quello che si trova in Francia e in Canada. La riduzione dell’indebitamento, osservata nei diversi paesi già dal 2021, ha interessato nel 2022 anche le imprese italiane, seppure in misura ridotta nel confronto internazionale.