"Aut-aut": rinunceresti ai tuoi principi per un lavoro sicuro?
Giulio Perrone Editore
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"Aut-aut": rinunceresti ai tuoi principi per un lavoro sicuro?

Gabriele Santoni presenta la storia di tanti trentenni di oggi alle prese col mondo del lavoro, in bilico tra la passiva accettazione di regole imposte e la volontà di seguire i propri sogni.

Siamo davvero noi a scegliere il nostro futuro? Il trentacinquenne Gabriele Santoni propone, con il suo primo romanzo Aut-aut (Giulio Perrone Editore), la storia di un neolaureato che deve fare i conti il mondo del lavoro di oggi, tra precariato e raccomandazioni, posti dequalificanti e interrogativi sul senso e sulla reale utilità della propria formazione politica e culturale.

Il protagonista è Matteo, militante di Rifondazione Comunista, appena uscito dall’università con il massimo dei voti. Il mondo del lavoro lo accoglie con il classico, disumano call center, dove per la prima volta sperimenta sulla pelle la possibilità di perdere il posto da un momento all’altro. Riesce a trovare un contratto a tempo indeterminato in un residence di accoglienza per immigrati, ma si tratta di un impiego misero, privo di prospettive, decisamente sminuente. Il primo aut-aut da affrontare è qui: accettare questa stabilità o provare a seguire i propri ideali e ritornare nella spirale dell’incertezza?

Una svolta arriva da Enrico, il suo migliore amico, cresciuto con lui tra le fila di Rifondazione e ora giovanissimo assessore all’ambiente. L’offerta, a patto di abbandonare il partito, è quella di entrare a far parte dell’organico della Sorgenit, una società leader nel settore delle energie alternative, passando dalla porta principale grazie alle conoscenze dell’amico e dello scambio di favori tra amministrazione e azienda. E qui un altro aut-aut: accettare il compromesso, lasciare i compagni, turarsi il naso e chiudere gli occhi di fronte al clientelismo diventato sistema, o rimanere coerente con i propri valori ribellandosi?

Da un brano del romanzo:

“Con la terza media, quel posto al residence sarebbe stato oro. E invece, dopo aver sgobbato per anni sui libri, era solo una gabbia di infelicità. E l’alternativa quale era? Nessuna, se non la raccomandazione di Enrico per entrare in un posto che gli faceva ugualmente schifo. Ma la gente da lui, da Matteo, si aspettava molto. Troppo. Cosa avrebbero detto in giro se non avesse trovato un lavoro degno del suo curriculum universitario? Suo padre aveva scelto per lui in vita. Ora che era morto ci pensava la società a indirizzarlo verso la cosa giusta”.

La sfida si scontra anche con l’amore, perché Matteo in tutto questo ha incontrato Elisa, che per un fastidioso gioco del destino è entrata a far parte delle macchinazioni di Enrico.

Santoni in Aut-aut descrive in modo puntuale  la storia di tanti trentenni di oggi, figli di una generazione che ha provato a cambiare il mondo, ma che ha lasciato una società che non permette di avere prospettive. Scrive bene Santoni, in modo semplice; chi conosce l’argomento, perché magari vive situazioni simili, si immedesima con grande facilità. Ma anche chi è estraneo a questi problemi può trovare in Aut-aut un valido aiuto a comprendere gli stati d’animo di un esercito di disillusi.

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Andrea Bressa