I morti: piccoli accorgimenti per farsi amare per sempre
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I morti: piccoli accorgimenti per farsi amare per sempre

«È meglio amare o essere amati? Nessuno dei due se il vostro colesterolo è più di seicento». Ovviamente è Woody Allen, in uno dei saggi, dal titolo Sull’amore, contenuti in Senza piume. Anche se si …Leggi tutto


«È meglio amare o essere amati? Nessuno dei due se il vostro colesterolo è più di seicento».

Ovviamente è Woody Allen, in uno dei saggi, dal titolo Sull’amore, contenuti in Senza piume.

Anche se si muore, al limite, smette di avere importanza se si ha più amato o si è stati più amati. Non per chi resta, però. So di persone che dopo aver lasciato qualcuno al suo destino non hanno avuto l’eleganza, l’istinto drammatico e l’accortezza narrativa di morire, permettendo all’abbandonato di pensare ad altro.

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Ho le prove di ciò che dico. Immaginate il disagio di un marito quando sua moglie gli confida che la posa incantevole in cui l’ha vista poco prima sulle scale, alla festa, e che gli ha scatenato memoria e desiderio, in realtà è dipesa dallo struggimento per una musica che le ha ricordato un amore di gioventù, morto di tubercolosi per aver aspettato invano sotto la pioggia che lei gli aprisse la porta.

È un disagio contiguo al panico, ingigantito dalla gelosia, complicato dal senso di colpa e reso tagliente dal sarcasmo, che James Joyce descrive nel racconto I morti.

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Daniela Ranieri

Daniela Ranieri vive a  Roma, anche se si domanda perché ciò dovrebbe avere importanza in questa sede. Ha fatto reportage e documentari per la tv. Ha fatto anche la content manager, per dire. Vende una Olivetti del '79, quasi  nuova. Crede che prendere la carnitina senza allenarsi faccia bene uguale. Ha pubblicato il pamphlet satirico "Aristodem. Discorso sui nuovi radical chic" e il romanzo "Tutto cospira a tacere di noi" (entrambi Ponte alle Grazie) 

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