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Ma in quanti salgono sulle auto blu?

Ma in quanti salgono sulle auto blu?

A causa della pandemia (o forse con l’alibi di questa) non è stato aggiornato il censimento delle oltre 33 mila vetture di servizio di enti e amministrazioni. Intanto, però, si spendono centinaia di milioni di euro per nuovi veicoli.


Nessuno tocchi le auto blu. E, già che ci siamo, neanche il loro censimento. Il tutto mentre è già pronta una spesa di oltre 366 milioni di euro per una nuova flotta, tra vetture acquistate e noleggiate. Il Covid, si sa, ha creato uno stallo senza precedenti rallentando numerose attività, pubbliche e private. Che possa, però, diventare un alibi per le amministrazioni meno solerti a onorare i vari doveri cui sono chiamate, è un rischio da evitare. E che pure sembra già palesarsi in forma concreta: gli enti pubblici, locali e centrali, hanno colto la palla al balzo (o, meglio, la pandemia al balzo) e non hanno comunicato al dipartimento della Funzione pubblica i dati relativi alle auto di servizio in loro possesso.

Questo nonostante la legge (il Dpcm del 25 settembre 2014) obblighi alla comunicazione dei dati ogni anno e alla conseguente pubblicazione di un dettagliato report da parte di Palazzo Chigi.

Ebbene, dopo il «report» pubblicato nel 2019 è calato il sipario. Tutto fermo. Un simile ritardo è unico nel suo genere, è la prima volta che accade. I ritardi e i rinvii, causa Covid, sono clamorosi: di mese in mese il dipartimento – con il Conte 2 affidato alla ministra Cinque stelle Fabiana Dadone, oggi guidato da Renato Brunetta – ha prorogato i termini del censimento. Da un esecutivo all’altro, c’è stata perfetta continuità. La prima scadenza era fissata al 30 settembre, poi slittata al 23 novembre, quindi a dicembre, infine al 2021. L’ultimo avviso istituzionale è più che chiaro: «In considerazione del protrarsi dell’emergenza sanitaria Covid-19 il censimento è prorogato fino al 15 maggio 2021». I dati a disposizione sono fermi al 10 per cento. «Con una lettera del 30 marzo, su impulso del ministro Brunetta, è stato chiesto a tutte le amministrazioni inadempienti di comunicare i dati. Contiamo di recuperare il quadro, a norma di legge, entro fine giugno», spiegano a Panorama dallo staff dell’attuale responsabile del dicastero. Con calma, quindi. Fa niente se siamo già nel 2021 e che a questo punto bisognerebbe lavorare al monitoraggio di quest’anno.

Il risultato è che i dati più aggiornati visionati da Panorama sono relativi al dossier pubblicato nel 2019, una pandemia fa. I numeri fanno riferimento alle auto di servizio delle amministrazioni nel 2018. In quell’occasione comunicarono i dati 8.366 amministrazioni (su 10.164) per un totale di 33.527 vetture di cui, nello specifico, 30.161 in uso a più uffici per ragioni di servizi (le cosiddette «auto grigie») e 3.366 invece a «uso esclusivo» con tanto di autista. Ed è bene precisare che nel computo, ovviamente, non compaiono auto di scorta, mezzi delle Forze dell’ordine o dei Vigili del fuoco, veicoli sanitari, dell’Anas o di rappresentanza istituzionale (del corpo diplomatico, per esempio).

Ci riferiamo, in altre parole, ai veicoli in uso agli enti pubblici per il trasporto di autorità di ogni ordine e grado, da assessori a ministri, senza dimenticare i magistrati. Un «dettaglio» che aiuta a comprendere l’entità del parco auto, nel quale non mancano casi decisamente curiosi. Tra ministeri e presidenza del Consiglio si contano ben 166 auto di servizio. Il Consiglio superiore della magistratura, invece, dispone di 16 supercar, tutte con autista. Esattamente come lo sono le 25 in possesso dell’Agenzia delle entrate o le 18 dell’Inps.

Insomma, un mondo variegato che tocca anche – e in molti casi soprattutto – gli enti locali. Laces, per dire, è un comune italiano di 5.234 abitanti della provincia autonoma di Bolzano in Trentino-Alto Adige. La piccola amministrazione locale dispone di 22 automobili di proprietà. Una cifra significativa considerando che il ministero dello Sviluppo economico ne conta appena 5, mentre il ministero della Salute 2.

Non è l’unico caso sorprendente. A San Vito al Tagliamento, comune friulano di 15 mila abitanti, l’amministrazione dispone di 36 automobili; quasi quanto tutti gli organi di rilievo costituzionale (Corte dei conti, Csm, Consiglio di Stato e Avvocatura), che ne possono vantare 39. E che dire delle Province che resistono, a dispetto della loro paventata soppressione con la riforma di Graziano Delrio.

Gli enti sono vivi e vegeti, viaggiano in auto e, molto spesso, con autista a disposizione. Le Province, infatti, contano nel complesso 1.200 vetture di servizio. E anche qui le differenze sono all’ordine del giorno: se la Provincia di Mantova dispone di una sola autovettura, ci si chiede perché a Cuneo ne siano necessarie 88 e a Pisa 47. E, ancora, perché la popolosa Provincia di Salerno (1,1 milioni di abitanti) possa accontentarsi di 8 automobili, mentre quella di Isernia (84 mila abitanti, la più piccola d’Italia) ne debba avere 10.

Ci sono, poi, le Regioni. E anche in questo le curiosità sono tante. Prendiamo l’Abruzzo: risultano in uso al Consiglio regionale quattro autovetture, mentre la giunta ne ha 115. Esattamente come la Toscana, dove le auto per la giunta sono 243, a fronte delle quattro del Consiglio. Ci sono alcuni enti regionali che nemmeno si sono presi la briga di rispondere. Parliamo di Molise, Puglia e Liguria (in quest’ultimo caso la mancanza riguarda la giunta). Quando si dice il buon esempio. E la questione non è così secondaria.

Non si tratta infatti di semplice di trasparenza, ma soprattutto di «costi vivi». Nel frattempo, infatti, le amministrazioni pubbliche sono pronte a dotarsi di nuove autovetture. A inizio aprile, infatti, si è conclusa la gara indetta dalla Consip (la centrale acquisti dello Stato) per un accordo quadro relativo alla «fornitura di veicoli e la prestazione dei servizi connessi e opzionali per le Pubbliche amministrazioni».

Parliamo di 23 lotti per una spesa complessiva di 229 milioni di euro: 8.400 tra city car compatte ed elettriche, vetture con doppia alimentazione Gpl e benzina, vetture medie, van, furgoni e minibus. Nello stesso identico periodo sono andati aggiudicati ulteriori otto lotti di un altro bando di gara, questa volta relativo alla «fornitura di veicoli in noleggio a lungo termine senza conducente»: 10 mila unità tra «vetture operative», «veicoli commerciali» e motociclette. Totale della spesa: 137 milioni di euro. Non proprio dettagli in tempo di pandemia e crisi economica conseguente.

Anche perché, sebbene di sicuro saranno tutti acquisti utili e necessari, sarebbe stato quantomeno opportuno conoscere la consistenza del parco auto esistente. Questo perché il Dpcm del 2014 stabilisce che «le amministrazioni pubbliche che non adempiono all’obbligo di comunicazione» dei dati «non possono effettuare spese complessive annuali di ammontare superiore al 50 per cento del limite di spesa previsto».

Fondi tagliati, dunque. D’altronde si sa: in pandemia, vale tutto. Compreso non adempiere agli obblighi di legge.

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