L’Inter torna a casa senza la Champions League e non c’è nulla da dire. Sconfitta netta con un Psg tecnicamente superiore e che si è presentato a Monaco di Baviera con la spina dell’intensità ben attaccata. L’Inter no, fino a consegnarsi imbelle al palleggio orizzontale, preciso e narcotizzante della squadra di Luis Enrique per poi capitolare davanti alle frequenti imbucate verticali. E’ stata una lezione senza appello, umiliante per dimensione e per come si è sviluppata senza mai l’impressione che qualcosa potesse cambiarne il corso.
Ha vinto il Psg 5 a 0, coronando il sogno dell’emiro e lo ha fatto non appena si è liberato della collezione di figurine, affidandosi a un uomo di calcio come l’icona spagnola. A tratti il Paris ha ricordato per organizzazione il Barcellona che dieci anni fa a Berlino aveva completato il Triplete soffocando i sogni della Juventus.
Inter a pezzi, stagione senza titoli
L’Inter esce a pezzi dalla finale, nel morale e nelle certezze. Il percorso della stagione è stato straordinario, ma è mancato l’acuto. Sempre. Aver chiuso senza titoli non è l’unica cosa che pesa, conta anche la sensazione di aver visto squagliarsi nei momenti decisivi una squadra che pareva forgiata nell’acciaio. Il voto rimane altissimo, la delusione pure e non sarà semplice voltare pagina senza che ne restino i segni sul morale.
L’impressione a Monaco è stata quella di un match impari prima di tutto per intensità. Troppo elevata quella del Psg, assente per l’Inter che ha vissuto la capitolazione quasi come ineluttabile. Eppure veniva da una Champions League migliore rispetto ai francesi ed era uscita indenne da prove terribili contro Bayern Monaco e Barcellona. Tutto svanito in una notte che per molti degli uomini di Inzaghi è stata quella dell’ultimo ballo.
Mercato e Inzaghi: cosa succede all’Inter dopo la finale persa
E adesso? Il record di ricavi stagionali consente di pianificare per la prima volta dopo anni un mercato aggressivo: guai a non capire che il gruppo va in parte rifondato, inserendo non solo ragazzi da far crescere, seppure di talento. Inzaghi a lungo ha lavorato su quello che aveva e ora la coperta è diventata troppo corta.
Sul futuro del tecnico, invece, si vedrà. La botta è stata fortissima, non cambia il pensiero di Marotta e Oaktree sull’allenatore ma certamente modifica il contesto emotivo in cui le parti andranno a parlare. Inzaghi voleva restare e l’Inter tenerlo, al di là delle schermaglie dialettiche. Dopo la notte da incubo di Monaco bisognerà capire cosa rimane.
Le partite più belle dell’Inter di Simone Inzaghi
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