La necessità è madre dell’invenzione. A questa legge non poteva sfuggire neppure l’attuale pandemia, che in ogni continente ha orientato e accelerato la ricerca di soluzioni tecniche e scientifiche su diversi fronti, dalla difesa igienica personale fino al miglioramento dei mezzi con i quali studiare il Covid-19, per arrivare più in fretta a produrre i primi vaccini, fino ai software che effettuano analisi dei comportamenti a rischio. In qualche caso si è trattato di applicare nuove tecnologie, ma la maggioranza delle invenzioni ha visto l’utilizzo di qualcosa di conosciuto ma in modo innovativo. In meno di un anno abbiamo imparato a costruire mascherine riutilizzabili per ogni tipo di attività, ad applicare i filtri dell’aria ad alta efficienza Hepa non soltanto sugli impianti di condizionamento degli aeroplani e degli ospedali, ma anche nelle arene del divertimento che presto potranno riaprire, e abbiamo assistito alla creazione di nuove versioni di oggetti d’uso comune.
Tra questi è interessante quanto fatto in Cina già dal febbraio scorso, quando Pechino, compreso immediatamente il ruolo dei soldi in contanti come veicolo di propagazione del virus, aveva avviato una campagna di lavaggio delle banconote circolanti più recenti e la sostituzione delle più usurate con quelle stampate su carta battericida impermeabile, peraltro sfruttando le esperienze di un’invenzione australiana per rendere completamente idrorepellenti i soldi. Del resto se eliminare il virus è praticamente impossibile, proteggersi sempre meglio è l’unica soluzione percorribile, a cominciare dal rendere la vita difficile al Covid evitando che possa rimanere sulle superfici che tocchiamo, sugli indumenti e negli ambienti in cui viviamo.
Su questo fronte l’italiana Anemotech la creato un tessuto in grado di trattenere e disgregare le particelle nocive presenti nell’aria. Lo hanno chiamato theBreath (il respiro) e ha una trama formata da tre sottili strati: quelli esterni in materiale idrorepellente hanno proprietà antivirus, sono battericidi, antimuffa e anti-odore, traspiranti e stampabili, quello intermedio è costituito da una cartuccia in fibra carbonica che attrarre, trattiene e disgrega le molecole inquinanti e persino i cattivi odori presenti nell’aria.
Nell’industria della sanificazione l’era Covid ha spinto a migliorare sensibilmente l’utilizzo di raggi ultravioletti ad alta energia (Uv-c) per rendere il virus inattivo e incapace di replicarsi, mentre sono in corso di sperimentazione lampadine che combinano questa funzione con l’illuminazione tradizionale. L’idea è di riuscire a utilizzarle in modo tradizionale e, quando nel locale non c’è nessuno, che queste possano sanificarlo senza arrecare disturbo in quanto le frequenze degli ultravioletti non sono percepibili dall’occhio umano. Su questo fronte gli scienziati hanno verificato che a una densità virale paragonabile a quella osservata nell’infezione da Sars-Cov-2, una dose di Uv-c di soli 3,7 micro Joule per centimetro quadrato è stata sufficiente per ottenere un’inattivazione prossima al 80%, mentre l’inibizione completa di tutte le concentrazioni virali è stata osservata con 16,9 mJ/cm2. Questi risultati porteranno presto anche a spiegare le tendenze epidemiologiche durante le varie stagioni naturali, comprendendo finalmente quale clima possa essere sfavorevole al virus.
10 oggetti hi-tech anti Covid

