Se c’è un tratto identitario del Pd che, anche in questa fase di discussione interna sul perimetro di valori, ideali e programmi, risulta indiscutibile è la brevità delle tregue.
Pier Luigi Bersani si è infatti già rilanciato all’attacco della dirigenza. L’appoggio di Denis Verdini alle riforme non riesce infatti ad andargli giù in alcun modo. Parla di “circolazione extracorporea rispetto al Pd e alla maggioranza di governo. Tanta nostra gente pensa che sia ora di rendere più chiaro dove si stia andando, senza cortine fumogene, giochi di parole e battute assolutorie”.
Denis Verdini

Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ospite al programma televisivo ”In 1/2 ora”, negli studi Rai di via Teulada a Roma, 4 ottobre 2015
Denis Verdini

Lucio Barani (s) e Denis Verdini in Senato durante le votazioni emendamenti alla Riforma Costituzionale, Roma 3 Ottobre 2015
Denis Verdini

Baci e abbracci per il Ministro delle Riforme Maria Elena Boschi (stringe la mano a Denis Verdini) in Senato al termine delle votazioni degli articoli DDL sulle Riforme, Roma 7 Agosto 2014.
Denis Verdini

Augusto Minzolini, Denis Verdini e Loredana De Petris durante la discussione della riforma Costituzionale in aula del Senato, Roma, 17 settembre 2015
Denis Verdini

Denis Verdini nella Sala Nassirya durante la conferenza stampa di presentazione del gruppo”Alleanza liberalpopolare-Autonomie (ALA)” – Roma 29 Luglio 2015
Denis Verdini

Il senatore di Ncd Antonio Azzollini stringe la mano a Denis Verdini (a destra) in Senato dopo il risultato del voto sulla richiesta di arresto nei suoi confronti, Roma, 29 Luglio 2015
Denis Verdini

Il senatore di Forza Italia Denis Verdini nell’Aula della Camera per la prima votazione per eleggere il presidente della Repubblica, Roma, 29 gennaio 2015.
Denis Verdini

Denis Verdini
Cosa preoccupa davvero Bersani
In realtà ciò che preoccupa di più l’ex segretario è il rischio per la minoranza che guida di essere messa all’angolo, di diventare ininfluente. Non che lo siano i voti dell’ex forzista. Matteo Renzi è riuscito infatti nell’impresa di neutralizzare sia gli uni che gli altri.
La riforma del Senato sarebbe stata comunque approvata (il voto finale è previsto per il 13 ottobre ma il grosso è fatto) sia che i ribelli dem avessero votato contro sia che l’avessero fatto gli 11 senatori dell’Ala di Verdini. Anche se, va detto, nei pochi voti segreti il loro apporto è risultato fondamentale.
L’apertura di Renzi
Bersani pretendeva che il premier non accettasse il suo appoggio. Ma, per quanto non necessario, Renzi si è ben guardato dal fare lo schizzinoso. “Sono gli stessi senatori che hanno votato il testo anche nelle precedenti letture (quando capogruppo era Roberto Speranza – è stato il ragionamento – perché adesso dovremmo rifiutarli?”. E, soprattutto, perché Renzi non dovrebbe accettare i voti dei verdiniani sulla riforma del fisco e della giustizia?
“Non credo sia utile che ogni settimana, anche da parte di Bersani, si costruisca una nuova polemica – si è lamentato il vicesegretario Lorenzo Guerini – Il rispetto per il Pd è anche non aprire ogni giorno un fronte interno e non alimentare tensioni che non servono a nessuno”.
I due corpi estranei: Verdini e… Renzi
L’opinione pubblica dem è divisa: da una parte c’è chi considera Denis Verdini come un impresentabile, dall’altra chi ricorda a Bersani quando nel 2010 cercava di convincere i compagni che l’appoggio alle riforme da parte dell’ex fascista Gianfranco Fini era necessario perché è la Costituzione a prescrivere che esse debbano essere il più possibile condivise e che allora non si preoccupava della perdita dei valori della sinistra.
Bersani e le strane alleanze del Pd
Ora il dubbio è su quanto possa davvero costare al Pd, in termini elettorali, questa contiguità tra due corpi estranei alla sinistra come Verdini e, come una parte del partito e dei militanti continua a considerarlo, Matteo Renzi.
Probabilmente Bersani, che non pensa affatto alla scissione, ha capito che il tema “corpi estranei” riscuote un discreto successo e ha deciso di cavalcarlo con energia. Il suo orizzonte non sono nemmeno le riforme, almeno non quella del Senato alla quale i dissidenti non faranno mancare il loro appoggio.
Si intravede piuttosto una strategia in funzione congressuale. Non è un segreto per nessuno che il principale obbiettivo di Bersani e i suoi sia quello di riprendersi la Ditta.
Lo stesso può dirsi del premier: l’ex forzista gli serve per far approvare le riforme oggi, ma il premier guarda al futuro. Anche attraverso il taglio delle tasse, a cominciare dalla cancellazione dell’Imu, il premier punta all’elettorato centrista. Il dubbio è quanto si possa rinunciare a cuor leggero a quello di sinistra o anche solo a una parte di esso.
