Le prestazioni dei nostri progenitori: Usain Bolt in confronto è un schiappa
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Le prestazioni dei nostri progenitori: Usain Bolt in confronto è un schiappa

"Manthropology" di Peter McAllister spiega perché “siamo di fatto la più scadente banda di homo sapiens al maschile che abbia mai camminato sul pianeta”

Usain Bolt è il simbolo dell’atleta perfetto, sintesi dei doni della natura associati ai migliori metodi di allenamento. E assieme a tanti suoi colleghi impegnati in questi giorni ai Giochi di Londra , forma una squadra di superuomini e superdonne apparentemente invincibili.

Eppure l’antropologo Peter McAllister sostiene che, in realtà, tutti questi fenomeni farebbero un baffo ai nostri progenitori. Secondo i suoi studi, infatti, raccolti nel volume Manthropology (per ora disponibile solo in inglese), quello di oggi è “senza se e senza ma, l’uomo peggiore della storia”, sembrando dare ragione a un vecchio detto che a volte si sente dire dalle persone anziane: “Io alla tua età saltavo i fossi per il lungo”.

Riprendiamo Bolt come esempio: il re dei velocisti, quando stabilì il record mondiale dei 100 metri con 9”69, raggiunse una velocità di circa 42 km/h. Ebbene, attraverso i dati raccolti da McAllister, analizzando le impronte fossili di 20mila anni fa di alcuni cacciatori preistorici australiani, si è calcolato che uno di questi raggiunse i 37 km/h a piedi nudi e certo non su una pista. Va da sé, che se il nostro omino delle caverne avesse avuto l’allenamento e le scarpette adatte, Bolt a confronto sarebbe apparso una lumaca.

Che dire poi degli uomini di Neanderthal? Anzi delle donne, che avrebbero potuto concorrere in forza con qualsiasi sollevatore di pesi dei nostri giorni, grazie a una massa muscolare superiore del 10% rispetto a quella dell’uomo moderno. Ma non c’è nemmeno da andare troppo indietro nel tempo, perché grazie ad alcune foto di un antropologo tedesco di inizio Novecento, si è potuto verificare che alcuni tutsi (i watussi) del Ruanda, durante un rito di iniziazione, riuscivano a saltare addirittura fino a 2,52 metri, in una gara simile a quella del salto in alto moderno.

In Manthropology sono tanti gli esempi che vanno a dimostrare come nella storia dell’evoluzione umana ci sia stato un rallentamento, se non addirittura uno stop, allo sviluppo fisico. Del resto, grazie alla tecnologia, non siamo più sottoposti agli stessi carichi fisici dei nostri progenitori, o di popolazioni più recenti legate ancora a stili di vita primitivi.

Insomma, i nostri atleti ne hanno ancora di polvere da mangiare...

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Andrea Bressa