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Tribunale per i minori, si cambia. Basterà?

Tribunale per i minori, si cambia. Basterà?

Troppi bambini e ragazzi subiscono gli effetti di un caos giuridico che affronta (male) situazioni di abuso e allontanamento dalle famiglie. La Riforma Cartabia prevede ora nuovi organismi iper specializzati che, pur avendo già sollevato critiche, sono un primo passo non più rimandabile.


È il 2011 quando, a Basiglio, un comune nell’hinterland di Milano, una bambina sta colorando sul suo quaderno un disegno che mette in allarme le maestre. Comincia un incubo. Il «disegno» viene trasmesso ai servizi sociali i quali allertano la Procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni e, in pochi giorni, si completa – con un’efficienza elvetica – l’allontanamento della bambina dalla casa dei genitori: ci si convince sia stata abusata dal fratello maggiore, anche lui collocato temporaneamente altrove. L’iter dura 69 interminabili giorni, salvo alla fine decretare il fraintendimento generale, con tante scuse. Risultato: una famiglia distrutta e un ragazzo che, da allora – a detta dei genitori – è stato l’ombra di sé stesso. Nel 2015, a Latina, un analogo ordine di allontanamento viene disposto con un blitz scenografico fuori dalla scuola media frequentata da un 12enne. Un nugolo di volanti, i servizi sociali, il curatore, il nucleo tutela minori si presentano all’uscita per prendere Francesco (il nome è di fantasia) e portarlo in un luogo che non viene rivelato, lontano dalla famiglia: i video di quel giorno mostrano lo smarrimento del bambino.

Molti come lui – purtroppo o per fortuna – a malapena si rendono conto della gravità di ciò che accade. Che cosa mai può razionalizzare la piccola Ambra (anche questo è un nome inventato), che a due mesi è stata «prelevata» da casa ed è rimasta senza alcun tipo di contatto con i genitori fino ai quattro anni, nonostante la battaglia intrapresa da loro e terminata con la piena riabilitazione. Chi restituirà a questa famiglia spezzata gli anni perduti?

Ogni anno, in Italia, migliaia di bambini vengono allontanati dalle famiglie, solo in minima parte per abusi e maltrattamenti davvero avvenuti, ovvero per obiettive condizioni di degrado dei nuclei familiari. È ancora vivo il ricordo dello scandalo di Bibbiano, nel Reggiano, che ha portato alla ribalta della cronaca un sistema malato. Qui sindaco e servizi sociali – talvolta conniventi con cooperative dai rilevanti interessi economici – formulano una richiesta al Tribunale per i minorenni che dispone poi l’allontanamento in via d’urgenza, spesso con indagini deficitarie se non addirittura inesistenti, basandosi su dichiarazioni vacue e generiche.

Quando si verificano casi del genere, invertire la rotta e provare a interloquire con un Tribunale dove il diritto al contraddittorio non è una priorità è come rimbalzare contro un muro di gomma, dove le misure «provvisorie» non sono impugnabili. Come in un processo kafkiano, si rischia di finire in un drammatico stallo senza che chi ne resta vittima possa fare nulla. Alla fine del 2020, da un report realizzato dal ministero della Giustizia, condotto proprio all’indomani del caso Bibbiano, è emerso che solo il 10 per cento dei bambini allontanati fa rientro a casa mentre per quasi 9 su 10 «non è dato sapere con certezza la destinazione». Un’ammissione sconcertante che ha acceso un faro sulla storica inefficienza del Tribunale per i minorenni, separato da quello «ordinario» nel 1934 per avocare a sé le competenze che riguardano i più piccoli.

Un organismo pachidermico che nasceva da intenti nobili ma non ha saputo adeguarsi ai tempi e, per difetti strutturali e procedimentali mai risolti, non è riuscito a garantire il diritto di difesa previsto dalla nostra Costituzione, con pregiudizio proprio di quei minori che doveva proteggere. Le storture della giustizia rappresentano sempre un fallimento. Dove funziona vi è certezza e tutela dei diritti, dove arranca s’inceppa, latita o è orientata, ne soffre il concetto stesso di comunità.

Il convincimento di base della Riforma Cartabia – che ha decretato il pensionamento dei Tribunali per i minorenni (anche se dal 2025) in favore di un tribunale iper specializzato, il nuovo «Tribunale unico per le persone, i minorenni e le famiglie», nasce proprio dal fallimento di questa esperienza. Si è cercato, con riforme parziali e successive, di erodere via via ampie sfere di competenza dei Tribunali per i minorenni in favore di quelli ordinari, ma non è bastato. La difficoltosa convivenza di due organismi giudiziari che si occupavano di minori, spesso con provvedimenti in contrasto tra loro, non poteva reggere e la nuova Riforma ha chiuso definitivamente la partita, anche se con un iter che è partito il 22 giugno 2022 e dovrebbe appunto concludersi alla fine del 2025.

I non addetti ai lavori potranno giustamente chiedersi se, sparendo i vecchi Tribunali per i minorenni, si cancelleranno anche scandali e malaffari. Il tema principale, però è capire se sia possibile trovare un argine naturale e più efficace a tutela del benessere psicofisico dei minori nell’ambito di un organismo con regole certe, procedure votate alla tutela del contraddittorio e tempi garantiti da percorsi non arbitrari. Le norme intervengono proprio con questo obiettivo, anche se già non mancano le critiche di associazioni e addetti ai lavori.

Tra le principali, si legge per esempio di procedure che si allungheranno: affermazione paradossale se rapportata a un sistema di giustizia minorile slegata da ogni tempistica e che ha fatto della «latenza» di fascicoli, giacenti per innumerevoli anni senza una decisione, la sua connotazione. Ancora: si legge delle preoccupazioni dei magistrati minorili. Turbamenti meritevoli di attenzione e rispetto, ma non annullano il sospetto che in essi si annidino difese corporativistiche. La riforma è imperfetta e certamente migliorabile, ma conviene provare ad applicarla. Semmai è il caso di convenire sul fatto che non si poteva andare avanti come prima, perché le famiglie – nelle loro varie articolazioni – e i minori meritano di essere trattati da un unico organo, che sia il più efficiente possibile e, soprattutto, garantisca il legittimo diritto di difesa.

Info: Missagliadevellis.com

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