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Un parlamento tutto d’oro

Un parlamento tutto d’oro

La più grande istituzione della Ue anche in tempi di pandemia non conosce l’espressione «spending review». Il suo bilancio 2021 sfonderà i 2 miliardi di euro. Con spese, in molti casi, imbarazzanti.


Dev’essere proprio estenuante lavorare al Parlamento europeo se soltanto per «missioni e spostamenti del personale tra i tre luoghi di lavoro», e dunque le tre sedi di Bruxelles, Strasburgo e Lussemburgo, sono state previste per il 2021 spese per 28,5 milioni di euro. Nulla in confronto ai 67,5 milioni destinati agli europarlamentari per coprire le «spese di viaggio e di soggiorno per le missioni da e per le sedi di lavoro e per altre missioni». Benvenuti nel fantastico mondo dorato dell’Europarlamento.

Panorama ha consultato i dettagliati bilanci di previsione di quest’anno. Le uscite sono da capogiro: oltre 2 miliardi di euro (per la precisione 2.063.521.135 di euro). Per carità, si tratta di un’istituzione centrale per la vita comunitaria ma che, a quanto pare, anche in tempo di Covid-19 non ha ritenuto opportuno stringere la cinghia: rispetto al 2020 le spese non solo non sono diminuite, ma addirittura aumentate di 24,7 milioni di euro (da 2,038 a 2,063, appunto).

A saltare agli occhi tra tutte è la spesa per il personale: tra funzionari, consulenti, collaboratori e ovviamente i 705 deputati se ne andranno 1,1 miliardi di euro.

Ma entriamo nello specifico. Per le sole indennità dei nostri europarlamentari nel 2021 verranno spesi 76,7 milioni di euro, oltre ai costi per i viaggi, già menzionati, e ad altre indennità «di spese generali». Per l’esattezza sono 39,5 milioni per «coprire le spese connesse alle attività parlamentari dei deputati», che si aggiungono a loro volta ai 209 milioni di euro che Bruxelles mette a disposizione per gli assistenti parlamentari.

Ma non è tutto. Affinché agli eletti non manchi nulla, nel bilancio sono conteggiati ulteriori 5,5 milioni per il rimborso di spese di viaggio se «effettuate nello Stato membro di elezione». Come se non fosse sufficiente in bilancio, sono iscritti anche 191 mila euro destinati a coprire le indennità forfettarie di soggiorno e di rappresentanza del presidente dell’Europarlamento, David Sassoli. Una cifra che si somma all’indennità standard di cui godono tutti gli eletti, pari a circa 9 mila euro mensili.

Il deputato europeo, poi, ha la certezza di non essere «abbandonato» dopo i cinque anni di legislatura. In bilancio sono iscritti 9,2 milioni di pensione a cui accede chi è stato in carica. Il buon vecchio il vitalizio. E ci sono altri quattrini a disposizione della famiglia: 1,9 milioni di pensione di reversibilità, che può liquidare il figlio o la moglie di un eurodeputato passato a miglior vita; infine, più di 2 milioni di «indennità transitoria», versata alla fine del mandato. Una liquidazione dorata.

Spese mastodontiche, dunque, che impallidiscono dinanzi ai 700 milioni destinati a pagare funzionari, dirigenti e dipendenti, interamente assorbiti da stipendi, indennità varie e pensioni. Non è tutto. Perché a queste somme si aggiungono altri 65 milioni per eventuali assunzioni specifiche del segretariato generale o dei gruppi politici, 34,5 milioni per gli agenti di sicurezza, e ulteriori 7,4 milioni per pagare gli autisti. Interessante poi, che al di là delle tante occasioni di formazione e aggiornamento (spiccano i 750 mila euro per «corsi di lingua e informatica» per gli eurodeputati), ci si preoccupi anche di rinsaldare i rapporti umani. Così, in piena pandemia, il Parlamento europeo destina 265 mila euro per le «relazioni sociali tra i membri del personale». Di che parliamo? Di sovvenzioni ai club e circoli sportivi e culturali del personale, nonché per «contribuire al costo di una struttura permanente d’incontro (per attività culturali, sportive, ricreative, di ristorazione) da utilizzare nel tempo libero». Non si sa mai.

Nessuno dimentichi, poi, gli ex parlamentari: a bilancio sono iscritti altri 500 mila euro destinati a finanziare i costi di riunione dell’Associazione degli ex deputati del Parlamento europeo. Che cosa abbiano da dirsi, resta una curiosità sospesa. Al di là delle risorse umane, però, imponenti sono anche i costi di gestione. Il solo mantenimento delle tre sedi vale 235 milioni di euro, cui si aggiungono ulteriori 27 milioni per saldare affitti vari, che lasciano quantomeno perplessi considerando che il patrimonio immobiliare del solo Parlamento è pari a 886 milioni di euro. Sta di fatto che oggi l’istituzione comunitaria che gestisce il potere legislativo europeo gode di ben 27 sedi nei tre luoghi di lavoro: 17 a Bruxelles, 5 a Strasburgo e 5 in Lussemburgo, per un totale di 1.180.131 metri quadrati.

Una metropoli per la cui pulizia si stimano oltre 67 milioni. E attenzione: l’intento è espandersi ulteriormente. Nelle ultime settimane, infatti, è stato pubblicato un bando per «servizi architettonici e tecnici» finalizzati in particolare a ideare «progetti di nuova costruzione relativi agli edifici del Parlamento europeo». Costo della consulenza: oltre 8 milioni di euro.

La lunga lista delle euro-spese non termina qui. Come tutti i luoghi istituzionali che si rispettino, ci sono ancora le uscite previste per le apparecchiature informatiche e di telecomunicazione (191 milioni); quelle canoniche di amministrazione (6,7 milioni); e per riunioni, conferenze e delegazioni (altri 34 milioni).

Fondamentale, però, è anche e soprattutto pubblicizzare i risultati raggiunti. E così per i vari rivoli dell’informazione – tra altre consulenze non meglio specificate, fondi a società ed enti, costi di archiviazione e per l’organizzazione di manifestazioni pubbliche – se ne andranno quest’anno altri 119 milioni di euro. Per un totale da capogiro (oltre 2 miliardi di euro, come detto) che, tuttavia, non è neanche il costo totale della macchina europea.

Al Parlamento, infatti, come si sa ci sono da aggiungere le altre istituzioni, dalla Commissione europea al Consiglio Ue, dalla Corte di giustizia fino alla Corte dei conti comunitaria. Ebbene: le sole spese amministrative di tutte queste strutture superano gli 8 miliardi di euro.

Una cifra inimmaginabile giustificata anche dal personale che lavora all’interno delle istituzioni. Secondo i dati del bilancio 2021 parliamo, in totale, di 39.320 persone tra «posti permanenti» e «posti temporanei» (di cui 23.158 alla sola Commissione di Ursula von der Leyen contro i 6.722 del Parlamento europeo). Numeri che lasciano interdetti visto il complicato periodo che l’Europa sta vivendo e la crisi che ne è derivata. Ma la crisi, pare proprio, nei palazzi del potere del continente non è così avvertita.

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