Robot Terminator, che ammazzano i virus girovagando per le stanze o scatolotti killer, che fanno strage dei nemici invisibili annidati sui piccoli oggetti di uso comune. L’armadio con l’ossessione per l’igiene, gli oggetti d’arredo che trasformano una stanza in un bosco. E poi, le immancabili mascherine dalle forme simili e le varianti plurime: quella con un trionfo di strati, quelle altre con i microfoni incorporati o i purificatori di serie. Fino all’assurdo, ma con uno scopo, una funzione coerente: il campanello che misura la temperatura, il water che non ha bisogno di essere sfiorato per azionarsi.
Il Covid-19 ha introdotto nell’elettronica di consumo e nei suoi immediati dintorni il bisogno di prodotti che prima non avevano mercato e ora sono indispensabili o, comunque, rassicuranti. Lo dimostra l’ultima edizione del Ces di Las Vegas, la fiera dell’innovazione più importante al mondo, stavolta andata in scena solo in versione virtuale. Non sono mancati gli annunci in tema di sanificazione e igienizzazione, si sono moltiplicati i prototipi. Li abbiamo raccolto nella gallery qui sotto, assieme ad altre novità, armi geniali (o con l’ambizione di esserlo) nella guerra al coronavirus.
Il robot igienizzante
Per cominciare, arriverà nelle prossime settimane negli Stati Uniti. Prodotto da LG, ricorda le stufe elettriche, in realtà sparge luce ultravioletta nelle stanze in cui si muove per disinfettarle. Basta avviarlo e fa tutto in automatico. Si può usare negli alberghi, nelle scuole, negli uffici e nei ristoranti, rendendo superfluo l’intervento dell’uomo con spray e strofinacci.

Il purificatore indossabile
Sempre LG ha ideato un purificatore che, anziché essere posto in una stanza, si indossa come se fosse una mascherina (dalle dimensioni importanti, ma leggera). «PuriCare Wearable Air Purifier» non si limita a proteggere dal virus, ma grazie ai suoi filtri permette di respirare aria pulita e quindi benefica per i polmoni, eliminando l’effetto soffocante di chirurgiche, FPP2 e affini. Funziona grazie a una batteria ricaricabile che dura fino a otto ore.

La scatola che ammazza i virus
Ci sono le chiavi, che devono giocoforza entrare a contatto con superfici esterne, oppure lo smartphone, appoggiato su tavoli, ripiani, dove capita. E gli occhiali, torturati dal metti e togli della mascherina, le cuffie e l’orologio. Vanno decisamente igienizzati, per giunta spesso: un’attività ripetitiva, per niente edificante. Meglio dunque appaltarla, affidarla a Mundus UV Pro di Einova. Uno scrigno che è un patibolo per batteri, germi e altri insidiosi esserini invisibili agli occhi. Bastano 8 minuti perché disinfetti ciò che mettiamo al suo interno, eliminando il 99,99 per cento degli ospiti molesti. Incluso il Sars-Cov-2.

La mascherina amplificata
Sarà capitato a tutti di andare a uno sportello o presentarsi di fronte a un negoziante, fare una domanda ed essere fraintesi. O sentirsi chiedere di ripetere quanto appena detto. La mascherina rende impossibile leggere il labiale, è un filtro e anche un tappo per un dialogo con chi ci sta intorno. Non Project Hazel di Razer, un prototipo che oltre alla capacità di sterilizzarsi da solo ed essere trasparente, lasciando dunque la bocca visibile, integra un sistema di microfoni e altoparlanti. Un metodo efficace per essere capiti in un baleno dal proprio interlocutore.

La forza della discrezione
Sul fronte opposto si colloca U-Mask, che è una sintesi di praticità ed efficacia. Si presenta come «la prima mascherina protettiva biotech al mondo»: non solo blocca gli agenti contaminanti, ma li cattura e li distrugge attraverso una tecnologia proprietaria. È formata da cinque strati (nell’immagine), uno esterno più i quattro che costituiscono il filtro interno intercambiabile. Si tratta di un dispositivo medico approvato dal ministero della Salute ed è un prodotto made in Italy. Con un’impronta green: la copertura è in nylon rigenerato al 100 per cento, realizzato con rifiuti oceanici e materiale di riciclo. Ed è a sua volta riciclabile.

Il check-up in un bottone
Tra le innovazioni più promettenti viste al Ces, BioButton è un dispositivo medico delle dimensioni di una moneta. È in grado di monitorare costantemente la temperatura, il battito cardiaco e il ritmo respiratorio di chi lo indossa per evidenziare eventuali anomalie nei parametri tipici, accendere in anticipo quelle spie che potrebbero suggerire un’infezione da coronavirus. E, se necessario, spingere a curarsi per tempo.

