Quando nel 2012 Dargen D’Amico arriva in cima alla classifica di iTunes con due tracce da circa 20 minuti di “Nostalgia Istantanea“, ci siamo spaventati non solo noi, ma soprattutto i fan. Una scelta che, vista da fuori, trasudava ribellione. Nel bel mezzo del periodo d’oro (che continua ancora oggi) per il rap italiano, lui arriva a ricordarci che ci si può anche non allineare.
Che si può raccontare un mondo interiore con il “rischio” di essere considerati gay dichiarati solo perché nei testi non si è omofobi (i forum di settore hanno speso inutili paginate sul tema). O chiamati rapper emo, perché dire cosa si ha nel cuore e non solo quello che si ha nelle mutande o in banca, per alcuni è un problema.
Dopo un anno, l’uomo con più collaborazioni e produzioni all’attivo nel pianeta hip hop italiano, arriva con il suo quinto album di inediti “Vivere aiuta a non morire“, il punto esatto di unione tra l’ineguagliabile genialità di scrittura che ha da sempre Jacopo D’Amico e un sound commerciale che non rende il “gioco” più facile.
Dargen compirà 33 anni il 2 giugno. In 15 anni di carriera oggi è arrivato a dipingerci uno scenario che parla del presente ma anche del futuro della musica rap in Italia. La differenza tra chi adesso ha tanto successo e domani non avrà più niente da dire e chi ha una popolarità meno dirompente da sempre, e avrà sempre qualcosa di importante da raccontare.
E delle collaborazioni, seppur prestigiose e alcune pure interessanti, se ne poteva fare serenamente a meno. Dargen D’Amico, a questo punto della sua carriera, può tranquillamente bastare a se stesso.