Soldaten. Le intercettazioni dei militari tedeschi prigionieri degli Alleati
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Soldaten. Le intercettazioni dei militari tedeschi prigionieri degli Alleati

Un appassionante saggio raccoglie le intercettazioni segrete fatte ai prigionieri tedeschi durante la Seconda Guerra Mondiale

Dagli archivi inglesi e americani i due autori, lo storico Sönke Neitzel e lo psicologo Harald Welzer, hanno recuperato migliaia di pagine di verbali che contengono le trascrizioni delle intercettazioni segrete fatte dagli Alleati nei confronti dei prigionieri tedeschi e italiani. Ne hanno tratto un libro, Soldaten , edito da Garzanti, da cui emerge uno scioccante ritratto della percezione della violenza tra le file dell’esercito di Hitler.

Nel prologo è chiara la prospettiva del libro: “I verbali delle intercettazioni catturano in tempo reale il modo in cui i soldati vedono la guerra e ne parlano”. Le conversazioni restituite in Soldaten hanno tutte contenuti decisamente violenti, ma scorrono nel solco della 'normalità' dei dialoghi tra commilitoni.

Ecco un esempio:
“Zotlöterer: Ho colpito un francese alle spalle. Andava in bici.

Weber: Da vicino?

Zotlöterer: Sì.

Heuser: Voleva catturarti?

Zotlöterer: Macché. Ero io che volevo la bici.

Gli omicidi e le brutalità sono il pane quotidiano di chi parla e di chi ascolta, non sono niente di eccezionale. I militari raccontano e interpretano le proprie azioni in un quadro ben preciso dal punto di vista culturale, situazionale e storico. “I confini del dicibile e del detto - continua il prologo - sono diversi da quelli di oggi, e quindi anche le cose con cui si ottiene un riconoscimento – o con cui, perlomeno, si spera di ottenerlo. La violenza è una di queste.

I due autori compiono per ogni esempio fornito puntuali analisi ricche di spunti, che vagliano tanti aspetti diversi inseriti nel contesto della guerra e dell’ideologia. Dal sesso alla pietà, dai sentimenti alla definizione di ciò che è criminale o meno.L’ultima parte del libro tenta di chiarire quanto la guerra condotta dalla Wehrmacht si potesse definire nazionalsocialista. In sostanza, in che misura l’ideologia influenzò le violenze spesso senza controllo. Le conclusioni a cui giungono appaiono particolarmente originali.

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Andrea Bressa