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Ansa
Calcio

Torna la Serie A: via il 20 giugno (sperando di arrivare in fondo)

La Federcalcio ha vinto la sua battaglia, ma resta il nodo della quarantena obbligatoria. E i club già litigano su Coppa Italia e playoff - COSA PREVEDE IL PROTOCOLLO PER IL RITORNO IN CAMPO

Il pallone torna a rotolare anche in Italia e non poteva essere altrimenti. Anzi, a essere precisi lo fa buon ultimo della compagnia visto che prima della Serie A avranno rimesso in piedi la propria stagione Bundesliga, Liga e Premier League. Poco conta, però, considerando lo lotta che i vertici del nostro pallone hanno dovuto combattere per evitare la chiusura forzata sul modello francese, a lungo unica prospettiva per il Governo e per tante componenti che speravano di lucrare qualche risparmio salva-bilancio.

Non sarà così. La data per la ripartenza è il 20 giugno, preceduta nella settimana dal 13 al 17 dagli ultimi atti della Coppa Italia: Juventus-Milan e Napoli-Inter gare di ritorno delle semifinali (si parte dall'1-1 tra Sarri e Pioli e dal break esterno di Gattuso a San Siro) con vista sulla finale di mercoledì 17. Un avvio che non piace a Juventus, Inter (i nerazzurri minacciano addirittura di presentarsi con la squadra Primavera) e Milan ma che rappresenta uno dei compromessi accettati in nome del semaforo verde: grande calcio (si spera) da trasmettere in chiaro sulla Rai. E potrebbe esserci la novità di sfide senza tempi supplementari ma con immediati calci di rigore al 90' ove necessario.

IL NODO DEL PROTOCOLLO ALL'ITALIANA

Si riparte ma non in discesa. Il sentiero che porta al 2 agosto, data ipotizzata per la conclusione del campionato, resta stretto e far paura è il protocollo che prevede la quarantena obbligatoria di 14 giorni in caso di positività anche di un solo tesserato. Dovesse accadere dal 20 giugno in poi sarebbe la fine di ogni speranza. Ecco perché la Figc e la Lega Serie A sperano di riaprire il discorso dopo il 3 giugno, contando su un allenamento delle regole per tutti e non solo per i calciatori se i numeri della pandemia continueranno a virare verso il basso.

E' la criticità più grande, quella che fa dire a qualcuno che si parte per fermarsi subito. Il ministro Spadafora, che si è preso la ribalta nel giorno dell'ok, ha precisato di aver chiesto alla Federcalcio quali siano i piani in caso di stop definitivo, che scatterà anche dovessero tornare a peggiorare i contagi nel Paese. La risposta è stata chiara: playoff e playout se si potrà, oppure cristallizzazione delle classifiche con conseguenti verdetti sportivi. Non piace a tutti (i playoff, anzi, vedono il partito dei contrari molto nutrito) ma Gabriele Gravina è in una botte di ferro protetta anche dal decreto che gli consegna le chiavi della riforma dei format per questa e per la prossima stagione).

ORARI E TELEVISIONI

L'altro grande tema di discussione saranno gli orari. I calciatori non ne vogliono sapere di scendere in campo d'estate prima delle 17 e le tv pretendono di avere tre slot per le dirette. La soluzione potrebbe essere vivere luglio e agosto alla spagnola, nel senso di abituarci a partite con fischio d'inizio vicino alle 22 per accontentare tutti. E a proposito di televisioni, il Governo ritiene di aver incassato qualche timida apertura da parte di Sky a offrire almeno una parte del suo pacchetto in chiaro così da evitare assembramenti nei bar e locali pubblici.

Di certo c'è, però, solo il muro contro muro sull'ultima rata dei diritti di questa stagione. Una partita da 215 milioni di cui 130 a carico di Sky che si rifiuta di pagare chiedendo una rimodulazione ragionata sul prossimo anno. Trattasi di sconto che i club, nel guai già prima della pandemia e figurarsi adesso, non ritengono di dover concedere. Ecco perché tutto si intreccerà in settimane in cui il campo centrale tornerà ad essere la Lega di via Rosellini a Milano; un palazzo grigio dove i presidenti proveranno a far quadrare tutto. Litigando, come sempre, ma con la consapevolezza che la via della ripartenza è stata tracciata e dovrà essere ora quella maestra.

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Giovanni Capuano