Chi è? E quanti gradi ha?
Siamo assolutamente consapevoli del relativo livello di precisione dei termometri a infrarossi, ma tenendo a mente i loro margini di fallibilità vengono comunque usati per regolare gli ingressi in negozi, ristoranti e affini. Al Ces si è visto Ettie di Plott, un campanello che il termometro ce l’ha incorporato, così può comunicare in tempo reale a una app se i nostri visitatori (o aspiranti tali) hanno la febbre oppure no. Sarà pure discretamente impreciso, ma se ci dice che un vicino ha 39 è meglio lasciarlo fuori.

Bagno contactless
Conosciamo il livello d’igiene dei wc e negli anni ne abbiamo viste di stramberie tecnologiche nate sull’onda di questa consapevolezza: comandi vocali per alzare e abbassare la tavoletta, ordini da imprimere alla tazza per tirare lo scarico. Quello proposto da Kohler sembra un compromesso di buon senso: introduce nel perimetro domestico, di un ufficio o un albergo, la possibilità di tirare lo scarico con un movimento della mano. Senza toccare la maniglia quando le mani sono davvero sporche.

Il mobile maniaco del pulito
In passato si accontentava di custodire gli abiti, adesso la cabina armadio fa molto di più, almeno nel caso di Airdresser di Samsung: sa eliminare polvere e sporco dai capi, scacciando via i cattivi odori, dal tabacco, al sudore, fino al fritto. Ma il vero punto di forza è la funzione Jet Steam, che tramite getti di vapore si sbarazza di acari, batteri e virus. È utilissimo dunque, per esempio, per igienizzare un cappotto dopo essersi seduti su un autobus, un treno, un aereo o in una sala d’aspetto di un ufficio pubblico.

