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Campiello di battaglia

Campiello di battaglia

A Venezia, ogni anno si attribuisce il prestigioso riconoscimento per la narrativa. Oltre a giurati orientati a sinistra e premiati che hanno legami con loro, ci sono però criteri di selezione delle opere in gara tutti da chiarire. Panorama ha calcolato numero di libri e tempi di lettura. E ha scoperto che…


Un regolamento con 18 articoli ammanta di pensosa liturgia la competizione annuale per la narrativa in quel della Serenissima. Il premio che a Venezia prende nome dalla piazza più piccola e appartata, il Campiello appunto, caro a Carlo Goldoni che l’ha celebrato nelle sue commedie… La giuria della «piazzetta» si riunisce sin dal 1963 per emettere il suo giudizio su un libro pubblicato nel corso dell’anno. Il congresso chiamato a esprimersi è decisamente articolato: c’è la sezione più numerosa, denominata «dei lettori», con 300 persone disseminate per l’Italia (che devono restare anonime fino alla consegna del riconoscimento). A monte, però, c’è un «comitato tecnico», un triumvirato di specialisti di letteratura italiana contemporanea, che si occupa del primo scoglio da superare, ovvero l’ammissibilità al Campiello delle opere proposte. C’è quindi la «giuria dei letterati», un consiglio di scrittori, critici e cultori di lettere che si riunisce per scegliere la «cinquina finalista», altrettanti libri che fanno attribuire agli scrittori un premio in denaro da 5 mila euro e che possono fregiarsi di una prima fascetta da applicare sulla copertina della propria fatica.

Finalmente, le opere selezionate vengono sottoposte alla giuria dei 300 lettori, che assegnano il Campiello: 10 mila euro e la fascetta più ambita per la copertina, per cui le case editrici brigano parecchio. C’è anche un premio supplementare: il Campiello Opera Prima per i debuttanti. Nonostante l’imponente macchina giudicante, però, appare impossibile che tutti i lavori iscritti siano stati letti. Il regolamento, datato 15 gennaio 2023, prevedeva la scadenza della presentazione delle opere il 5 maggio. Il 26 maggio la giuria dei 300 lettori si è riunita per premiare l’Opera Prima e selezionare la cinquina finale. Panorama, grazie alle risposte ufficiali fornite dalla segreteria del Campiello a un partecipante, ha scoperto che i libri iscritti erano 455, tra i quali 171 «opere prime».

Calcolando il numero di giorni destinati alla lettura, a partire (a tutto concedere) dal 15 gennaio al 5 maggio, risulta un totale di 110 giorni, il che significa quattro libri al giorno per ciascun giurato. Come spiega il regolamento, questi vengono scelti in vari campi di attività e quindi molti di loro hanno un lavoro che li impegna quotidianamente, il che rende poco credibile la possibilità materiale di valutare quattro volumi ogni giorno… La giuria dei letterati, inoltre, sembra pendere decisamente a sinistra. Il presidente è Walter Veltroni, esponente del Pci, segretario dei Democratici di sinistra e primo segretario del Pd, il cui profilo già sembra confliggere con l’articolo 1 del regolamento: «Il presidente della giuria deve essere una personalità del mondo della cultura la cui normale attività non sia legata alla letteratura militante». Lui, che è autore, solo per citarne un paio, di Governare da sinistra» e di E se noi domani (l’Italia e la sinistra che vorrei) non dev’essere comunque apparso come scrittore militante.

Con Veltroni in giuria figurano poi Pierluigi Battista, già vicedirettore del Corriere della Sera, che ora scrive per il media online Huffington Post del guppo Gedi, Silvia Calandrelli (Rai Cultura) indicata anche sulla stampa come «emanazione di Dario Franceschini», il cantante Roberto Vecchioni, le cui idee politiche sono note, Emanuele Zinato, che di recente in Rete ha espresso questo commento sul caso Cospito («Ci si dovrebbe legittimamente chiedere quale logica, o quale coazione, facciano sì che il guardasigilli e i giudici di Cassazione si accaniscano così tanto ciecamente a confermare il 41 bis per Cospito)» e che ha firmato appelli di Unità popolare, Daniela Brogi, docente di Letteratura italiana contemporanea all’Università per stranieri di Siena, nel suo «Lo spazio delle donne» riscatta la parola «femminismo».

Così il comitato, grazie a sensibilità non soltanto letterarie, ha probabilmente escluso dalla lettura, nonostante le abbia ammesse a partecipare, scritti non orientati. Il vincitore di Opera Prima è Emiliano Morreale, che insegna all’Università La Sapienza e collabora con la Repubblica. Tra i componenti della giuria dei letterati, coincidenza, c’è una docente di Letteratura francese dello stesso ateneo, Daria Galateria, pure lei collaboratrice del principale quotidiano Gedi. Di certo si sarà astenuta al momento di valutare il collega. Anche alcuni dei cinque finalisti del premio (che sarà assegnato a settembre) hanno più di un legame con il pensiero progressista. Ma è un caso. Le loro opere sono state scelte dopo attenta lettura. Come quelle degli esclusi, caduti ahiloro sul «Campiello» di battaglia.

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