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Covid, l'ora della verità

L'inchiesta di Bergamo costringe a cercare risposte alle domande rimaste inevase nei mesi drammatici della pandemia

Un primo passo verso la verità. La procura di Bergamo, dopo tre anni di indagini, ha chiuso l’inchiesta sulla gestione dei primi devastanti giorni di pandemia. L’ex premier Giuseppe Conte, l’ex ministro Speranza, il governatore della Lombardia Fontana sono indagati per epidemia colposa aggravata, omicidio colposo plurimo e rifiuto di atti di ufficio. Ovviamente tutti vanno considerati innocenti fino a sentenza definitiva di colpevolezza, ma è un fatto che per la prima volta – e purtroppo per via giudiziaria e non politica – si cerca ufficialmente di far luce nel buco nero di quei giorni emergenziali. Su quei passaggi della storia patria, qualcuno ha costruito le sue fortune politiche, magari stendendo un corposo strato di retorica sulle domande rimaste inevase. Bene, questa è l’occasione giusta per restituire trasparenza su certe scelte che hanno pesato sulla vita di milioni di persone.

Secondo i pm “la diffusione del virus fu sottovalutata, nonostante i dati a disposizione da settimane indicassero che la situazione stava precipitando, in particolare in Val Seriana”. I filoni su cui sarà doveroso fare chiarezza, se non altro per rispetto alle 39 mila vittime lombarde del Covid, sono in sostanza quattro: la mancata chiusura dei focolai di Alzano Lombardo e Nembro; i morti nelle Rsa della Val Seriana; la chiusura e riapertura dell’ospedale di Alzano Lombardo, mentre la curva epidemica cresceva; e infine i ritardi e le omissioni nel famoso piano pandemico di Roberto Speranza, mai aggiornato nonostante le pressioni ripetute da parte dell’Oms.

Assieme agli indagati eccellenti, tra i 19 personaggi raggiunti da avviso di garanzia figurano alcune tra le più grandi celebrità del jet-set virologico: dal capo del consiglio superiore di sanità Franco Locatelli, a Silvio Brusaferro, fino al coordinatore del Cts Agostino Miozzo e al capo della protezione civile Angelo Borrelli, che fino a qualche tempo fa snocciolava quotidianamente in tv il bollettino dei contagiati. Per tutti questi nomi non si chiede, per carità, una giustizia sommaria: semmai ci si aspetta che su questa storia fatta di pasticci, retromarce e indecisioni, venga effettuata finalmente una ricostruzione serena e completa. Perché certi errori fatali non restino senza colpevoli.

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Federico Novella