Il bosco in una stanza
Samsung ha creato un ecosistema che si chiama «Healthy home», casa salutare, dimostrando di aver capito quanto un ambiente domestico il più possibile sano sia tra le priorità del pubblico. A questa famiglia di prodotti appartiene il purificatore Cube, in grado di diffondere aria pulita in maniera uniforme e silenziosa, mentre elimina polveri ultrasottili, allergeni e gas inquinanti. Per attivarlo si può usare anche la voce. Non avrà poteri terapeutici, ma di sicuro aumenta il benessere durante lockdown, chiusure prolungate tra quattro mura e coprifuoco assortiti.
Dalla israeliana Nasus Pharma abbiamo visto arrivare Taffix, lo spray nasale che rende difficile ai virus penetrare la mucosa nasale mediante la creazione di una barriera protettiva della durata di alcune ore. In questo caso l’idea è aggiungere una protezione a quella costituita dalle mascherine per poter affrontare con più sicurezza ambienti frequentati da molte persone come i mezzi di trasporto o i centri commerciali. Il principio di funzionamento dello spray su basa sull’innalzamento del livello di acidità delle mucose, che irrorate dalla soluzione passano da un valore prossimo al neutro (7) a 3,5.
Ma è sulle tecnologie utilizzate nei laboratori che si è concentrata la ricerca definiti più “alta” ovvero laddove la sperimentazione è da considerarsi un investimento per il futuro. In particolare sui nuovi strumenti che permetteranno di svelare quelli che fino a oggi abbiamo considerato misteri della biologia. In alcuni casi si tratta di congegni e macchinari che già esistono ma che fino a oggi sono stati realizzati con tecnologie consolidate che però mostravano limitazioni – dalle dimensioni al costo – ora in via di superamento. E’ il caso degli analizzatori e sintetizzatori genici portatili per studiare i Dna e degli amplificatori di Rna per studiare e replicare gli anticorpi presenti nel sangue di chi è guarito. All’inizio della pandemia tali macchinari avevano le dimensioni di un comodino, mentre oggi esistono modelli non più grandi di un tostapane. Uniti a test sempre più rapidi ed affidabili, questi congegni possono essere trasportati più velocemente per creare laboratori dove c’è più necessità. La multinazionale Abbott Laboratories ha perfezionato il dispositivo Id-Now che, riscaldando i campioni nasali in una soluzione acida, spacca l’involucro dei virus esponendo il loro Rna. Norman Moore, direttore degli affari scientifici per le malattie infettive dell’azienda afferma che il breve tempo di risposta dei test (15 minuti) è fondamentale per fermare la diffusione virale. “Se siamo più contagiosi all’inizio della malattia e non otteniamo quella risposta in modo tempestivo, due settimane dopo serve a poco” ha detto alla testata The Scientist. Finora la Abbott ne ha venduti 24.000 nei soli Usa, principalmente in cliniche di pronto soccorso e farmacie, e sta sviluppando test per altre malattie infettive, come le infezioni a trasmissione sessuale, basati proprio su questa esperienza. La macchina ha un costo di 4.500 dollari e ogni test ne costa 40, ma se il ritmo di produzione aumenterà con questo ritmo, il prezzo potrebbe ridursi.
La Biolegend ha messo a punto una speciale sostanza che aiuta i ricercatori nell’isolamento e riconoscimento dei campioni di sangue appartenenti a pazienti risultati positivi, mentre per tenere conto della diversità genetica umana, l’azienda di bioinformatica Seven Bridges ha sviluppato una piattaforma di analisi genomica chiamata Graf che tenta di includere tutte le possibili iterazioni di sequenze genetiche. Ne risulta un grafico delle varianti note in punti particolari del genoma che permette ai ricercatori di non perdere più tempo studiando i “falsi” poiché i risultati del Graf vengono resi disponibili gratuitamente a tutti i laboratori. “Questo è il primo flusso di lavoro che incorpora informazioni sugli antenati e la diversità del genoma umano per stabilire varianti e mutazioni”, afferma Brandi Davis-Dusenbery, direttore scientifico dell’azienda.
Nell’agosto scorso la società biotecnologica Codex Dna ha rilasciato il sistema BioXp 3250 (versione aggiornata di BioXp 3200 del 2014), in questo caso si tratta di una piattaforma automatizzata per l’assemblaggio e l’amplificazione del Dna che funziona su richiesta e che consente di sintetizzare geni e genomi più velocemente che mai, accelerando lo sviluppo dei vaccini e la diagnostica, afferma Peter Duncan. Oltre che per il Sars-Cov-2, l’apparecchiatura può essere utilizzata su cellule tumorali o una varietà di altri agenti infettivi.
Buoni anche i risultati di EUvsVirus, la gara lanciata dalla Commissione Europea sotto la guida dell’European Innovation Council per raccogliere idee e soluzioni per fronteggiare le conseguenze della pandemia non soltanto nell’ambito della salute, ma anche del mondo degli affari, della coesione sociale e politica, dell’istruzione, della finanza digitale e di altre aree. Dall’Italia hanno risposto imprenditori, start-up ed enti, ed ecco come sono nate iniziative come la creazione di mascherine, tute, visiere, apparati per la ventilazione tramite stampa tridimensionale, come l’azienda Shape Mode di Milano che ha costruito la valvola per i sistemi di ventilazione pensata da un ingegnere polacco ma anche quanto fatto da Isinnova, start-up bresciana divenuta celebre per aver modificato la maschera da sub Easybreath di Decathlon in un apparato respiratore. La romagnola Wasp ha creato il prototipo di un casco ventilato da usare in ambienti ad alto rischio di contaminazione mentre altre aziende hanno lavorato sulle maniglie anti contagio e, nel caso degli interni degli aeroplani, il progetto italiano Ratios ha proposto le toilette nelle quali il passeggero non ha necessità di toccare alcun elemento. Infine è stato proposto anche il software comportamentale del Gruppo Engineering di Roma, una piattaforma che analizza e prevede i comportamenti a rischio attuati dal personale sul luogo di lavoro, intervenendo con messaggi di allerta se si supera la distanze di sicurezza.
