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Un anno e mezzo di guerra che abbiamo dimenticato, senza vincitori e vinti

Un anno e mezzo di guerra che abbiamo dimenticato, senza vincitori e vinti

18 mesi fa la Russia invadeva l’Ucraina ed oggi siamo allo stallo totale in campo bellico e diplomatico, tra il disinteresse di tutti

Tra due giorni sarà passato un anno e mezzo dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Diciotto mesi dopo bisogna aver la forza di ammettere che tutti hanno vinto, o forse tutti hanno perso: Mosca non è riuscita a conquistare il paese e nemmeno a porre fine al governo Zelensky ma si è appropriata di due repubbliche che da sempre ritiene proprie. Kiev ha respinto i carri russi arrivati in pochi giorni alle porte della capitale ma l’Ucraina già oggi è una nazione totalmente da ricostruire.

Dal punto di vista militare siamo ormai alle prese con uno stallo totale. La famosa controffensiva di primavera annunciata da Kiev è fallita. Il recupero è stato nell’ordine di pochi km e le linee difensive russe hanno alla fine tenuto.

E poco cambierà in futuro anche con la fornitura dei famosi caccia F16 da Olanda e Danimarca; gli ucraini potranno proteggersi meglio ma di certo non saranno 62 aerei a decidere le sorti dello scontro.

Da parte sua la Russia ha di fatto abbandonato ogni idea di conquista totale e di avanzamento. Oggi come oggi la guerra di Mosca è difensiva, a protezione delle repubbliche auto-annesse da Putin. L’attacco viene affidato a droni o missili a lungo raggio la maggior parte dei quali distrutti dalla contraerea.

Poco da dire, quindi dal punto di vista bellico, come dimostrato dal fatto che sui quotidiani e nei telegiornali le notizie della guerra vengono relegate in fondo, sempre ammesso che se ne parli.

In tutto questo però ci sono soldati che ogni giorno muoiono, da una parte e dall’altra. Nessuno sa e saprà mai il numero preciso ma la guerra se ne frega del silenzio della stampa e delle questioni politiche; i cannoni, i fucili, gli aerei e le navi non tacciono.

Lo stallo militare si può tranquillamente allargare a quello diplomatico la cui ricerca della pace sembra ferma su di un binario morto. Sono settimane che non si parla di incontri, di dialogo o trattative ai massimi livelli. Certo, la speranza sia che di nascosto le diplomazie stiano continuando a trattare, nella speranza di trovare una via d’uscita. Ma la strada in realtà sembra una spirale dove le posizioni dei due paesi si avvitano su loro stesse senza possibilità di trovare il modo per sbrogliare la matassa.

Anche le polemiche sulle forniture di armi non scaldano più di tanto, stretti come siamo nel rispettare l’unità dell’occidente e della Nato.

La Pace non è una cosa che si può imporre, né agli ucraini e tantomeno ai russi. Questa è la vera cosa che abbiamo imparato in questi 18 mesi.

Persino il mondo economico ha trovato un suo equilibrio, ha trovato il modo di lasciarsi la guerra alle spalle. Le problematiche legate alle materie prime stanno rientrando e la situazione globale si ormai stabilizzata (mentre l’industria delle armi sta facendo affari d’oro). La crisi in arrivo dalla Cina non ha alcun legame con la guerra, l’inflazione, lentamente, sta tornando ai livelli di guardia, le borse avevano toccato massimi pochi giorni fa che non si vedevano dai tempi pre-covid.

Insomma, ci stiamo abituando, abituando a convivere con una guerra vicino a casa nostra ma che non ci spaventa più. Abituando a sentire notizie di morti date sempre più di sfuggita. Abituati a tutto. Senza vincitori né vinti.

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