Rossella Milone, 'Il silenzio del lottatore' - La recensione
illustrazione di Alessandro Gottardo
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Rossella Milone, 'Il silenzio del lottatore' - La recensione

Delle cose che si sanno anche se si tacciono: sei racconti omogenei nello stile, nelle atmosfere, nelle sottili introspezioni

Il mio silenzio è un dubbio. Intorno a questa letteraria voluta di fumo - riproposta dall'editore in coda ai titoli di coda come un modo poetico di dire The end o forse This is not the end - Rossella Milone fa ruotare a spirale le sue storie fino al cuore della novella che dà il titolo alla raccolta, Il silenzio del lottatore. Un bel titolo di suggestioni ieratiche, ambigue e promettenti a partire dalla copertina sulla quale campeggia. La ragazza sola al tavolino di un bar: sarà aspettando o ha già smesso di aspettare? Starà lottando o ha rinunciato a lottare?

Se lo chiedeva già Cesare Pavese in tanti passi di Lavorare stanca, citato in esergo proprio nel racconto di chiusura: "Val la pena essere solo, per essere ancora più solo?" Dipende. In queste storie che somigliano un po' alla vita, luccicanza e rassegnazione escono dai cassetti al ritmo altalenante delle stagioni. Rossella Milone ne estrae il succo come un'ostetrica delle passioni, dando voce e corpo a lottatrici in libertà provvisoria, stufe di portare il fardello del mondo ma troppo fragili per credere ai miracoli, la cui scissione interiore si traduce quasi sempre nella fuga. Poco importa se nella savana o nel deserto, oppure nella placida e scontata quotidianità della coppia o addirittura in una muta resistenza senza panico.

Dall'infanzia all'adolescenza all'età matura, la progressione delle storie ricapitola nelle diverse età di un uomo e di una donna l'istante che sgretola le certezze, il punto dove nasce e muore ogni cosa. È sconcertante come possa avvenire in un tempo breve e inesorabile la mutazione dell'ordine in disordine, della stima in disprezzo, della fiducia in infedeltà, dell'aspettativa in delusione, dell'abbondanza di sorrisi in siccità degli occhi. Dell'amore in assuefazione, come se due persone abituate a scomporsi l'una nell'altra potessero tollerare davvero di continuare a vivere insieme solo con la riminiscenza di un'intimità condivisa. Eppure è proprio così, succede.

Napoli fa da quinta discreta, spesso invisibile. Però la fisicità del Mediterraneo s'insinua ora in una battuta ora nella gestualità dei protagonisti, tra i clangori della strada e il bancone di una pescheria. Chiudo le pagine e mi rimane in mente un personaggio minore, poco più di un'apparizione: la moglie del pescivendolo Alfonso che, saputo di essere malata, inaugurò lo sciopero della parola. Il marito le resta vicino in una maniera fiera e pudica, affettuosa, stabile. Automatico pensare a un preambolo della resa, invece le cellule della donna "si stavano preparando per la battaglia". Era il silenzio del lottatore, accompagnato dalla rara luccicanza della vita coniugale.

Rossella Milone
Il silenzio del lottatore
minimum fax
228 pp., 14 euro

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Michele Lauro