Donald Trump è sotto indagine per frode bancaria. Lunedì scorso, il procuratore distrettuale di Manhattan, Cyrus Vance Jr., ha lasciato intendere che il mandato di comparizione per ottenere la dichiarazione dei redditi dell’attuale presidente faccia parte di un’inchiesta su “un comportamento criminale probabilmente esteso e prolungato alla Trump Organization“.
La procura di Manhattan sta da tempo cercando di acquisire la dichiarazione dei redditi dell’attuale inquilino della Casa Bianca, il quale – dal canto suo – aveva reagito, invocando l’immunità presidenziale. Una linea che, il mese scorso, è stata tuttavia bocciata dalla Corte Suprema, secondo cui i presidenti in carica possono essere indagati per reati dai procuratori. Pur davanti a questa sconfitta, gli avvocati di Trump non si sono comunque dati per vinti e – la scorsa settimana – hanno fatto ricorso, parlando di “malafede”, oltre che “persecuzione nei confronti del presidente in violazione dei suoi diritti legali”.
Come sottolineato dal New York Times, finora l’indagine di Vance sembrava quasi esclusivamente focalizzata sui pagamenti effettuati – prima delle presidenziali del 2016 – per comprare il silenzio di due donne, Stormy Daniels e Karen McDougal, le quali asserivano di aver avuto rapporti sessuali con Trump. Ribattendo al ricorso del presidente, Vance ha lasciato intendere ieri che la sua indagine non sia limitata a quei controversi esborsi di denaro, citando – a questo proposito – alcune recenti inchieste giornalistiche che hanno parlato di presunte frodi da parte della Trump Organization.
Il presidente ha seccamente bollato la faccenda come una “caccia alle streghe”, condotta dai democratici ai suoi danni. Resta comunque il fatto che, anche qualora il procuratore riuscisse ad ottenere i tanto agognati documenti, non è detto che verrebbero resi pubblici in tempi brevi (a meno che qualcuno non li faccia illegalmente trapelare alla stampa). Ricordiamo che la Trump Organization è un conglomerato di circa 500 aziende, con ricavi – nel 2017 – per oltre 600 milioni di dollari. Dopo la conquista della Casa Bianca, i ruoli direttivi sono passati nelle mani dei figli del presidente, Eric e Donald Jr.
Certo è che è un po’ strano che questa mezza rivelazione spunti a meno di tre mesi dalle prossime elezioni presidenziali. Sicuramente qualcuno potrà ribattere che è Trump a tirare la questione per le lunghe: un fatto senz’altro vero. Tuttavia è anche vero che sia difficile credere totalmente alla piena imparzialità del procuratore di Manhattan. Omonimo figlio del segretario di Stato di Jimmy Carter, Cyrus Vance è stato eletto alla sua attuale carica nel 2009 come candidato del Partito Democratico (con qualche solido aggancio alla famiglia Kennedy). Del resto, è dal 1974 che i procuratori distrettuali di Manhattan sono democratici (complice anche il lungo servizio di Robert Morgenthau, durato dal 1975 al 2009).
E’ comunque alla fine lecito domandarsi se questa questione avrà o meno un impatto sul voto del prossimo 3 novembre.
E’ oggettivamente difficile che, in una campagna elettorale tanto complicata come quella di quest’anno, una simile faccenda possa produrre chissà quali effetti. Il dibattito pubblico è ormai sempre più incentrato su tre grandi questioni reciprocamente intrecciate: l’economia, la pandemia e l’ordine pubblico. Le beghe giudiziarie di Trump potranno magari aiutare i democratici a serrare i ranghi nel voto di protesta contro il presidente. Ma è abbastanza difficile che si riveleranno in grado di spostare significativamente dei voti, soprattutto per quanto riguarda gli elettori indipendenti: elettori tendenzialmente molto pragmatici, che guardano ormai poco alle questioni giudiziarie dei candidati.
Del resto, basta ricordare che cosa accadde nel 2016: anche all’epoca Trump si rifiutò di pubblicare la propria dichiarazione dei redditi e fu per questo criticato non solo dall’allora candidata dem, Hillary Clinton, ma anche da alcuni avversari repubblicani (come l’attuale senatore dello Utah, Mitt Romney). Tutto questo non gli ha comunque impedito di conquistare la Casa Bianca. Stesso discorso vale per varie accuse di frode che vennero mosse al magnate newyorchese in piena campagna elettorale: si pensi alle controversie sulla Trump University o a quando gli fu contestato un utilizzo improprio dei fondi della Trump Foundation. Nessuno di questi dossier ha alla fine esercitato un peso dirimente quattro anni fa né ha precluso a Trump di arrivare alla presidenza.
