Bisogna fermare le «Curve», dove oggi lo Stato e le regole non esistono
L'episodio di sabato sera, con i tifosi obbligati con la forza a lasciare curva nord di San Siro dopo la notizia della morte di Vittorio Boiocchi (storico capo degli ultras) mostra che lasciare campo libero a certa gente sia del tutto sbagliato
Quanto accaduto a San Siro, con lo sgombero forzato della Curva Nord ordinato dai capi ultras per la morte del vecchio leader Vittorio Boiocchi, sorprende solo chi ipocritamente pensa che le curve degli stadi italiani siano territorio sotto controllo dello Stato e non extra territori in mano a manipoli di facinorosi. Non è così, purtroppo, e anche le recenti inchieste che in alcune città hanno svelato i rapporti pericolosi tra ultras e grande criminalità organizzata non hanno cambiato il quadro. A Milano è successo quello che sarebbe potuto accadere ovunque: in curva comandano i ras e non c'è nessuno che abbia la forza e la volontà di opporsi al sistema.
I racconti di chi è stato fatto uscire a forza, anche se non aveva nessuna intenzione di abbandonare lo stadio, hanno riempito i social network e non - da quello che risulta in Questura - i moduli dei commissariati. Non è detto che accada, perché il clima in quel luogo senza controllo che sono le curve degli stadi italiani è qualcosa che richiama alla legge del più forte e non è scontato che ci sia chi abbia voglia di esporsi con il proprio nome e con la propria faccia. Fatti recenti dimostrano che non serve nemmeno e che le tecnologie in mano ai club e alle forze dell'ordine sono sufficienti per ricostruire l'accaduto e identificare gli eventuali responsabili, procedendo poi a denunce e Daspo perché restino lontani dagli stadi.
Ansa
Il problema, però, è a monte. Come è possibile che per un periodo di tempo di almeno una ventina di minuti ci siano state attività di svuotamento di una fetta di San Siro, coinvolgendo migliaia di persone, senza che nessuno ne prendesse il controllo diretto se non i capi della curva? A osservare le immagini di Inter-Sampdoria non si vedono steward e non ci sono forze dell'ordine che, per norma, vigilano sull'esterno lasciando alle figure professionali (?!?) dei club ciò che accade all'interno. Risulta dai racconti che steward e poliziotti in tenuta antisommossa non abbiano mosso un dito per evitare che le intimidazioni (o peggio) si verificassero in curva salvo poi fare muro per impedire alle migliaia di sfollati contro la propria volontà di trovare posto in altro settore dello stadio. Che risponde a una logica, essendo San Siro praticamente tutto esaurito e dovendo evitare un pericoloso effetto calca, ma che crea un cortocircuito impossibile da spiegare ed accettare.
L'indignazione del giorno dopo non serve a nulla. E' utile, invece, fare due ragionamenti che richiamano alle vere responsabilità nella gestione dell'ordine pubblico all'interno degli stadi italiani, così che si passi dalle parole ai fatti. Il primo: l'inchiesta sulle presenze della 'ndrangheta allo Stadium, oltre ad aver portato la Juventus su tutte le prime pagine dei giornali, hanno dimostrato che un club può strappare i lacci del rapporto con i propri ultras. Come? Denunciando, ricevendo la sponda delle istituzioni e pagando un prezzo alto fatto di scioperi, clima freddo allo stadio, settori meno pieni e incassi ridotti. Costa (tanto) ma si può fare e non solo sull'onda di un'indagine per fatti gravissimi. In Italia non c'è quasi nessuno che compie questo salto. Per intenderci, gli ultras della citata Curva Nord interista pagano il loro abbonamento 269 euro mentre i normali tifosi della curva opposta (stessa visibilità e la scomodità di dover traslocare per lasciare il posto alla Sud milanista nel derby) 325. Perché? Chi autorizza lo sconto alla frangia più calda ma anche meno controllabile?
Punto due: gli steward sono spesso ragazzi o padri di famiglia poco formati e sottopagati che non hanno figura giuridica da pubblici ufficiali e non intervengono se la situazione si fa tesa. Tanto meno mettendosi contro i capi delle curve. Semmai sono forti con i deboli, cioè i normali tifosi che a volte vengono ripresi anche solo perché si scambiano i posti. E' evidente che l'esperimento di lasciare ai club la gestione interna dell'ordine pubblico togliendo la polizia dalle curve è fallito. Bisogna prenderne atto e ripristinare la legalità. Il nuovo ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, si faccia fare una relazione su come vanno le cose in questo strano mondo senza regole e prenda provvedimenti così come ha fatto per il rave party abusivo di Modena. Non si può continuare a fare finta che le curve siano un problema risolto e cavarsela poi con qualche rimborso postumo a chi è stato vittima dei soprusi. Tutto molto ipocrita, mentre lo spettacolo della Nord sgomberata per commemorare un vecchio capo ultras, pregiudicato e assassinato in chissà quali circostanze, fa il giro del mondo.