"La stanza", di Jonas Karlsson: benvenuti in ufficio
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"La stanza", di Jonas Karlsson: benvenuti in ufficio

Da un giovane autore svedese, una storia surreale sull'alienazione a cui può condurre la vita passata a timbrare il cartellino

"Ho sollevato il gomito e l'ho appoggiato sullo schedario in metallo lucente accanto alla parete. Una sensazione di pace si è diffusa dentro di me, una sensazione in grado di liberarmi da ogni pensiero. Una rilassatezza che mi intontiva. Qualcosa di simile a una pastiglia per il mal di testa".

Queste sono alcune delle sensazioni che prova Bjorn, il protagonista di La stanza - a tratti inquietante, a tratti molto divertente -, quando si trova in ufficio all'interno della sua stanza speciale.

In fondo è quello che ognuno di noi vorrebbe ottenere svolgendo il proprio lavoro: sentirsi appagato, soddisfatto, bravissimo non solo nell'eseguire il compito che gli è stato assegnato, ma anche nel trovare il modo più brillante per risolvere le questioni più spinose. Peccato che ciò accada a Bjorn soltanto quando si reca nella stanza - in quella stanza, quella vicino alla fotocopiatrice dell'open space in cui lavora.

Peccato, soprattutto, che la sua wunderkammer esista solo nella sua mente. Perché quella stanza, nell'ufficio, non c'è: in realtà, quando Bjorn pensa di essere chiuso nella "camera delle meraviglie", i suoi colleghi lo vedono, immobile e inquietante, fermo a metà del corridoio che va verso gli ascensori.

La storia che ci racconta Jonas Karlsson, giovane autore e attore svedese, è fin dall'inizio la versione di Bjorn (il romanzo è tutto in prima persona). Ma Bjorn - lo capiamo subito - è un individuo paranoico, pervaso da manie egocentriche e capace di vedere la realtà in un modo pericolosamente distorto.

Purtroppo l'ambiente "normale" che lo circonda non è migliore di lui, perché i suoi colleghi appaiono instabili, invidiosi e incapaci. Siamo nel lato oscuro del microcosmo lavorativo: un luogo malsano, in cui i conflitti tra i vari individui sono destinati a esplodere. L'irrompere di Bjorn, con tutte le sue manie, scardina l'ordine costituito e mostra lo stato di solitudine e isolamento che circonda ogni individuo.

Le atmosfere kafkiane vissute dal protagonista e raccontate magistralmente da Karlsonn, non fanno altro che rivelare i conflitti che tutti noi, persone "normali", affrontiamo nel relazionarci con gli altri. In particolare al lavoro, come se fossimo in un video di Camera Cafè. E, per un istante, possiamo anche pensarla come Bjorn: "Ci si sente soli a essere sempre gli unici a vedere la verità in questo mondo di creduloni". 

Jonas Karlsson, La stanza
Isbn Edizioni, 2014

@antotris

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Antonella Sbriccoli