Ridotta a vaudeville e burla dal nuovo governatore Rosario Crocetta, questa Sicilia che dissipa, conserva, spernacchia, e non cambia, non fa altro che confermarci che l’isola rimane l’immutabile dissolutezza italiana, più che zoccolo, la Sicilia di fatto già separata dal resto del paese, è la Repubblica sorella.
Qui lo scandalo ha smesso di essere vergogna e perfino i 97 consiglieri regionali indagati dalla Procura di Palermo per peculato, possono ostentare la fierezza del politico consumato che se ne infischia e ribatte: “Indagate, tanto nulla troverete”. E infatti i 179,40 euro spesi per una collezione di Diabolik, solo qui sono strumenti per legiferare meglio e i 58 mila euro per una Audi A6 il necessaire per setacciare meglio il territorio da parte del deputato. A due anni dall’insediamento di Crocetta, a parte le comparsate da Massimo Giletti, le interviste a metà tra il vernacolo e la grammatica futurista di Tommaso Marinetti, il governatore ha sparso sapientemente volantini di cambiamento stracciati e calpestati dentro Palazzo d’Orleans, sede della Regione, palestra di emendamenti in cui allenare il cavillo, nascondere una concessione, assegnare emolumenti, proteggere categorie. Se non fossero 97 indagati, in pratica, un’intera classe dirigente, che da quello che hanno svelato i magistrati mettevano a carico dei contribuenti perfino le multe per eccesso di velocità per euro 51, e i necrologi giustificati come spese elettorali, avremmo potuto ancora perdonare alla Sicilia, questa sua autonomia, la sua arretratezza, quella dose di guasconeria che è la risposta del servo al padrone, del galoppino al ràs.
Non serve certo dover ripetere che questa regione lasciata a se stessa, è simile al figlio lasciato alla balìa, in questo caso i deputati che hanno amministrato preferenze e fedeltà, sempre disponibili ad accettare il contentino piuttosto che le riforme. Tra tutte le Regioni rivoltate come un calzino dalla guardia di Finanza, la Sicilia ultima dopo Lazio, Piemonte, Sardegna, è solo la coppa riconsegnata a chi ha conseguito sul campo lo scudetto di “sprecone d’oro”. Ecco, l’ennesima indennità di funzione che da oggi, si scopre venga assegnata non solo ai presidenti di commissione, ma anche ai capigruppo, parliamo di 1159 euro, è la faccia tosta di chi negli anni ha percepito indennità che superavano i venti mila euro, di chi ha provato ad assumere i collaboratori con contratti da colf, di chi ha cercato di chiudere le province ma nello stesso tempo è pronto a rinnovarne gli organi. Grande impresa, la Sicilia ha tollerato e tollera i vizi di questi deputati che come i funzionari del partito comunista cinese amministrano e dispongono il tesoro di Stato. Crocetta ne è il segretario, tutto panza e presenza, che non a caso a confermato lo stipendio alla fanteria precaria dei forestali 28.542 (che si facevano rimborsare perfino la marcia) ha solo allargato il clientelismo. Da castale a cooperativistico.
