Tre libri per moralizzare e rendere più giovane la politica
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Tre libri per moralizzare e rendere più giovane la politica

È possibile trasformare la nostra classe dirigente? E come si può  favorire una maggiore partecipazione delle nuove generazioni? Tre saggi  arrivati da poco in libreria provano a rispondere

Marzo 2013. Una data che, se per molti è  una speranza, per tanti  altri è una mezza certezza. Le prossime elezioni politiche, secondo la  maggior parte degli osservatori, segneranno la fine della cosiddetta  Seconda Repubblica. Portando – almeno secondo le intenzioni dei più  ottimisti – un rinnovamento radicale dell’attuale classe dirigente.

Certo  è che quelle urne sanciranno, per una generazione, una sorta di  battesimo civile. È a quella generazione (e forse non solo a quella) che  Davide Mattiello ha deciso di dedicare un pamphlet da poco pubblicato da Add editore e intitolato appunto 95. Tanti auguri ragazzi! Nelle prime pagine del libro, il suo autore lo definisce “un videoclip, una pièce teatrale”. Non ci va lontano.

A metà tra una mappa per non smarrirsi e una provocazione intellettuale, 95, che sembra destinato solo a chi raggiungerà nei prossimi mesi la  maggiore età, restituisce in realtà uno spaccato dei dubbi e dei  disorientamenti di quella generazione “senza nome” di cui si è spesso  parlato. Un libro militante, si potrebbe dire, a patto che la  definizione venga intesa solo nel senso di un libro di indirizzo (e  quindi di idee e di provocazioni).

Su un altro interrogativo ruota il pamphlet di Myriam Revault D’Allones, edito da BookTime. Moralizzare la politica? riassume bene i dubbi sulle reali possibilità di una simile azione.  Revault D’Allones, ordinario di Filosofia morale e politica Oltralpe,  nel libretto svelto ed efficace della casa editrice milanese, si chiede:  “Che cos’è dunque che contamina la politica, che esige per questo una  logica e dispositivi di epurazione, di purificazione, di  disinfestazione?”. E qualche pagina più avanti aggiunge: “La politica  non è la morale, ma non è indipendente dalla morale. Non la si può  ridurre alla morale né da questa affrancarla completamente. In primo  luogo perché i fini che le sono propri e che riguardano la comunità non  sono immuni da valutazioni, così come non lo sono i mezzi utilizzati per  la loro realizzazione: c’è una dimensione normativa della politica,  legata in modo particolare al fatto che essa comporta il riconoscimento  reciproco degli essere umani”.

Poi, spiega che tutto non si può  liquidare con la frase “Il fine giustifica i mezzi. Se così fosse, la  politica sarebbe semplicemente una cosa pragmatica governata dalla  logica dell’efficacia. Invece è una pratica, ovvero un’azione di libertà  che, in quanto tale, non può essere svuotata della sua sostanza etica”.

E su un altro architrave della filosofia politica di tutti i tempi si interroga invece il denso saggio di Riccardo Caporali. Uguaglianza (Il Mulino) ripercorre la storia millenaria di un concetto che dalla  civiltà di Atene fino alle inquietudini della globalizzazione  costituisce la molla principale del riscatto e delle ambizioni di ogni  nuova generazione.

Libri:

Davide Mattiello, 95. Tanti auguri ragazzi!, Add editore

Myriam Revault D’Allones, Moralizzare la politica? , BookTime

Riccardo Caporali, Uguaglianza , Il Mulino

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Filippo Maria Battaglia

Scrivo di politica, storia, narrativa e varia umanità. Quando capita, pubblico persino un libro . Amo molte cose e convivo con molte altre, in particolare con le mie nevrosi.

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