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Giorgia Meloni sul sentiero indo-pacifico

Giorgia Meloni sul sentiero indo-pacifico

Mentre Francia e Germania guardano alla Cina, la premier italiana, oltre a Polonia e Nordafrica, coltiva il rapporto con Tokyo e New Delhi.


La narrazione del tandem franco-tedesco che taglia fuori l’Italia dalle decisioni che contano contiene una consistente parte di verità, ma omette aspetti non meno importanti. Al centro degli incontri a Washington condotti negli Usa dai ministri dell’economia francese Bruno Le Maire e tedesco Robert Habeck, volati separatamente a Washington, ci sono soprattutto i destini dell’industria automobilistica europea. Questo settore vede particolarmente esposte Francia e Germania, che hanno strappato una procura informale da Bruxelles per trattare Oltreatlantico. L’Italia c’è, eccome, ma i suoi interessi sono assorbiti dai capofila francesi e tedeschi.

Dietro un messaggio complessivo di euro-convergenza, si agitano dunque tendenze diverse. La «scampagnata» a Washington dei due super-ministri conferma per esempio che il rapporto franco-tedesco in Europa tiene, ma anche che il duo non si allarga ad altri. Men che meno all’Italia. Il rinnovato dinamismo di Roma in Nordafrica e nel Mediterraneo infastidisce infatti Parigi. C’è dell’altro: la micidiale accoglienza riservata dai media tedeschi a Giorgia Meloni, in occasione del suo recente incontro con Olaf Scholz, rivela i timori di settori del «deep State» tedesco rispetto all’asse Italia-Polonia, che insidia l’egemonia di Berlino sul fianco orientale dell’Unione. Questi timori sono intercettati dalla politica tedesca, come testimoniano le aspre dichiarazioni del governatore bavarese Markus Söder contro un’intesa tra il Partito popolare europeo a trazione tedesca e i conservatori europei guidati da Meloni.

Il confronto franco-tedesco con gli Stati Uniti è tutt’altro che facile, e non potrà risolversi rapidamente. A tenere banco è infatti la volontà delle grandi case automobilistiche dei due Paesi europei di restare in Cina. Partiamo dalla Germania. Per un verso, Berlino sembra aver guadagnato un po’ di tempo per i propri colossi industriali nel Gigante asiatico, destinando una fetta imponente del proprio programma di riarmo all’acquisto di soluzioni per la difesa di produzione statunitense. In sintesi: i tedeschi comprano caccia F-35 per consentire a Volkswagen di rimanere più a lungo in Cina, e a condizione di produrre solo per quel mercato. Per un altro verso, non si può tralasciare la recente trasferta del cancelliere Scholz in Sudamerica, finalizzata ad assicurare all’industria tedesca linee di approvvigionamento di minerali e terre rari indispensabili per la transizione verde.

Benché gli incontri di Scholz siano stati preparati meticolosamente dai diplomatici berlinesi, e nonostante la presenza di importanti comunità tedescofone in tutto il «Cono Sur», non sono mancati momenti difficili. Come quando il brasiliano Lula, accogliendo il Cancelliere, ha rifiutato di prendere posizione rispetto al conflitto in Ucraina e di riconoscere le responsabilità degli invasori russi. Con grande enfasi, il presidente brasiliano ha invece auspicato un ruolo di mediazione per il cinese Xi Jinping. Scholz è stato preso in contropiede, e la stampa tedesca non ha mancato di rilevarne il profondo imbarazzo e stigmatizzarne le smorfie. Anche i francesi tribolano non poco proprio sul fronte cinese. Lo dimostrano gli incontri del cinese Wang Yi a Parigi della scorsa settimana, e l’imminente viaggio di Macron a Pechino il 3 e 4 aprile prossimi.

Con notevole sang froid, Giorgia Meloni batte un’altra pista. La sua non ha precedenti e passa dai rapporti con Londra e Tokyo, senza tralasciare il ruolo dell’India. Non solo Polonia, quindi, ma un ruolo attivo nel Mediterraneo allargato che traguarda l’Oceano indiano. Ve n’è già traccia in grandi contratti, che sono il proverbiale «canarino nella miniera». Si prenda il caso dell’ambizioso programma «Tempest» – il caccia multiruolo stealth di sesta generazione – di cui oltre al nostro Paese fanno parte Regno Unito e Giappone, e che è stato al centro della recente visita a Roma del premier giapponese Fumio Kishida. Non finisce qui: all’inizio di marzo, Meloni sarà a New Delhi per il forum Raisina Dialogues, dedicato a geopolitica e questioni strategiche. Il presidente del Consiglio, la cui presenza avrà ampio risalto, non si presenterà sola, bensì in compagnia di una decina di colossi industriali italiani. L’Italia è tornata nel Grande Gioco, a suo modo. n

L’autore, Francesco Galietti, è esperto di scenari strategici, fondatore di Policy Sonar

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