Le sirene d’allarme suonano forte in casa Juventus e la sconfitta di Como, dove la Vecchia Signora ha fatto una pessima figura contro una squadra giovane e organizzata come quella di Fabregas, ha solo fatto da detonatore a una situazione che già da qualche settimana aveva preso una piega sbagliata. Se fin qui la classifica in qualche modo rassicurava, nonostante la striscia di pareggi consecutivi tra campionato e Champions League, ora anche l’ultimo frammento di tranquillità è venuto giù, mostrando le crepe di un progetto sportivo non completo e che stenta a decollare.
Dopo un quinto di stagione la Juventus è fuori dalla zona Europa. Per ora si tratta solo di un segnale da non sottovalutare – troppo compatta la classifica e troppo lungo il percorso da fare per arrivare a sentenze definitive -, ma la fotografia attuale non piace a nessuno alla Continassa. Anche perché alla mancanza di risultati si è progressivamente unita anche una perdita di identità e qualità nelle prestazioni.
Tudor sotto osservazione, peserà la trasferta con la Lazio
Ecco perché la posizione di Igor Tudor è meno solida di quanto le rassicurazioni di facciata non lascino intendere. Il calendario propone altri due viaggi nell’arco di una settimana: al Bernabeu di Madrid per la Champions League, dove ci sarà tempo per rimediare ad un eventuale passo falso, anche se la zona alta del girone si sta allontanando pericolosamente, e poi all’Olimpico contro la Lazio dell’ex Maurizio Sarri. Che è una squadra in crisi e piegata dagli infortuni, ma che rappresenta sempre un ostacolo ambientale non indifferente per i bianconeri.
E’ soprattutto questa seconda sfida nel mirino dei dirigenti della Juventus. In campionato il tempo per sistemare le cose comincia a scarseggiare, soprattutto se emergono dubbi sulla capacità di Tudor di far rendere al meglio il materiale umano messogli a disposizione. La rosa è uscita da un mercato forzatamente incompleto, tra casi non risolti (Vlahovic), promesse non mantenute (Kolo Muani) e paletti da rispettare in vista del confronto con la Uefa sui conti che non tornano.
Uno scenario chiaro a tutti e che Tudor oggi sembra soffrire. Qualche frecciata verso il club indica un mancato allineamento così come i rumors che parlano del tentativo di Comolli, nuovo uomo forte della dirigenza per volontà di John Elkann, di spingere il croato verso una maggiore flessibilità nelle scelte. Clima gelido, insomma, non solo perché l’inverno è alle porte. Dopo la Lazio ci sono Udinese, Cremonese e il derby con il Torino ammazzagrandi: impegni non proibitivi se la squadra si riprende, altrimenti possono diventare tutte trappole.
Tudor sul filo, i nomi dei possibili sostituti in panchina
La certezza è che la Juventus non può permettersi un’altra stagione sul filo, rischiando di rimanere fuori dalla zona Champions League con un impatto sul bilancio che sarebbe devastante. A Tudor e a questa squadra non si chiede di vincere lo scudetto, ma di arrivare senza patemi nelle prime quattro della classifica. Se la percezione fosse che possono nascere problemi anche per questa velocità di crociera, ecco che le riflessioni porterebbero a un cambio anche rapido in panchina.
A favore di Tudor c’è la presenza a libro paga già di Thiago Motta che costa circa 20 milioni di euro lordi, staff compreso. Il croato prende meno, ma è comunque un impegno da circa 8 milioni. Per un club che deve tagliare e razionalizzare non è il massimo pensare di scegliere un altro tecnico, anche perché si rischia di cadere su profili low cost non avendo il budget adeguato.
Spalletti o Mancini, nomi che circolano, non fanno parte di questa categoria anche se offrirebbero maggiori garanzie rispetto a Palladino. Lo stesso vale per alcune suggestioni che portano all’estero. Di sicuro deciderà tutto Comolli cui Elkann ha delegato la guida dell’azienda Juventus: Tudor è stato confermato in estate da lui ma più per mancanza di alternative dopo i no di Conte e Gasperini che per convinzione. Un nodo venuto in fretta al pettine.
