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IMU 2025: la guida completa per il saldo di fine anno

IMU 2025: la guida completa per il saldo di fine anno

Chi deve pagare il saldo dell’Imposta municipale sul possesso degli immobili entro il 16 dicembre, le esenzioni, le agevolazioni e le sanzioni. Tutto quello che bisogna sapere

Se il 16 dicembre non fosse solo la scadenza di un obbligo fiscale, ma anche un’occasione per risparmiare? Il 16 dicembre bisogna pagare la seconda e ultima parte per l’Imposta municipale sul possesso degli immobili, l’Imu. Il tributo, che dal 2014 non riguarda più le abitazioni principali non di lusso, coinvolge comunque milioni di proprietari di seconde case, negozi, uffici, capannoni e terreni. Ma con le nuove agevolazioni e con la possibilità di beneficiare di sconti consistenti, dal 25% al 75%, è anche un momento per ricalcolare la propria posizione, verificare le delibere comunali aggiornate e assicurarsi di approfittare di risparmi importanti.

Chi deve pagare l’IMU a dicembre: le categorie obbligate e le due scadenze dell’anno

Il meccanismo dell’IMU si basa su due appuntamenti fissi: il 16 giugno, per l’acconto (o la rata unica), e il 16 dicembre, per il saldo basato sulle aliquote definitive deliberate dal Comune entro il 28 ottobre e pubblicate sul Portale del federalismo fiscale. Deve pagare il saldo IMU chi a giugno ha scelto il pagamento in due rate, cioè la grande maggioranza dei contribuenti. Ma non tutti sono tenuti al versamento. L’Imu spetta ai proprietari di seconde case, fabbricati e aree edificabili; ai titolari di diritti reali come usufrutto, uso, abitazione, enfiteusi e superficie; ai concessionari di aree demaniali; agli utilizzatori di immobili in leasing, anche se ancora in costruzione e al coniuge assegnatario della casa familiare dopo separazione o divorzio. L’acconto di giugno si calcola in base alle aliquote dell’anno precedente, mentre il saldo di dicembre applica le aliquote 2025 effettivamente pubblicate. Se il Comune ha tardato, si usano in automatico quelle dell’anno prima.

Esenzioni IMU 2025: chi non paga e in quali casi si perde l’esonero

L’esenzione più nota riguarda l’abitazione principale, purché non si tratti di immobili di lusso e siano presenti entrambi i requisiti: residenza anagrafica e dimora abituale. Se uno dei due manca, l’immobile torna a essere considerato “seconda casa” e scatta il pagamento. Una novità riguarda i coniugi che vivono in immobili diversi e che possono ottenere entrambi l’esenzione, a condizione che sia provato l’effettivo utilizzo abituale di ciascuna abitazione. I Comuni possono controllare. L’esenzione riguarda anche gli immobili equiparati, come quelli di anziani e disabili trasferiti stabilmente in RSA, se il Comune lo prevede; i terreni agricoli posseduti e condotti da coltivatori diretti o imprenditori agricoli professionali, ovunque situati; i terreni delle isole minori, quelli dei Comuni montani esenti o parzialmente delimitati, e quelli a destinazione agro-silvo-pastorale non modificabile; gli immobili di enti non commerciali utilizzati per attività istituzionali; gli immobili culturali, quelli destinati al culto, i fabbricati del gruppo catastale e quelli situati in territori colpiti da calamità con stato di emergenza attivo. Dal 2025 rientrano nell’esenzione anche gli immobili situati nella ZES Unica Mezzogiorno, se acquistati o costruiti e destinati ad attività d’impresa nel nuovo quadro di incentivazione economica.

Le agevolazioni IMU: sconti del 25%, del 50% e fino al 75% per affitti e comodati

C’è poi un sistema di agevolazioni che nel 2025 permette risparmi molto significativi. La riduzione più consistente, pari al 75%, riguarda gli affitti a canone concordato, misura nata per incentivare i contratti calmierati e favorire la disponibilità di alloggi in locazione ordinaria, contenendo al tempo stesso la diffusione degli affitti brevi. C’è poi la riduzione del 50% concessa quando l’immobile è dato in comodato gratuito a genitori o figli per esempio (ma la registrazione del contratto è obbligatoria) oppure quando l’immobile è inagibile o inabitabile e non utilizzato oppure il fabbricato è riconosciuto di interesse storico o artistico e infine quando il proprietario è un pensionato residente all’estero. Esistono infine sconti decisi in alcune zone, per esempio da Comuni che concedono lo sconto Imu, ad esempio, sui locali commerciali affittati o su immobili rimessi in uso. E è disponibile, se deliberato dal Comune, lo sconto del 20% per chi attiva la domiciliazione bancaria dell’IMU entro il 16 giugno, un incentivo che semplifica la vita ai contribuenti e garantisce incassi regolari alle amministrazioni.

Come calcolare e pagare l’IMU: rendita, aliquote, F24 e pagamenti digitali

Il calcolo dell’IMU parte sempre dalla rendita catastale, rivalutata del 5% e moltiplicata per il coefficiente previsto per la tipologia di immobile (160 per le abitazioni). Il risultato costituisce la base su cui applicare l’aliquota fissata dal Comune. Per il saldo di dicembre si versa la differenza tra l’imposta annua e quanto già pagato a giugno. In caso di variazioni catastali o lavori, si calcola per frazioni di semestre. Come si paga? Con modello F24 oppure con bollettino postale dedicato o su piattaforme digitali come PagoPA.

Sanzioni e ravvedimento operoso: cosa succede se si paga in ritardo

Il 2025 ha introdotto un sistema sanzionatorio più mite, che premia chi paga anche con qualche giorno di ritardo, ma senza attendere l’intervento del Comune. Se il saldo IMU non viene pagato entro il 16 dicembre, il contribuente può regolarizzarsi con il ravvedimento operoso. Le nuove sanzioni sono:

– 0,0833% al giorno per i primi 14 giorni;
– 1,5% dal 15° al 30° giorno;
– 1,67% entro 90 giorni;
– progressivamente fino al massimo del 25% oltre i tre mesi.

Si tratta di una riduzione importante rispetto al passato, quando la sanzione poteva arrivare direttamente al 30%. Gli interessi legali si aggiungono solo se il pagamento è spontaneo e non preceduto da un avviso del Comune.

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