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Iran, nucleare e nuove alleanze: Putin e Modi rilanciano la via diplomatica mentre sale la tensione nello Stretto di Hormuz

Iran, nucleare e nuove alleanze: Putin e Modi rilanciano la via diplomatica mentre sale la tensione nello Stretto di Hormuz

Putin e Modi chiedono una soluzione diplomatica sul nucleare iraniano mentre Teheran testa missili e il rial crolla. Il dossier torna centrale per USA e Accordi di Abramo

Il dossier iraniano torna al centro dell’attenzione. In una dichiarazione congiunta, il premier indiano, Narendra Modi, e il presidente russo, Vladimir Putin, hanno chiesto che la questione del nucleare di Teheran venga risolta attraverso la diplomazia. “Le parti hanno sottolineato l’importanza di risolvere la questione del programma nucleare iraniano attraverso il dialogo”, recita il documento.

Ricordiamo che il capo del Cremlino punta da tempo a ritagliarsi il ruolo di mediatore tra Stati Uniti e Iran sulla questione dell’energia atomica. Si tratta di un modo con cui Mosca mira a recuperare influenza nello scacchiere mediorientale, dopo la caduta di Bashar al Assad in Siria e dopo l’indebolimento che ha caratterizzato il regime khomeinista a seguito della guerra dei dodici giorni, svoltasi lo scorso giugno.

Vale la pena di rammentare che Donald Trump vorrebbe un nuovo accordo sul nucleare con Teheran: un accordo che scongiuri l’eventualità che gli ayatollah possano entrare in possesso dell’arma atomica. Uno scenario, quest’ultimo, temuto tanto da Israele quanto dall’Arabia Saudita. Tutto questo fa comprendere come la risoluzione del nodo iraniano sia strettamente collegata al rilancio degli Accordi di Abramo: rilancio che l’inquilino della Casa Bianca vorrebbe accelerare, convincendo Riad a normalizzare i propri rapporti diplomatici con Gerusalemme.

In tutto questo, il peso delle sanzioni si sta facendo sentire sul regime khomeinista. Mercoledì, Nbc News ha infatti riferito che “il rial iraniano è sceso a un nuovo minimo di 1,2 milioni per dollaro statunitense”. Dall’altra parte, Teheran non rinuncia a fare la voce grossa. La Marina delle Guardie della Rivoluzione iraniana ha recentemente condotto delle esercitazioni militari nello Stretto di Hormuz e nel Golfo di Oman. In particolare, ha lanciato missili balistici e da crociera contro obiettivi simulati.

Ora, non è escludibile che queste manovre possano far tornare alta la tensione. Nella strategia di sicurezza nazionale recentemente pubblicata dalla Casa Bianca, si afferma esplicitamente che lo Stretto di Hormuz deve “rimanere aperto”. Si tratta d’altronde di un’area particolarmente importante, soprattutto per quanto riguarda il trasporto del petrolio.

Insomma, la situazione dei rapporti tra Washington e Teheran resta per il momento sospesa. La Casa Bianca ha aperto alla possibilità che l’Iran un giorno aderisca agli Accordi di Abramo ma ha anche minacciato più volte nuovi attacchi contro i siti nucleari della Repubblica islamica. Bisognerà vedere se le trattative sull’energia atomica prima o poi riprenderanno. Sotto questo aspetto, non è affatto escludibile che tale dossier sia stato affrontato durante il recente colloquio a Mosca tra Putin e l’inviato americano per il Medio Oriente, Steve Witkoff. Per Trump, la risoluzione della crisi ucraina passa infatti (anche) dal quadrante mediorientale.

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