I dilettanti? Siedono in parlamento (e sono pure ignoranti)
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I dilettanti? Siedono in parlamento (e sono pure ignoranti)

Pino Pisicchio, veterano di Montecitorio, dati alla mano dimostra come la nouvelle vague politica sia un fallimento

S’intitola I dilettanti. Ecco, per un veterano come lui, l’autore, questo libro edito per Guerini pare quasi una vendetta. Il primo ingresso al Palazzo Pino Pisicchio lo fa infatti nel 1987, a trentatrè anni d’età. Diventa deputato e da allora non ha mai smesso di frequentare, da eletto e da sottosegretario, il mondo politico. Insomma, in teoria sarebbe uno di quelli da rottamare seduta stante, stando almeno alla vulgata corrente. E però sulle cose della Rai, come su quelle elettorali e altre ancora, Matteo Renzi e i renziani chiedono consiglio eccome, poco ufficialmente, molto privatamente.

Forse è per questo che Pisicchio che inserisce, salvandolo, il presidente del Consiglio tra i pochi professionisti della politica ancora in azione. Per il resto, il parlamento sembra la Corrida di Corrado: dilettanti allo sbaraglio. Questione di esperienza, età e cultura, tutti parametri (dati alla mano) che in Italia si manifestano al di sotto della media delle democrazie occidentali.

"A mettere a confronto il tasso di ricambio tra il parlamento italiano e quello statunitense" scrive Pisicchio "gli americani appaiono come la succursale del museo egizio del Cairo: il venti per cento di turnover contro il nostro sessantaquattro e una media storica intorno al cinquanta". Il risultato è che "noi, forse, esageriamo un po’ col cambiamento". Così, tanto per gradire qualche cifra: "Le ultime tre legislature all’Assemblea Nazionale francese fanno registrare, in ordine decrescente il 37,6 per cento, il 22,87 e il 30,32 di cambiamento. Nella Camera dei Comuni inglese in questa legislatura il tasso di rinnovamento è del 34,92 per cento, abbastanza alto, considerate le due legislature precedenti: 18,30 e 14,15 per cento. Il Bundestag tedesco della legislatura in corso reca il 34,28 per cento di novità".

Quanto poi al "tasso di gioventù" del Parlamento della XVII Legislatura, "la Camera fa registrare la media più bassa di età dopo il 1948: siamo a 45,8 anni a fronte dei 45,5 della Prima Legislatura. Sia chiaro: nonostante in passato possano essere apparsi dei matusalemme, i deputati italiani hanno oscillato come media di età sempre tra i 45/46 e i 50, mantenendosi per tutte le legislature sotto il bordo dei cinquanta salvo le ultime tre prima di questa in corso (50,4 anni nel 2001, 51,9 nel 2006 e 50,8 nel 2008)". Insomma, "fatta eccezione per la Danimarca e per i Paesi Bassi, che registrano la media di 44 anni di età per i rappresentanti della Camera bassa, Montecitorio della XVII legislatura è quasi il giardino d’infanzia del mondo".

Infine, la cultura. Nella prima Legislatura della Repubblica (1948-1953) il 91 per cento dei parlamentari era laureato mentre il 90 per cento della popolazione era illetterato. Oggi i deputati addottorati superano di poco il 68 per cento, mentre gli illetterati (uno o neppure un libro letto in un anno) ammontano a circa il 37,6 per cento. Significa, secondo Pisicchio, che «abbiamo assistito a un lento, ineluttabile, progressivo scivolamento verso una diversa concezione della funzione del parlamentare e, più in generale, della politica: da pedagogia democratica a strumento sostitutivo di un'attività lavorativa. Dunque non politica come vocazione e neppure come professione. Mestiere, solo mestiere», peraltro fatto con svogliatezza. L’autore non risparmia esempi, dalle unghie smaltate in Aula all’abbigliamento da discoteca o (peggio) da balera) fino alle castronerie linguistiche e giuridiche (tipo la lotta al grano saraceno perché straniero). Dilettanti e pure ignoranti questi politici.

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Carlo Puca