Prima guerra mondiale, le cause e le colpe dei "sonnambuli"
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Prima guerra mondiale, le cause e le colpe dei "sonnambuli"

#WW1- In The Sleepwalkers, Christopher Clark, professore a Cambridge, delinea la complessa interazione di eventi, errori, narrative falsificate, incapacità di leggere la realtà che portarono le potenze alla tragedia del 14-18

Perché scoppiò la Grande Guerra nell'agosto del 1914? Di chi fu la colpa? Si poteva evitare?
Domande rischiose, alle quali, come ormai quasi tutti sono d'accordo, si risponde con una serie assai lunga di cause concatenate, di coincidenze e azioni scellerate. Anche se alcuni attori ebbero più responsabilità di altri.

A un anno dal centesimo anniversario di quell'estate del 1914 nel quale cominciò il "Secolo breve", siamo ancora a interrogarci sulla sequenza di azioni e parole che causò il conflitto. E continuano a pubblicarsi libri che se ne occupano.

Christopher Clark, professore di Storia dell'Europa moderna a Cambridge, ha portato da qualche mese nelle librerie, insieme al suo editore Harper, questo The Sleepwalkers. How Europe Went to War in 1914. Una lettura per appassionati, ma ne vale la pena.
Vediamo qualcuno degli argomenti di Clark.

1) La Russia - Il governo dello Zar più degli altri ha la responsabilità per il precipitare verso la guerra degli eventi cominciati con l'assassinio di Francesco Ferdinando a Saraievo, il 28 giugno del 1914, da parte dello studente fanatico nazionalista serbo-bosniaco, Gavrilo Princip.
In 10 giorni decisivi i russi cambiarono il racconto della vicenda trasformando gli estremisti serbi in vittime e gli austriaci (e i loro padrini tedeschi) nei soli cattivi della storia. Il tutto per giustificare poi l'eventuale intervento dell'esercito zarista a sostegno dei fratelli slavi "aggrediti" dall'Impero multinazionale. La mobilitazione generale russa fu il momento decisivo della crisi di luglio. Perché fu la prima.
Francesi e russi intervennero anche sui documenti per cambiare date, inventare telegrammi e narrare una sequenza degli eventi che accreditasse la tesi che i tedeschi stessero preparando la guerra da sei giorni e che spinsero avanti gli austriaci con il famoso "assegno in bianco" per punire i serbi. Gli inglesi sostanzialmente si adeguarono alla versione russa.

2) La Serbia - Il vero momento di partenza della storia di Clark è il 1903. L'11 giugno di quell'anno alcuni decine di ufficiali dell'esercito serbo entrarono nel palazzo reale di Belgrado per assassinare il re Alessandro e sua moglie, Draga. Anche se l'azione - di brutale macelleria - portò a una svolta democratica, la Serbia, lasciò in eredità al paese una rete di cospirazione nazionalista che aveva l'omicidio come strumento di azione politica. Dragutin Dimitrijevic, l'ufficiale leader del gruppo, divenne il capo del servizio segreto militare serbo e fu tra i creatori della rete terrorista della Mano nera che avrebbe organizzato nel 1914 l'assassinio dell'Arciduca a Sarajevo.

3) La Germania - Da molti storici tradizionalmente considerata la cattiva della storia, riceve da Clark un trattamento migliore. Non che la politica estera non fosse determinata dall'aggressività dell'esercito, ma, secondo Clark, i generali erano convinti che ogni conflitto potesse e dovesse mantenersi localizzato.

4) L'Austria - D'accordo, la richiesta di intervento contro i terroristi che stavano dietro l'attentato di Sarajevo sarebbe stata una violazione della sovranità serba, e tuttavia dice Clark, suona difficile simpatizzare con la Serbia visto il sostegno ai terroristi e la mancata repressione dopo l'attentato. Secondo Clark l'ultimatum di 48 ore non era così duro come è stato poi giudicato da molti storici. E la risposta di Belgrado fu - dice Clark - sorprendentemente vuota di fatti concreti.

5) Tragedia - Clark insomma non individua un vero colpevole (anche se in effetti la Russia sembra avvicinarsi più degli altri a questo ruolo) e inquadra la guerra come una tragedia e non come un crimine: nella sua storia c'è una pistola fumante nella mano di ciascuno dei personaggi principali.

6) Machismo - Infine, Clark sottolinea come i principali attori della crisi che portò allo scoppio della guerra fossero presi in una "crisi di mascolinità": virilità che chiedeva di essere dimostrata anche per la "concorrenza" che arrivava dalle mascolinità subordinate e marginalizzate dei proletari e delle masse coloniali.  E che si manifesta in tutte le espressioni linguistiche dei messaggi e memorandum che venivano scambiati fra le cancellerie e nella retorica aggressiva che si riversava nelle opinioni pubbliche interne.

7) Sonnambuli - In sostanza, i protagonisti camminarono sul ciglio di un burrone, certi dei propri valori morali e delle proprie ragioni, incapaci però di capire quanto fossero condizionati e costretti dalla complessa interazione di fattori culturali e storici; dal patriottismo e dalla paranoia; dall'ambizione e dagli intrighi. Sonnambuli, attenti ma incapaci di vedere, tormentati da sogni e incubi e miopi davanti alll'orrore nel quale stavano precipitando il mondo.

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Luigi Gavazzi