Chianti italiano con sprint americano
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Chianti italiano con sprint americano

Come la casa vinicola Ruffino è riuscita a conquistare i mercati esteri grazie all'entrata nel gruppo Constellation Brands

Ruffino, dici il nome e ti viene in mente l’Italia, le colline toscane e il fiasco del Chianti. Il simbolo di una società contadina e patriarcale antica, ma che proprio attraverso un simbolo riesce a veicolare nel mondo i suoi cambiamenti, le sue tradizioni e l’altissima qualità del suo cibo, del suo vino e del suo stile di vita.
Oggi la casa vinicola Ruffino appartiene agli americani di Constellation Brands, un colosso che tra vini, alcolici e birre fattura nel mondo circa 6 miliardi di dollari ma capace di valorizzare un business tutto italiano. A tre anni dal subentro dalla famiglia Folonari, i bresciani che acquistarono dai toscani Ruffino all’inizio del 900, il fatturato aziendale è costantemente cresciuto a due cifre e chiuderà il 2016  a 100 milioni di euro. L’export è aumentato, arrivando a coprire ben il 90 per cento della produzione, che oggi si attesta attorno ai 23 milioni di bottiglie.


“Come prevedibile, siamo molto forti negli Usa, che rappresentano la metà delle nostre esportazioni, e in Canada (15 per cento)” spiega l’amministratore delegato Sandro Sartor (foto) "ma stiamo crescendo anche in Asia e un po’ in tutto il mondo. L’export, va detto, è sempre stato uno dei punti di forza di Ruffino che già vendeva in 80 Paesi del mondo (oggi sono 90 invece) e che un anno prima del passaggio di proprietà ha ricevuto il premio Blue Chip per i risultati ottenuti sul mercato americano. Quello che è cambiato piuttosto, è che ora ci proponiamo su mercati più lontani con la forza di un grande gruppo internazionale e un portafoglio di prodotti amplissimo”.

Contellation Brand ha acquisito Ruffino nel 2013 per 100 milioni di euro, quando però già possedeva il 40 per cento della proprietà grazie a un accordo siglato con i Folonari nel 2004 per muoversi meglio sul mercato americano. E per lanciare più in alto il marchio, sono bastati pochi accorgimenti: “Per prima cosa è cambiato il management, tutto italiano. Perché crediamo nell’italianità e nel valore delle persone” continua Sartor. “Quindi ci si è focalizzati su due cose: il portafoglio prodotti, ripensandolo in modo strategico, e sui nuovi lanci”.

Il risultato è stata la vendita della Tenuta nella zona di produzione del vino Nobile di Montepulciano, per concentrarsi sulle proprietà e le aziende che producono le uve del Chianti classico. E qualcosa come 20 milioni di investimenti su terreni, tecnologia di produzione e imbottigliamento, cantine e impianti. “Abbiamo subito rilanciato il Chianti nel classico Fiasco, modernizzandolo nella forma perché fondamentale per veicolare l’immagine di un’Italia che nei secoli ha costruito una tradizione vinicola di eccellenza” sottolinea Sartor. “Quanto ai vini, è stata lanciata anche una linea chiamata “Momenti” e pensata per un pubblico più giovane o per l’aperitivo, anche se il nostro prodotto di eccellenza resta sempre il Chianti Classico Gran Selezione, la Riserva Ducale Oro, un prodotto storico che abbiamo affermato nel tempo”.

La casa vinicola Ruffino è infatti nata a Pontassieve (Firenze) nel lontano 1877 e nella sua storia si possono leggere le evoluzioni del mercato vinicolo, in Italia e all’estero. “I cugini Leopoldo e Ilario Ruffino sono stati i primi, a fine Ottocento e ben prima che nascessero le cooperative sociali, a  creare una rete di raccolta, produzione e distribuzione tra i viticoltori, ponendo le basi della distribuzione moderna. Poi arrivarono i Folonari e il Chianti conobbe i successi e i grandi fatturati della grande distribuzione, ma non ci si fermò qui. I Folonari infatti capirono in fretta che era necessario qualificare il prodotto e inserirsi su segmenti di mercato più elevati”. Nasce così l’idea di un Chianti invecchiato, che si è poi concretizzato nell’etichetta Riserva Ducale e Riserva Ducale Oro. “Oggi in Italia due terzi della produzione passano dal canale horeca ed enoteca e soltanto un terzo è presente nella grande distribuzione” spiega l’amministratore delegato. All’estero invece, da sempre, il vino di qualità italiano è sempre stato un prodotto “premium” indipendentemente dal canale distributivo scelto, obbligato o meno, a seconda di come è organizzato il Paese.
 

Il Chianti è il vino leader per volumi venduti anche sui mercati esteri e il successo di mercato ha portato ad accentrare a Pontassieve anche alcune funzioni precedentemente svolte a Brescia, con un conseguente aumento di organico. Ruffino occupa oggi circa 200 persone e l’azienda serve un hub logistico fiorentino per l’imbottigliamento di alcuni prodotti del portfolio Constellation che vengono distribuiti in Europa. “La redditività aziendale viaggia ormai attorno al 25 per cento del fatturato ed è sempre più glocal” conclude Sartor. “ Un traguardo di tutto rispetto per un’azienda che, il prossimo anno, si appresta a festeggiare 140 anni di vini e non ha intenzione di fermarsi”.

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Antonella Bersani

Amo la buona cucina, l’amore, il mirto, la danza, Milan Kundera, Pirandello e Calvino. Attendo un nuovo rinascimento italiano e intanto leggo, viaggio e scrivo: per Panorama, per Style e la Gazzetta dello Sport. Qui ho curato una rubrica dedicata al risparmio. E se si può scrivere sulla "rosea" senza sapere nulla di calcio a zona, tennis o Formula 1, allora – mi dico – tutto si può fare. Non è un caso allora se la mia rubrica su Panorama.it si ispira proprio al "voler fare", convinta che l’agire debba sempre venire prima del dire. Siamo in tanti in Italia a pensarla così: uomini, imprenditori, artisti e lavoratori. Al suo interno parlo di economia e imprese. Di storie pronte a ricordarci che, tra una pizza e un mandolino, un poeta un santo e un navigatore e i soliti luoghi comuni, restiamo comunque il secondo Paese manifatturiero d’Europa (Sì, ovvio, dietro alla Germania). Foto di Paolo Liaci

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