Nicola-Zingaretti
ANSA/ANGELO CARCONI
Economia

Alla Regione Lazio il Tfr è un po' speciale

Liquidazioni d'oro ai dipendenti dal '79. A giorni la valutazione dell'Inps. Zingaretti interviene e mette una pietra sul passato

Quando ha letto la nota sui "Problemi interpretativi nella quantificazione dell’Indennità di fine servizio" consegnatagli dal suo capo del personale, il presidente dell’Arsial Antonio Rosati è saltato sulla sedia. L’ipotesi contenuta in quella cartellina, appena velata da qualche prudente formulazione tecnica, era (ed è) che l’Agenzia regionale del Lazio per lo sviluppo dell’agricoltura da lui guidata abbia pagato finora ai dipendenti liquidazioni così generose da costituire un vero e proprio regalo. Da qui una richiesta di chiarimenti all’Inps, la cui risposta è attesa a giorni.

Nel frattempo, per cercare di orientarsi nel labirinto delle norme, Rosati ha incaricato i suoi uffici di fare qualche ricerca. Il risultato è una storia che va molto al di là della piccola Arsial, di cui Panorama ha ottenuto gli elementi essenziali. È venuto fuori che fin dal lontano 1979 tutti i dipendenti della Regione Lazio che vanno in pensione (diverse centinaia ogni anno) percepiscono una liquidazione superiore a quelle degli altri lavoratori italiani, sia del settore privato che pubblico.

A determinare lo scarto sono fondamentalmente due elementi: l'inclusione di voci aggiuntive (premi di produttività e altro) nella retribuzione presa come base per il tfr e una divisione del totale annuo per dodici anziché per quindici. Il totale fa una differenza, mediamente, di parecchie migliaia di euro per ogni dipendente. Nel 2002 la Regione (allora guidata da Francesco Storace) ha prima cancellato queste "gratifiche" prive di qualunque giustificazione, abrogando la legge regionale che le aveva isituite a suo tempo, ma poi le ha fatte rispuntare dal nulla, in forza di un semplice regolamento.

Da allora sono sopravvissute indisturbate, nonostante l’approfondita ispezione del ministero dell’Economia sui bilanci regionali effettuata nel 2012 (che stranamente nulla ha segnalato al riguardo), fino allo scorso luglio, quando la Giunta di Nicola Zingaretti ha approvato un nuovo regolamento in sostituzione del vecchio per riportare alla normalità il trattamento dei dipendenti regionali. “Normalità” per modo di dire.

Infatti il nuovo sistema non solo conserva inspiegabilmente una base di calcolo ancora vantaggiosa (anche se meno di prima) rispetto a quella applicata dall’Inps a tutti i lavoratori italiani, ma cerca anche di mettere una grossa pietra sopra i privilegi goduti finora: neppure a chi ha ottenuto anticipazioni sulle liquidazioni future ancora da maturare, è scritto nero su bianco nel regolamento, si possono richiedere soldi indietro. Infine la Regione si è dimenticata di dare qualsiasi pubblicità alla cosa. Tant’è che all’Arsial se ne sono accorti per puro caso e non risulta, al momento, che alcuna altra agenzia regionale stia tenendo conto della novità.

Ora, considerando che i dipendenti della Regione Lazio sono diverse migliaia, se l’Inps confermerà che le liquidazioni "de noantri" sono illegittime si apriranno diversi interrogativi interessanti. A quanto ammonta il danno erariale accumulato finora nelle casse regionali e (indirettamente) statali? Quali amministratori sono responsabili di aver regalato (dal 2002 ad oggi come minimo) decine se non centinaia di milioni di euro pubblici ai loro dipendenti? Può un regolamento regionale escludere la possibilità di recuperare eventuali somme elargite in modo illegittimo? E quante probabilità ci sono che altre Regioni italiane si siano prese libertà della stessa natura?

I più letti

avatar-icon

Stefano Caviglia