Con un comunicato a sorpresa Casaleggio apre la piattaforma d’origine dei grillini a tutte le liste civiche per le prossime elezioni. Lo strappo con Grillo e Conte è completo, con tutti i rischi del caso per entrambi.
Rousseau si presenta alle elezioni. Non è un nuovo partito – o perlomeno, non ancora – ma la strada potrebbe essere segnata. Davide Casaleggio, tramite un comunicato, fa sapere che la sua piattaforma affiancherà le liste civiche già alle prossime amministrative: fornirà servizi di consulenza nella comunicazione, nell’organizzazione, nella raccolta fondi. Più che un manifesto politico, sembra quasi un volantino di marketing. Ma può essere un primo passo? Un primo assaggio prima di affacciarsi sullo scenario nazionale, magari con una formazione capeggiata da Alessandro Di Battista?
Presto per dirlo. Eccetto Berlusconi, nessuno è mai stato in grado di improvvisare un partito di successo dall’oggi al domani. Ma certamente Casaleggio sta preparando il campo. Vuole evidentemente ripartire dal territorio, colonizzare la terra vergine, quella che gli apparteneva prima che le nomenklature grilline corrompessero la purezza della sua creatura. E prima che Beppe Grillo perdesse la testa, travolto dalle vicende giudiziarie dei parenti.
La mossa di Casaleggio certifica il divorzio dal Movimento. Non solo: il manager piemontese lascia i pentastellati al loro destino, portandosi dietro i dati dei militanti, e di fatto paralizzando ciò che resta del M5s. Giuseppe Conte e i suoi sogni di gloria dovranno aspettare, perché senza piattaforma Rousseau la democrazia diretta si inceppa: e non può esserci un leader senza il meccanismo per eleggerlo. Senza contare che, in ogni caso, i pentastellati sarebbero obbligati a optare per un direttorio, che gli iscritti avevano già deliberato, anche se poi non se ne è fatto più nulla.
Certo, lo scenario affonda nella tristezza. Di solito le scissioni si fanno per questioni di potere, o di principio. In questo caso, i paladini della moralità si tirano gli stracci per questioni di avvocati e di vile denaro. Quello che va a formare la montagna di debiti che pesa su Rousseau, dovuto alla pigione non pagata da parte dei parlamentari. Beghe da condominio, più che da rivoluzionari. Sbocco naturale di un Movimento in cui ci sono sempre stati due padroni indiscussi, Grillo e Casaleggio: prima o poi, la bomba doveva esplodere.
Adesso, i naufraghi pentastellati veleggiano verso lidi ignoti: divisi tra chi vorrebbe andare a sinistra (Conte), chi puntare al centro (Di Maio), chi rimpiange la destra (Di Battista). E il partito democratico, quello che fino a poche settimane fa veniva descritto come l’alleato naturale dei grillini? Come sempre, non avendo nulla da dire, semplicemente sta a guardare.