Nel dopo-Covid, la priorità sarà più che mai la qualità dell’aria. Per incentivare i viaggi su rotaia, arriveranno convogli riciclabili al 97 per cento, con consumi inferiori fino al 30 per cento. Così il Gruppo FS rinnoverà il trasporto locale.
Quando l’emergenza Covid sarà terminata, tornerà in primo piano il tema dell’inquinamento dell’aria (che, tra l’altro, sembra aver avuto un ruolo nella diffusione della malattia). Sarà quindi fondamentale convincere gli italiani a usare di meno l’auto e di più i treni e i mezzi pubblici. Che però devono essere moderni, ecologici e confortevoli. Per raggiungere questo scopo, FS Italiane, uno dei principali attori sulla scena del trasporto pubblico nazionale, ha già destinato 12 miliardi di euro per l’acquisto di duemila nuovi mezzi fra treni e bus ecologicamente sostenibili. L’esperienza ha mostrato che negli ultimi dieci anni l’alta velocità di Trenitalia ha ridotto le emissioni di CO2 in atmosfera di circa 20 milioni di tonnellate. Ora la sfida è replicare il successo nel trasporto regionale. Nel giro di cinque anni, annuncia la società, la flotta FS del trasporto regionale sarà rinnovata all’80 per cento: arriveranno oltre 600 treni, anticipando la consegna di 239 convogli nel 2023 invece che nel 2025. Si tratta dei nuovi treni Rock e Pop che, oltre a essere riciclabili al 97 per cento, permettono di consumare fino al 30 per cento di energia in meno rispetto ai mezzi di precedente generazione. Arriveranno anche i treni bimodali, già commissionati alle aziende produttrici: convogli con motori diesel e batterie per viaggiare sulle linee non elettrificate.
«Questa pandemia ci ha dato una maggiore determinazione nel continuare a essere green e a impegnarci in un modello di business sicuro ed ecologico» sostiene Gianfranco Battisti, amministratore delegato del Gruppo FS. «Ma gli sforzi per la ripresa economica da soli non bastano: abbiamo l’obbligo di non compromettere il futuro e di restituire alle nuove generazioni un Paese con condizioni di vita migliori, che sia più competitivo e sostenibile, che abbia al centro il valore delle singole persone per il bene della collettività».
Infatti sono tre gli obiettivi di lungo periodo di FS Italiane: sicurezza, salute e benessere delle persone con lo scopo di arrivare, entro il 2050, a zero eventi mortali che coinvolgano viaggiatori, dipendenti del Gruppo FS e di terzi, oltre alle persone che entrano in contatto con l’ecosistema ferroviario; diventare «carbon neutral» entro il 2050 attraverso investimenti che riducano progressivamente le emissioni di gas serra in atmosfera; infine il terzo obiettivo riguarda la mobilità sostenibile con il graduale spostamento di passeggeri da auto privata a mobilità condivisa e collettiva: del 5 per cento entro il 2030 e del 15 per cento nel 2050 rispetto al 2015. Per le merci, invece, lo scopo è di avere il 50 per cento su treno e il 50 su gomma nel 2050 per le tratte superiori a 300 chilometri.
Fra i piani di FS Italiane c’è anche il potenziamento delle ferrovie regionali, con l’elettrificazione di 670 chilometri di linee ferroviarie (altri 1.670 dopo il 2024) per ridurre le emissioni e dotare il Paese di reti più sicure. Inoltre il Gruppo ha potenziato l’integrazione del treno con diverse modalità di trasporto per garantire lo sviluppo del turismo sostenibile e della mobilità urbana. In questo modo coloro che usano il treno per gli spostamenti più lunghi possono utilizzare biciclette e altri mezzi ecologici per il primo e ultimo miglio da e per le stazioni.
Non solo. Guardando al futuro, il 21 ottobre scorso FS Italiane e Snam hanno sottoscritto un «memorandum of understanding» per valutare la fattibilità tecnico-economica e nuovi modelli di business legati allo sviluppo e la diffusione dei trasporti ferroviari a idrogeno. L’accordo prevede la realizzazione di analisi e studi di fattibilità e lo sviluppo di progetti congiunti su linee ferroviarie convertibili all’idrogeno sul territorio nazionale. In particolare, FS Italiane e Snam costituiranno un gruppo di lavoro con l’obiettivo di valutare possibili progetti pilota che prevedano la sostituzione dei combustibili fossili con idrogeno.
Il Gruppo FS ha sperimentato con successo anche gli strumenti della finanza sostenibile, emettendo due green bond (uno nel 2017 e uno nel 2019) per l’acquisto di treni regionali, alta velocità e merci (1,3 miliardi di euro). Nel luglio 2019, la società ha emesso il secondo green bond: valore nominale di 700 milioni di euro e durata pari a 7 anni.
Insomma, con queste premesse il Gruppo FS si propone come uno dei principali volani di utilizzo del Recovery fund, di cui il 37 per cento dovrà essere destinato a misure ecologiche nell’ambito del Green New Deal, per finanziarie investimenti di lungo periodo in grado di ridurre l’impatto sull’ambiente e sul clima, ma anche di produrre innovazione, occupazione e crescita, pilastri per la ripresa dell’economia.
