Per molti aspetti la Germania ha un approccio ben più efficace alla pandemia rispetto all’Italia: scuole chiuse a lungo ma organizzate, ristori economici reali e diffusi, confinamenti rigorosi per piegare i contagi senza «apri-e-chiudi» continui. Eppure anche Angela Merkel ha compiuto alcuni errori. A cominciare dalla gestione dei vaccini.
La prima puntata la conosciamo già: grazie anche a una sanità più florida della nostra (a cominciare dalla grande disponibilità di letti per la terapia intensiva), la Germania ha gestito meglio dell’Italia l’emergenza Covid-19 registrando molti meno morti all’inizio della pandemia. E oggi? Oggi i decessi «per o con» Sars-CoV-2 nella Repubblica federale hanno superato le 72.000 unità mentre le persone infettate sono 2,51 milioni. Numeri più bassi di quelli italiani (3,06 milioni di contagiati e oltre 100.000 decessi) tanto più se si considera che la Germania ha 82 milioni di abitanti mentre il Belpaese ne ha 60.
Eppure in mesi recenti anche i tedeschi hanno perso il controllo sulla pandemia: secondo i dati del Robert-Koch Institut (Rki), il braccio epidemiologico del governo federale, degli oltre 72.000 decessi ben 57.816 mila sono stati registrati fra il 15 settembre 2020 (data di inizio della seconda ondata, spiega l’Rki) e il 28 febbraio 2021. Ecco perché prima di Natale, Angela Merkel, che in tasca ha un dottorato in chimica quantistica, ha ascoltato solo gli scienziati ripristinando l’unica misura che in assenza di vaccini permetta di abbattere i contagi.
Lockdown prolungato
Il 16 dicembre 2020, governo e Länder hanno annunciato la chiusura della Germania a data da destinarsi. Chiuse le scuole e gli esercizi commerciali non essenziali, chiuse gastronomia, ristorazione, alberghi, saune, palestre, parrucchieri, centri estetici e bordelli (aperti dalla fine degli anni Sessanta). A inizio marzo la cancelliera ha annunciato un allentamento lieve e progressivo per gli esercizi commerciali e le scuole elementari, ma solo nei distretti sanitari in cui l’incidenza del virus è inferiore a 50 nuovi casi ogni 100.000 abitanti. Affidata ai numeri delle Asl tedesche, la lenta riapertura della Germania, dove formalmente il lockdown non è stato revocato, appare molto diversa dalle misure basate sui colori e applicate su base regionale in Italia.
Coerenza/1
Nella Repubblica federale ogni Länder ha polizia e servizi segreti propri, un sistema scolastico e sanitario autonomo. Ma la Germania si è mossa come un sol uomo, dimostrando molta più coesione dell’Italia, in cui sulla carta le Regioni contano meno dei Länder. Così il poco contagiato e povero Meclemburgo ha subìto lo stesso trattamento della ricca e ammalata Baviera. In Germania come in Italia alcuni distretti hanno registrato tassi di incidenza altissimi, mentre altri risalivano piano la china. Eppure in questi mesi nessun tedesco è andato a letto giallo per svegliarsi arancione né si è ritrovato «rosso per errore» come accaduto ai 10 milioni di lombardi lo scorso gennaio. La Germania è rimasta unita e un po’ alla volta i contagi sono scesi ovunque.
Coerenza/2
La coerenza è anche comunicativa. Nonostante i tedeschi siano avidi lettori di notizie, gli aggiornamenti sulla pandemia sono forniti in una sobria conferenza stampa settimanale del ministro per la Salute affiancato dal presidente del Rki. Importante ma non ufficiale è il podcast settimanale di Christian Drosten, il virologo della clinica universitaria Charité di Berlino. Ciclicamente, anche il responsabile Salute della Spd, Karl Lauterbach, dice la sua sulla pandemia, ma di professione Lauterbach fa l’epidemiologo all’Università di Colonia e comunque non parla a nome del governo. Casi come quello di Walter Ricciardi, il consulente scientifico del ministro della Salute Roberto Speranza, che della necessità per l’Italia di un nuovo lockdown ha parlato in tv da Fabio Fazio, sono al di fuori della logica delle autorità tedesche, impegnate, finché possono, a evitare di diffondere incertezza. Lo stesso dicasi della falsa partenza in Italia della stagione sciistica invernale in un’altalena di sì e no e veti incrociati fra autorità pubbliche: un esercizio sconosciuto a queste latitudini.
