Il ritiro annunciato da Joe Biden è oggetto di discussione. «Dobbiamo mantenere alta l’attenzione sulle minacce nell’area» mette in guardia il generale Kenneth McKenzie, comandante delle forze di Washington in Medio Oriente.
Il 20 aprile il Comando delle forze Usa in Medio Oriente ha dichiarato al Congresso di Washington che parte delle truppe in uscita dall’Afghanistan saranno comunque rischierate nella regione per effettuare operazioni antiterrorismo e costituire un presidio nei confronti delle mire espansionistiche di Russia e Cina.
Alla domanda su come saranno riallocati i soldati e di conseguenza spesi i miliardi di dollari dedicati alla lotta, il generale Kenneth «Frank» McKenzie ha precisato che alcune di queste forze potrebbero eseguire missioni «oltre l’orizzonte» nel territorio dell’Afghanistan, ma anche che i programmi dettagliati saranno resi noti dal Segretario alla Difesa Lloyd Austin entro la fine di maggio. McKenzie ha detto: «Man mano che le nostre forze usciranno saremo pronti a riposizionarci, ma dobbiamo mantenere alta l’attenzione su quelle che definiamo minacce destinate a risvegliare i conflitti nell’area», chiaramente alludendo ai talebani.
Questa dichiarazione arriva immediatamente dopo che il presidente Joe Biden ha proposto un budget 2022 per la Difesa quasi identico a quello dell’anno precedente, fatto che ha innescato una accesa discussione interna al Congresso. Biden ha annunciato la scorsa settimana che il ritiro dei 3.500 soldati inizierà il primo maggio e che la presenza Usa in Afghanistan nel 2021 è costata 14 miliardi di dollari. Ma un’analisi indipendente eseguita dal consulente per la Difesa Jim McAleese e consegnata ai membri del Congresso ha calcolato altri 21 miliardi di dollari di spesa per pagare i cosiddetti «requisiti di combattimento diretto», che occorrono per sostenere forze come quelle che gli Usa intendono mantenere nello scacchiere mediorientale, dove per poter agire hanno bisogno di un grande supporto del servizio informazioni e dello spionaggio.
Si tratta poi di mantenere operative armi di precisione a lungo raggio, droni, bombardieri e forze speciali pronte ad agire. Al momento non è chiaro quali nazioni accetterebbero di ospitare le forze statunitensi e le loro armi, ma è ovvio che più queste saranno lontane dallo scenario operativo più alti saranno i costi da sostenere. «Se lasci l’Afghanistan e vuoi tornare a condurre questo tipo di operazioni, ci sono tre cose che devi poter fare: trovare l’obiettivo, inquadrarlo ed essere in grado di colpirlo» ha detto McKenzie, che ha precisato: «I primi due incarichi richiedono un pesante supporto di intelligence, ma se saremo fuori dal Paese senza i mezzi che ci occorrono sarà più difficile farlo, anche se non impossibile».