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Ansa
Calcio

Il ritorno del calcio italiano (ma i problemi non sono risolti)

La qualificazione di tre squadre ai quarti di finale della Champions League dopo 17 anni rivaluta il valore della Serie A. Ma il gap col resto d'Europa rimane

L'occupazione quasi militare dei quarti di finale della Champions League, dove ci presenteremo con Napoli, Milan e Inter, è una bellissima notizia in un periodo di grande depressione per il calcio italiano. Non accadeva da 17 anni e il problema è capire se sia più reale la fotografia di questa stagione o quella dei tre lustri che ci siamo messi alle spalle. Il rischio è credere che le straordinarie prestazioni del Napoli di Spalletti e la solida continuità di Inzaghi e Pioli nascondano la persistenza di problemi non risolti e nemmeno sulla via della soluzione. La Serie A rimane un torneo in grave crisi, alle prese con una sfida difficile e storica perché nei prossimi mesi dovrà lottare per veder confermato il suo valore commerciale nella vendita dei diritti tv dal 2024: molti temono con risultati al ribasso rispetto all'ultimo triennio, scenario che impoverirebbe ulteriormente società già deboli dal punto di vista finanziario ed economico.

Ora, però, è giusto celebrare quanto fatto in campo dalle italiane. Il percorso del Napoli è quasi netto: 7 vittorie e una sola sconfitta (del tutto irrilevante) da settembre a qui con alcuni picchi che fanno dire in giro per l'Europa di essere al cospetto della squadra con il miglior calcio di questo 2023. Spalletti conosce le insidie del possibile appagamento e ha rispedito al mittente i complimenti di Guardiola, ma il cuore del discorso non cambia. Mai come questa volta l'Italia può gonfiare il petto esportando una sua produzione.

Milan e Inter sono arrivate ai quarti percorrendo i sentieri della sofferenza e della concretezza. Entrambe hanno meritato e chissà se davvero l'ipotesi di un derby, suggestione che precede il sorteggio di Nyon, sia da respingere come pericolosa o sia invece accattivante perché ne proietterebbe una nelle semifinali come non succede (per la Milano del pallone) dall'anno del Triplete nerazzurro.

Tutte e tre le nostre protagoniste, però, rimangono anni luce distanti rispetto alle corazzate che girano per la Champions League. Sarebbe affascinante vedere Spalletti contro Guardiola (e Osimhen contro Haaland), ma anche estremamente pericoloso. Quando il Bayern Monaco ha incrociato l'Inter in autunno se n'è sbarazzata senza grosse difficoltà. E il Real Madrid sta in Europa come nel giardino di casa. Certo, pure Guardiola, Ancelotti e Nagelsmann farebbero volentieri a meno di incrociare una squadra italiana, difficile da affrontare per definizione, ma guai a illudersi di poter correre alla pari con loro.

Ovviamente il discorso va moltiplicato all'infinito parlando dei sistemi di provenienza. La Serie A continua e continuerà a non poter competere con la Premier League e anche con le multinazionali che polarizzano il calcio europeo come Psg, Bayern Monaco e Real Madrid. Il calcio è uno sport, dunque sul campo può accadere di tutto. L'unico lusso che non possiamo permetterci, però, è di prendere i risultati di questa precoce primavera e proiettarli su tutto il resto, illudendoci di non dover correre ai ripari con riforme e investimenti. Sarebbe un peccato mortale. L'ennesimo, purtroppo.

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Giovanni Capuano