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Strage di Nizza, perché il terrorismo non ha religione

Strage di Nizza, perché il terrorismo non ha religione

Che sia affiliato all’Isis o un lupo solitario, il killer di Nizza ha commesso un atto terroristico. In nome di chi e perché?

Strage di Nizza, perché il terrorismo non ha religione
BORIS HORVAT/AFP/Getty Images

Il camion del killer di Nizza trivellato di colpi dalla polizia – 15 luglio 2016

Strage di Nizza, perché il terrorismo non ha religione
ANNE-CHRISTINE POUJOULAT/AFP/Getty Images

Una donna in preghiera davanti al luogo dell’attentato di Nizza – 15 luglio 2016

Strage di Nizza, perché il terrorismo non ha religione
EPA/SERGEI CHIRIKOV

Fiori e candele davanti all’ambasciata francese a Mosca – 15 luglio 2016

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EPA/JASON SZENES

Fiori davanti al consolato francese a New York – 15 luglio

Strage di Nizza, perché il terrorismo non ha religione
Facebook

Il documento d’identità di Mohamed Lahouaiej Bouhlel, l’attentatore di Nizza

Strage di Nizza, perché il terrorismo non ha religione
David Ramos/Getty Images

Momenti di silenzio sul luogo dell’attentato di Nizza – 15 luglio 2016

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Cartelli contro la violenza terroristica lungo Promenade des Anglais a Nizza – 15 luglio 2016

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Persone in preghiera davanti al luogo dell’attentato di Nizza – 15 luglio 2016

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Una donna lascia dei fiori su Promenade des Anglais a Nizza – 15 luglio 2016

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DANIEL LEAL-OLIVAS/AFP/Getty Images

Un cartello con #PRAYFORNICE 14 Juillet 2016″ su un taxi di Londra – 14 luglio 2016

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Sean Gallup/Getty Images

Due giovani davanti all’ambasciata francese a Berlino – 15 luglio 2016

Strage di Nizza, perché il terrorismo non ha religione
ANSA/SKY TG24 ANSA

Il volto di Mohamed Lahoujaiej Bouhlel in un fermo immagine tratto da Sky Tg24

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EPA/IAN LANGSDON

Persone in preghiera davanti al luogo dell’attentato di Nizza – 15 luglio 2016

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Una donna commossa su Promenade des Anglais, Nizza – 15 luglio 2016

Angosciante e disumana. Quella di Nizza è l’ennesima strage che fa gelare il sangue nelle vene. Un terzo delle vittime sono bambini, i più innocenti tra gli innocenti.

L’autore dell’attentato di bambini ne ha tre. Anch’essi innocenti, che però porteranno per sempre impressa a fuoco nel loro nome la colpa di essere gli orfani di un assassino spietato, di un terrorista.

Perché Isis o no, chi è capace di tanta crudeltà, chi, volontariamente, condanna a morte civili inermi, non può che essere considerato tale.

E lasciamo stare Dio e lasciamo stare Allah, perché continuare ad attribuire una religione al terrorismo e a questi atti scellerati è una scorciatoia di comodo, un modo per non analizzare a fondo il problema, che non permette, di conseguenza, di conoscerlo realmente per poterlo poi sradicare.

Nel mondo ci sono le guerre, dove c’è un Paese o una coalizione che dichiara guerra a un altro Paese, dove, in mezzo all’orrore, si capisce chi è contro chi.

Oggi esiste il terrorismo internazionale, con un cervello centrale che non ha una sede, non ha una vera rappresentanza, ha un’identità liquida e in continuo mutamento. Un fenomeno devastante che sta provocando morte e tensione ovunque, e che continua a nutrirsi e fare proseliti.

La logica del “divide et impera” sta avendo la meglio, tutti odiano tutti e tutti si sentono minacciati. Ognuno ha le sue ferite da leccare a causa di questi incessanti attentati.

Tutti hanno paura e identificano il nemico con l’islam e gli immigrati, riducendo il problema a una questione di diversità ideologica e scatenando una guerra tra poveri.

Come se non fosse vero che la maggior parte delle vittime degli attentati terroristici nel mondo sono musulmani e come se non fosse vero che dopo ogni strage di innocenti si scatena un’ondata di odio che prende di mira proprio i fedeli di Allah.

Cosa avrebbero, quindi, da guadagnarci? Oggi nei sermoni del venerdì in molte moschee, anche in Italia, si è tornati a condannare il terrorismo.

Tra i musulmani c’è paura, sia di essere vittime di un attentato, che di essere additati, emarginati e guardati con sospetto. Per i terroristi l’islam è un collante, una bandiera di comodo, un aggregatore, l’unico elemento identificativo delle loro personalità a mezz’aria.

Per fermarli bisogna aprire gli occhi e cambiare strada e strategia. Bisogna farlo cominciando a bloccare le sue fonti di sostentamento e i suoi canali di comunicazione. Lasciando perdere il complottismo, bisogna però prendere atto che siamo di fronte a un progetto di terrore globale che non ha i contorni certi e che per questo è tanto difficile da circoscrivere e fermare.
Oggi le madri mediorientali guardano allibite le immagini e piangono per quei piccoli di Nizza strappati alla vita con tanta crudeltà, senza un perché.

Quelle stesse madri che continuano a vedere morire i propri figli sotto le bombe, stremati dall’assedio, o annegati in mare nel tentativo disperato di una fuga. E la domanda si pone da sola.

Alla loro madre, a colei che ha dato loro la vita, questi criminali, hanno mai pensato? O sono solo tanto accecati dal culto della morte? Di morti, a Nizza, se contano oltre ottanta e ora tutti si chiedono chi saranno le prossime vittime. Si può davvero vivere così?

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