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La strategia della Russia in Togo

La strategia della Russia in Togo

A metà dello scorso febbraio, la Repubblica del Togo ha contattato ufficialmente la Russia, avanzando una richiesta di cooperazione per la spedizione del vaccino Sputnik V: a renderlo noto, secondo l’agenzia di stampa Tass, è stato il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, dopo alcuni colloqui diplomatici con la sua controparte togolese Robert Dussey.


“I nostri colleghi del Togo ci hanno contattato con una richiesta ufficiale di cooperazione nella spedizione di questo vaccino. Dobbiamo intraprendere qualche azione, eseguire alcune procedure [legali] in Togo e, non appena accadrà, saremo pronti a esaminare passi pratici “, ha dichiarato Lavrov. Secondo il ministro russo, al momento sarebbero tre i Paesi africani ad aver approvato Sputnik V: Algeria, Tunisia e Repubblica di Guinea.

Attenzione: perché i legami tra Russia e Togo non si fermano alla sfera sanitaria. Durante i colloqui di metà febbraio, le due parti hanno infatti mostrato un interesse reciproco nell’intensificare e approfondire l’intero ambito dei legami bilaterali, compresi il commercio, l’economia e gli investimenti, e hanno concordato inoltre di cercare opportunità specifiche per progetti comuni in aree come energia, risorse naturali, infrastrutture, trasporti e agricoltura. Nell’occasione, Lavrov ha garantito anche sostegno al Togo nel contrasto al terrorismo. “Sosteniamo fortemente l’Unione Africana, il G5 Sahel e le organizzazioni subregionali in Africa, nei loro sforzi per risolvere numerosi conflitti e crisi locali. Ci concentriamo in particolare sul sostegno alla lotta contro il terrorismo, che rappresenta una vera minaccia, anche per i nostri amici in Togo e in altri paesi costieri nella regione del Golfo di Guinea “, ha detto il ministro russo. Non è comunque al momento del tutto chiaro se questo rafforzamento di relazioni possa irritare la Francia, di cui il Togo – ricordiamolo – è un’ex colonia. Fatto sta tuttavia che, lo scorso novembre, il presidente francese, Emmanuel Macron, accusò esplicitamente la Russia di aizzare un sentimento antifrancese in Africa. “Non dobbiamo essere ingenui su questo argomento: molti di coloro che parlano, che fanno video, che sono presenti nei media francofoni sono finanziati dalla Russia o dalla Turchia”, dichiarò l’inquilino dell’Eliseo alla rivista Jeune Afrique, accusando nello specifico Mosca e Ankara di “giocare sul risentimento postcoloniale”.

L’interesse del Cremlino verso il Togo non è comunque esattamente nuovo e sta andando avanti da alcuni anni: il presidente russo, Vladimir Putin ha per esempio già incontrato il suo omologo togolese, Faure Gnassingbe, nell’ottobre del 2019 in una riunione bilaterale a margine del vertice Russia-Africa di Sochi e nel luglio del 2018, in occasione del vertice Brics tenutosi a Johannesburg. D’altronde, questo tipo di linea si inserisce nella più ampia strategia che la Russia sta perseguendo in Africa. Il Cremlino sta infatti cercando di evitare di scontrarsi con Cina e Stati Uniti in termini di influenza nel Continente nero: in tal senso, Putin preferisce concentrarsi sui Paesi piccoli, incrementando lì la propria influenza (una strategia, questa, che qualcuno ha non a caso definito delle “nicchie non occupate”). Ricordiamo a tal proposito che il Togo conti appena 7,8 milioni di abitanti: si tratta, in altre parole, di uno di quegli Stati che non risultano prioritari nella competizione tra Washington e Pechino: un fattore che permette a Mosca di inserirsi più facilmente nell’area africana. Il che non è solo un modo per ridurre il rischio di tensioni con la Cina, ma anche per portare avanti una linea geopolitica dai costi tutto sommato contenuti.

Ma quali sono gli obiettivi di questa concentrazione russa sui piccoli Paesi africani? Sono principalmente due: uno economico e uno politico. Sul piano economico-commerciale, Mosca vuole allargare il proprio mercato e puntare il più possibile alle materie prime locali. Sul piano politico, l’obiettivo è quello di incrementare l’influenza in Africa, soprattutto per rafforzare la posizione della Russia in seno alle Nazioni Unite e ad altri organismi internazionali.

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