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Inter e Milan, primo derby da soci: così cambia il calcio milanese

Inter e Milan, primo derby da soci: così cambia il calcio milanese

Il campionato offre il primo derby con Inter e Milan socie alla pari. La traiettoria di due proprietà con visioni simili, accumunate dal progetto San Siro e dalla necessità di proiettare i club nel futuro

Rivali sul campo ma mai così vicine fuori, nella gestione di tutti i giorni e nella programmazione del futuro. Inter e Milan si avviano al derby di Milano numero 245 della storia, il primo in cui i due club siano soci alla pari nel vero senso del termine perché la coabitazione da concessionari a San Siro degli ultimi decenni è stata spazzata via dal rogito con cui si sono comprate insieme il Meazza aprendo una finestra verso il futuro.

Sarà, insomma, una prima volta per certi versi da ricorda. Inter e Milan (rigoroso ordine di apparizione sul calendario della Lega Serie A per questo match d’andata) a casa propria, guidate da due proprietà molto vicine come provenienza geografica e modo di intendere il calcio e ora legate almeno per un po’ anche dal business: costruire un nuovo San Siro entro il 2031, contornarlo di quanto serve per renderlo redditizio e poi salutare visto che entrambe appartengono alla categoria dei fondi che si innamora di tutto, tranne che di progetti a lunga scadenza.

Oaktree e RedBird, il derby di Milano made in Usa

Inter e Milan è Oaktree contro RedBird e non solo Chivu contro Allegri. Il paradosso è che dopo decenni di spese pazze, non sempre premiate dalle vittorie, i due club milanesi si sono trasformati in esempi virtuosi per tutti: al 30 giugno scorso hanno fatto registrare bilanci in attivo (+35,4 Inter e +2,9 Milan) in controtendenza con la storia e con il trend del calcio italiano. Cardinale, inseguito dalla contestazione del popolo rossonero, ci riesce da tre anni di fila mentre i manager del fondo Oaktree hanno assecondato la voglia di competitività in campo dell’Inter raccogliendone i frutti con un risultato storico.

Se il destino delle due squadre e delle ambizioni scudetto si giocherà in campo, dove siamo in una fase di predominanza rossonera (3 vittorie e 2 pareggi) dopo il cappotto interista (6 vittorie di fila) costato il posto a Pioli, è molto più interessante guardare fuori per provare a capire cosa sta diventando il calcio milanese. L’avvento delle proprietà nord americane legate a fondi di investimento ha funzionato da acceleratore verso il futuro. Piaccia o non piaccia, Inter e Milan stanno cercando di azzerare il gap con il resto d’Europa per non perdere per sempre il treno della competizione.

Milan e Inter, perché la coabitazione nel nuovo San Siro è la strada giusta per il futuro

Il nuovo progetto San Siro, osteggiato dalla politica italiana tradizionalmente miope nei confronti del calcio, è stato e sarà il passo decisivo per rimettersi in gioco. Le due finali in Champions League dell’Inter di Inzaghi, seppure finite male, e la semifinale tutta meneghina del 2023 vanno considerato un miracolo, non la normalità: partite dominando all’inizio degli anni Duemila, Milan e Inter sono finite schiacciate dalla mediocrità complessiva del sistema che le circonda e che ha travolto anche la Juventus delle tante e controverse vicende gestionali dell’ultima parte della presidente Agnelli: mettersi insieme per costruire una nuova casa è stato un atto di ribellione.

Se ai tempi di Moratti e Berlusconi la leadership del calcio meneghino era un omaggio della Milano imprenditoriale a una città da sempre abituata a primeggiare, RedBird e Oaktree puntano a dotare le due società di fondamenta solide su cui costruire. E’ molto probabile che nel medio termine arriveranno altri proprietari, ognuno con le proprie strategie. E’ certo che potranno trovare radici robuste solo se il percorso di transizione sarà stato completato e se Milano avrà confermato il suo ruolo di locomotiva d’Italia. Altra strada non c’è e anche per questo il primo derby di Inter e Milan da soci si ritaglia un pezzo di storia.

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