Florian Illies, 1913. L'anno prima della tempesta
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Florian Illies, 1913. L'anno prima della tempesta

Istantanee sulla vita culturale e sociale dell'Europa che si avvia all'autodistruzione. Un libro bellissimo pubblicato da Marsilio

In 1913. L'anno prima della tempesta, Marsilio, Florian Illies disegna una serie di istantanee - suddivise mese per mese - che ci restituiscono fatti e clima culturale di quell'anno di inizio secolo che sarebbe precipitato presto nella Grande guerra.

Con Illies entriamo soprattutto in quel clima culturale e sociale: modernismo letterario, arte d'avanguardia, scienza, industria, personaggi che gli anni avrebbero reso "storici": per esempio Hitler o Stalin.

Non offre sguardi prospettici l'autore. Solo la sequenza delle istantanee - alcune di poche righe, le più lunghe mai oltre le due pagine. Ed è il lettore a metterle in prospettiva, con la consapevolezza della storia successiva.

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Illies, editorialista della Frankfurter Allgemeine Zeitung, è più attento alla cultura di lingua tedesca - sarà anche per questo che dalle sue pagine appare Vienna la città vero centro d'Europa - che al resto del mondo, anche se questo è un ritratto larger than life del continente prima dell'anno fatale.

Dicembre, per esempio, comincia con Marcel Duchamp alle prese con il suo primo ready-made, la ruota anteriore sullo sgabello, e con il Quadrato nero su fondo bianco di Kazimir Severinovič Malevič, «il grado zero della forma» l'esperienza "della non oggettività pura". Ma in quel mese "vediamo" anche Kafka che scrive una lettera di 35 pagine a Felice Bauer per dirle che l'ama. La scrive il 29 dicembre.

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E in una di queste buie notti dicembrina ecco anche Robert Musil a prendere appunti "dai quali molto più tardi trarrà il romanzo L'uomo senza qualità. Ora scrive questa notevole frase: "Ulrich vaticinava senza averne il sospetto".

Del resto noi lettori vediamo sempre un'ombra in queste pagine, che a momenti si fa più evidente e angosciante: in luglio, Francesco Ferdinando si è ritirato, immusonito, nel suo castello boemo a Konopiště, dove passa il tempo seduto per terra nella camera dei bambini". Ha intorno psichiatri travestiti da lacchè che gli ha mandato l'imperatore, è sfinito dagli "oltraggi" della corte.
Meno di un anno dopo sarebbe andato a Sarajevo.

E pensare che i contemporanei superstiziosi erano invece terrorizzati dal '13 che contrassegnava quell'anno. Passi per uno come d'Annunzio che ci interessa poco (come noto mise la data 1912+1 alla dedica all'amico di Martirio di san Sebastiano), ma Arnold Schönberg, lui non avrebbe dovuto. Eppure così fu: "escogitò la «composizione con dodici note» - pilastro della musica moderna, nato anche dal terrore del suo artefice per quello che sarebbe venuto in seguito".

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Luigi Gavazzi