Ristori, ovvero concretezza
I tedeschi sono più disciplinati? Forse. Di certo, a oliare lo sgradito meccanismo del lockdown hanno contribuito le misure del governo per sostenere l’economia. Dalla cassa integrazione per le grandi imprese agli aiuti diretti ai lavoratori freelance, fino all’abbassamento dell’Iva dal 19 al 16% fra il 1° luglio e il 31 dicembre 2020 e ancora l’una tantum di 300 euro versata nel 2020 a famiglia per bambino, Berlino ha mobilitato 130 miliardi di euro l’anno passato e ne ha messi altri 180 in conto per il 2021, abbandonando così la politica del pareggio di bilancio. Anche uno dei custodi dell’ortodossia del rigore come Clemens Fuest, presidente dell’Istituto Ifo di Monaco per la ricerca economica, ha salutato le scelte del governo: «Nella gestione della pandemia, la politica fiscale tedesca ha agito efficacemente, fornendo molto denaro in una fase iniziale della crisi per sostenere l’economia e prevenire lo sviluppo di una crisi finanziaria e bancaria» ha detto a Panorama.
Meno gel e mascherine
E se fossero gli italiani a essere più disciplinati? L’amore dei tedeschi per l’Italia è più forte del virus: meno presenti che negli anni scorsi, in molti hanno comunque soggiornato nella nostra Penisola nel 2020, prima durante le ferie estive e poi durante quelle d’inizio ottobre. Al ritorno in tantissimi hanno notato quanto più disciplinati fossero gli italiani in materia di mascherine e disinfezione delle mani anche all’aperto, misure meno diffuse in Germania. Se ne ricava che, grazie a meno decessi e meno allarmi sui media, i tedeschi non sono stati colti dal panico come gli italiani. E che forse esiste una formula secondo cui l’autodisciplina dei cittadini cresce al decrescere dell’ordine fra le istituzioni. E viceversa.
La scuola è una cosa seria
I vostri figli hanno perso mesi di lezioni a causa del lockdown? E noi li bocciamo. Mentre il ministro delle Finanze Olaf Scholz ha suggerito di mandare i bambini tedeschi a scuola anche il sabato oppure di accorciare le (già brevi) vacanze estive per permettere il recupero delle lezioni perse, in molti in Germania hanno offerto alle famiglie la possibilità di far ripetere l’anno scolastico ai bambini, senza che questo pesi sul numero massimo di anni che è possibile fare nello stesso istituto. Diversi ministri regionali dell’Istruzione e associazioni di insegnanti e pedagoghi si sono detti a favore. A meno che non si frequenti il liceo, in Germania la scuola forma da subito al lavoro. E gli esperti dell’Ifo hanno calcolato che chi ha perso un terzo dell’anno scolastico guadagnerà in media il 3% di meno per tutta la vita quando troverà un’occupazione.
La rivincita di Fido
Sue due temi Germania e Italia viaggiano appaiate attraverso la pandemia. Paragonati a quelli di Israele, Usa e Gran Bretagna, i loro piani vaccinali vanno a rilento. In materia Mario Draghi si è impegnato a fare meglio del suo predecessore, e anche Angela Merkel ha capito che la sua ex ministra Ursula von der Leyen, oggi presidente della Commissione Ue, ha fallito la missione forniture.
A marzo la cancelliera ha promesso che coinvolgerà i medici di base nella somministrazione delle iniezioni per fare prima. Severo anche il giudizio del professor Fuest: «La gestione da parte del governo dell’approvvigionamento dei vaccini non ha avuto successo. Carente è anche la strategia dei tamponi e il tracciamento delle le infezioni». Rimasti al palo e chiusi in casa, tedeschi e italiani si sono consolati accarezzando Fido e Fufi. Se l’Enpa ha registrato un aumento delle adozioni del 15% in Italia nel 2020 rispetto al 2019, lo stesso è successo in Germania, dove pochi canili e tanti allevatori di cani di razza non hanno più amici a quattro zampe da piazzare. La Vdh, associazione cinofila tedesca analoga all’Enci, lo aveva già segnalato a luglio 2020: le richieste sono salite del 25% e i cuccioli made in Germany sono finiti, aveva dichiarato la Vdh mettendo in guardia i tedeschi dall’acquisto di cuccioli prodotti «industrialmente» all’estero.
In Germania la seconda ondata del coronavirus si è ormai conclusa; oggi il pericolo sono le mutazioni e una possibile ondata di primavera che, come già la prima nel 2020, colpisca il Paese fra marzo e maggio, complici le temperature ancora basse. A un Paese stanco di lockdown, Merkel ha promesso che tutti i tedeschi «che lo vorranno» saranno vaccinati entro il 21 settembre 2021: cinque giorni dopo il Paese vota per rinnovare il Parlamento. Saranno le prime elezioni dal 1990 in cui la leader venuta dall’Est non si presenterà agli elettori. Il successo del fronte moderato Cdu/Csu alle urne dipende da come la cancelliera guiderà la Germania attraverso la pandemia fino all’appuntamento elettorale.
