La riforma fiscale di Draghi parte in salita a causa delle visioni diverse dei partiti politici. Il mantra comune è la semplificazione del sistema fiscale, ma è sul come che iniziano a nascere le divergenze. Questo però non aiuta il processo di rinnovo dell’universo tasse.
Draghi ha infatti sottolineato come per mettere in campo una riforma “è auspicabile una ampia condivisione politica. Il Governo si è impegnato a presentare una legge delega entro il 31 luglio 2021. Il Parlamento sarà pienamente coinvolto e svolgerà un ruolo di primo piano”.
Il problema sta proprio in “una ampia condivisione politica”, che al momento non sembra esserci. Anche perché si va da chi guarda alla flat tax dei 65.000 euro come un faro nella notte a chi vuole un sistema progressivo, a chi punta sul rafforzamento della fattura elettronica e più in generale dei vari pagamenti digitali a partiti che non considerano questi aspetti come una priorità o una necessità. Per non dimentica anche chi vorrebbe una riforma basata sulla crescita e non sulla redistribuzione. Visioni dunque che alle volte sono anche diametralmente opposte e che faranno veramente fatica a trovare un punto d’incontro, come vorrebbe Draghi.
Per il momento infatti di come sarà strutturata questa riforma si sa ben poco, ma secondo il premier “è presto per dare risposte su quale sarà la riforma del fisco. È essenziale che il lavoro del Parlamento giunga a compimento e che vengano fornite indicazioni politiche quanto più condivise e puntuali possibili”.
Nel mentre dunque che aspettiamo l’arrivo dei punti in comuni tra le varie forze in campo, c’è il rischio che nel Piano nazionale ripresa e resilienza (Pnrr), che questa settimana arriverà in visione alle camere e poi sarà immediatamente spedito alla Commissione europea entro fine mese, si rimpolpi di tasse di varia natura. Già qualcuna sembra essere stata preannunciata. E parliamo della riforma del catasto. Questo passaggio è stato messo nero su bianco nel testo del documento e fa presagire un aumento di tasse proprio sugli immobili.
Da ricordare inoltre che in Italia sulla casa c’è già una patrimoniale (Imu), ma anche in molti altri settori della vita economica. La situazione che dunque si sta andando a delineare ricorda sempre di più il periodo che seguì la fine della Grande guerra. A quel tempo il debito pubblico era salito alle stelle (come adesso) e i patrimoni privati erano cresciuti (stessa situazione attuale, causa lockdown e incertezza economica). In Italia infatti proprio dal 1919 si iniziò a parlare concretamente di introdurre una patrimoniale. E alla fine la si fece.
Il percorso che sembra dunque delinearsi all’interno del Pnrr ripercorre la stessa strada del passato, dato che resta ancora poco chiaro come si riusciranno a ripagare i 221 miliardi di debito che il nostro Paese sta facendo. In linea generale sono due gli strumenti a disposizione del governo per rimettere le finanze in ordine: la crescita economica e un maggiore gettito. Per quanto riguarda il primo elemento, se il Pnrr dovesse concretizzarsi seriamente il Pil dell’economia italiana dovrebbe crescere, e in maniera anche sostenuta se si pensa ai numeri ai quali siamo abituati da anni. Lato gettito, si dovrà capire bene chi dovrà sostenere maggiormente questo fardello. Certo è che la riforma del catasto, non fa presagire nulla di buono.
A questo si aggiunge inoltre che si vorranno assumere più di 4.000 tra funzionari e dipendenti dell’Agenzia delle entrate per combattere l’evasione fiscale. Da sottolineare che ad oggi i maggiori controlli fatti sono sui cittadini e le piccole realtà economiche. Sui grandi evasori e le società ben strutturate si fa fatica a portare a termine controlli serrati, anche grazie alla loro organizzazione fiscale. Si spera dunque che questi nuovi reclutamenti dell’Agenzia delle entrate non continuino a focalizzare solo sulla piccola evasione ma anche su quella grande. A questo si aggiunge la transazione ecologica.
Il capito della svolta sostenibile è infatti poco chiaro soprattutto sul lato fiscale. E dunque su come dovrà essere finanziato. Per il momento si sa che dal 1° di luglio partirà la plastic tax, e poi chissà se verranno introdotte altre tasse per finanziare il pacco sostenibilità, come per esempio la carbon tax (progetto che si sta studiando anche in campo europeo).