Il braccio di ferro tra Pechino e Taipei si svolge (anche) in Paraguay. E al centro del duello si trova la crisi pandemica.
Pochi giorni fa, il ministero degli Esteri del Paraguay ha reso noto di essere stato contattato, la scorsa settimana, da presunti intermediari cinesi che gli avrebbero offerto lotti di vaccino contro il Covid-19. Questo, a condizione che Asunción accettasse tuttavia di rompere i suoi rapporti diplomatici con Taipei. In un comunicato, emesso lunedì scorso, il ministero ha segnalato che “vi sono gravi dubbi sull’autenticità di dette rappresentazioni, ad oggi non debitamente provate dagli offerenti”. “Allo stesso modo, alcuni di questi offerenti, che non sono ufficiali e la cui legittimità o legame con il governo della Repubblica popolare cinese non è stata dimostrata, condizionerebbero la sovranità dello Stato paraguaiano suggerendo la rottura delle relazioni con la Repubblica cinese (Taiwan) come requisito per l’acquisto di vaccini dalla Repubblica popolare cinese”, ha aggiunto, per poi concludere: “Questo condizionamento improprio non trova alcuna giustificazione, considerando che lo scambio commerciale tra il Paraguay e la Repubblica Popolare cinese è normale e fluido, soprattutto se si tiene conto dell’alto livello (in quantità e valore) delle importazioni da quel Paese, nonostante la mancanza di relazioni diplomatiche”. Lo stesso governo di Pechino si è affrettato a negare un ruolo in questa presunta offerta. Anzi, il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Hua Chunying, ha parlato di disinformazione fatta appositamente circolare da Taipei in funzione anti-Pechino. Va da sé che questo (presunto) incidente debba essere inserito in un contesto più ampio e articolato.
Ricordiamo infatti che il Paraguay sia uno dei quindici Paesi che riconoscono formalmente Taiwan (considerata di contro dal Dragone null’altro che una provincia ribelle). Tutto questo, mentre Pechino – dal canto suo – ha effettuato negli anni pesanti investimenti in America Latina, anche per spingere sempre più Stati a rompere le proprie relazioni con Taipei. È chiaro che lo scontro politico-diplomatico tra Cina e Taiwan in Paraguay stia adesso trovando terreno florido nella questione sanitaria. Cominciamo col rammentare che il Paraguay abbia riscontrato non pochi problemi nella gestione della pandemia, ritrovandosi anche a dover affrontare delle proteste interne: non solo la pandemia sta colpendo il Paese in modo vigoroso (si contano oltre 200.000 casi), ma si registra anche scarsità di sieri in loco (secondo Bloomberg News, Asunción avrebbe ricevuto, da febbraio, appena 63.000 dosi per una popolazione complessiva di circa 7 milioni di abitanti). Ricordiamo anche che il Paese abbia approvato la registrazione dello Sputnik V a gennaio e che stia cercando di procurarsi dei sieri anche dall’India.
La questione Covid è quindi delicata sia sul piano sanitario che su quello sociale: uno scenario drammatico, su cui si sta giocando la competizione tra Pechino e Taipei. Come riportato lo scorso 25 marzo da Bloomberg News, Taiwan ha di recente donato al Paese sudamericano tre elicotteri militari, camici chirurgici e farmaci nelle ultime settimane. Non solo: Taipei starebbe anche aiutando il Paraguay a “trovare canali” per reperire vaccini. Una collaborazione, quella tra i due Paesi, che – a metà marzo – è stata caldeggiata anche da Washington, con il Dipartimento di Stato americano che, in un comunicato rivolto al Paraguay, ha dichiarato: “Il Segretario ha sottolineato l’importanza di continuare a lavorare con partner regionali e globali democratici, inclusa Taiwan, per superare questa pandemia globale, combattere la corruzione e aumentare la trasparenza e la responsabilità”.
È quindi evidente che Washington veda in Asunción una sorta di baluardo contro la crescente influenza cinese in America Latina. In particolare, gli americani temono che Pechino possa far leva sulla diplomazia vaccinale per mettere alle strette il Paraguay. Una situazione sempre più pressante proprio a causa della pandemia. Basti pensare che, ad aprile del 2020, un gruppo di parlamentari paraguaiani presentò, sulla spinta proprio del Covid-19, un disegno di legge per stabilire relazioni diplomatiche con Pechino: la proposta fu poi bocciata, ma è comunque indicativa di un clima che vede Asunción avere delle sempre maggiori sbandate filocinesi. Il che è ovviamente fonte di ulteriore preoccupazione per Taiwan e per gli Stati Uniti.