Made in Cattelan: lo strano  mondo di Toiletpaper
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Made in Cattelan: lo strano mondo di Toiletpaper

Dietro le quinte del collettivo che ruota attorno all’artista.

Adesso che praticamente s’è compiuta, deve regalare loro una certa soddisfazione ricordar la profezia: "Volevamo che Toiletpaper diventasse un’etichetta per cose molto diverse: quando abbiamo iniziato ci dicevamo che un giorno tutti avrebbero avuto un vestito Toiletpaper, una casa Toiletpaper, persino una ragazza Toiletpaper. Abbiamo lavorato perché tutto questo succedesse". Non sono abituati a volare basso Pierpaolo Ferrari e Maurizio Cattelan, fotografo d’alta moda il primo e artista dai discutibili modi il secondo, che nel 2010 hanno fondato una rivista fotografica diventata nell’ordine: un prodotto editoriale tirato in 10 mila copie contro le 3 mila di partenza (edito dalla Damiani di Andrea Albertini), un marchio, una collezione di tazze di latta e tovaglie di plastica in vendita al Moma di New York (tra gli altri), un punto di riferimento estetico, due campagne moda per Kenzo, una fonte costante d’ispirazione, una felpa a tiratura limitata, un allestimento al Palais de Tokyo di Parigi e uno sulla High Line di New York, una copertina di Libération e una di Wallpaper, una saponetta morsicata, una lapide-sedia per Gufram, una festa in una balera di Milano con l’orchestra di liscio e le lasagne servite un po’ alla paesana da Carlo Cracco.

Due motori inarrestabili, Cattelan e Ferrari, in grado di mettere in piedi una Factory informale e distribuita, con la sede principale piantata su Skype (per via del profilo internazionale degli adepti) e quella secondaria arrangiata nell’appartamento di Pierpaolo Ferrari in via Rosolino Pilo, a Milano, intorno alla quale si muovono figure diverse che a ciclo continuo e non senza qualche attrito tipico dei luoghi ad alta densità neuronale mettono insieme progetti a cavallo tra creatività pura e accessibilità popolare.

Col suo linguaggio mirabolante, è lo stesso Cattelan a confermare a Panorama l’esistenza di un gruppo di lavoro ormai stabile e il parallelismo con la babele di cervelli creata a New York da Andy Warhol negli anni Sessanta: "In che senso siamo una factory? Nel senso che pure noi mangiamo lattine di zuppa Campbell" dice l’artista, riferendosi a una celebre opera di Warhol del 1962, "ma l’after lo facciamo al Plastic di Milano invece che allo Studio 54".

Perché l’aspetto festaiolo è importante, per i ragazzi del gruppo: dalla art director Micol Talso alla stylist de l’Uomo Vogue Sarah Grittini, fino alle colonne organizzative Marta Papini, Sebastiano Mastroeni e Giulia Venturini (la più fotografata nei servizi di Toiletpaper a pari merito con la stilista e arredatrice Celeste Pisenti). Fino agli amici, complici e all’occorrenza modelli Chiara Maci, Dakis Joannou, l’avvocato Ivan Frioni, Barnaba Fornasetti, Matteo Cibic.Personaggi che dall’8 al 13 aprile prossimi, nel pieno del Salone del mobile di Milano, si riuniranno in piazza Affari a Milano sotto l’ombra di L.O.V.E., l’opera in marmo di Carrara a forma di mano dal dito medio spianato donata da Cattelan alla città nel 2012, per la presentazione di un oggetto destinato a far discutere. Insieme al marchio di design Seletti, che già l’anno scorso aveva messo in commercio la prima collezione di stoviglie e tovaglie ispirate a Toiletpaper, sono stati realizzati due nuovi souvenir che ambiscono giocosamente a sostituire la Madonnina quale simbolo di Milano: una boule de neige e un carillon, entrambi con la scandalosa opera d’arte riprodotta all’interno. Un carico di 4 mila oggetti rimasti per giorni bloccati alla dogana di Pechino per via della loro aria minacciosa, controllati a uno a uno dalle autorità cinesi preoccupate che potessero contenere materiale esplosivo.

Una piccola bomba culturale in effetti, che sarà esposta e venduta in Piazza Affari su carretti a pedali simili a quelli con cui una volta si portava il gelato sulla spiaggia, insieme a straccetti per asciugare i piatti, teiere di latta, vassoi e una saponetta a forma di lapide con scritto "Why me", tutti targati Seletti wears Toiletpaper. Intorno, sei giorni di eventi e musica in cui ruoteranno molti dei nomi collegati alla factory: ci sarà ancora Carlo Cracco, in qualità di presidente dell’associazione Maestro Martino, con un camioncino di panini gourmet realizzati con prodotti lombardi Igp. Le videoproiezioni di Yuri Ancarani prodotte da Sky arte e i drink offerti da Disaronno, sponsor messi insieme dal pr e informale "factory boy" Paride Vitale. Poi le magliette in serie limitata col dito disegnate da Massimo Giorgetti di Msgm, che già l’anno scorso aveva lanciato una collezione di felpe ispirate alla rivista.

Idee e collaborazioni che fioriscono in modo estemporaneo e informale, come racconta Stefano Seletti, una delle figure chiave della community:"Mi avevano detto che Piazza Affari sarebbe entrata nel circuito del Fuori salone e ho subito avuto l’idea di realizzare il souvenir. Vuol sapere che accordi economici esistono con Cattelan? È tutto molto oscillante e folle. Non abbiamo idea delle implicazioni sul diritto d’autore che certe nostre imprese determinano, tanto per dirne una. E quando troviamo un accordo, poi è quasi impossibile pagarlo: l’ultima fattura l’ho dovuta aspettare per più di 6 mesi".

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Raffaele Panizza