In attesa delle varie task force per gestire i fondi europei, il premier Mario Draghi e i suoi ministri hanno costituito le proprie squadre di esperti. E di immancabili fedelissimi… Costo stimato, per adesso, 3 milioni di euro.
In attesa che si formino le varie task force per la gestione dei fondi in arrivo da Bruxelles e venga costituita la cabina di regia per il Recovery Fund, pare chiaro che Palazzo Chigi abbia deciso di portarsi avanti con i lavori. Secondo l’ultimo aggiornamento disponibile, sono ben 107 i fedelissimi e i tecnici assunti con contratti di collaborazione e consulenza dal presidente del Consiglio Mario Draghi, dai suoi sottosegretari e dai vari ministri senza portafoglio che pure fanno capo a Palazzo Chigi.
Un’«armata» tecnica che, secondo i conti elaborati da Panorama, costa alle casse pubbliche oltre 3 milioni di euro, a cui vanno sommati i contratti in via di definizione, che si possono stimare in almeno un altro milione di euro.
Gli stipendi, in effetti, viaggiano su cifre importanti. Il capo di Gabinetto del premier, per dire, è Antonio Funiciello, già capo dello staff dell’ex presidente Paolo Gentiloni e responsabile comunicazione e cultura del Pd nel 2013: tra «trattamento economico fondamentale», «retribuzione di posizione» e «indennità di diretta collaborazione» il giornalista e saggista porta a casa 217 mila euro annui. Non va malissimo nemmeno al collega, ex firma di Bloomberg, Ferdinando Giugliano, che guadagna 170 mila euro.
Ciò che spicca però è il fatto che Draghi, ben consapevole della necessità di circondarsi di persone fidate, abbia deciso di assumere soprattutto donne e uomini di Bankitalia e del mondo finanziario. Così se l’economista e accademico Francesco Giavazzi ha assunto a titolo gratuito il ruolo di consigliere, la segretaria particolare di Draghi, Maria Grazia Ciorra, riceve stipendio da Palazzo Koch essendone dipendente, salvo un’aggiunta di 60 mila euro a carico di Palazzo Chigi.
Esattamente come per la portavoce Paola Ansuini: anche la sua retribuzione è erogata da Bankitalia, fatta eccezione per i 55 mila euro in più versati come «indennità di diretta collaborazione». Ma non è tutto. Nella lunga lista di nomi spuntano altri «tecnici» non nuovi alla politica. Il consigliere di Draghi Alessandro Aresu (100 mila euro annui) è stato già capo segreteria tecnica del ministro del Sud Giuseppe Provenzano durante il Conte-bis e consulente di Enrico Letta al tempo in cui rivestiva il ruolo di premier.
D’altronde il legame con l’attuale segretario del Pd non nasce ora: Aresu, infatti, è direttore scientifico della «Scuola di politiche» di cui è presidente proprio Letta. Nel board scientifico dell’istituto, però, siede pure Serena Sileoni, assunta anche lei come collaboratrice da Draghi: liberista convinta, è tra le altre cose vicedirettrice dell’Istituto Bruno Leoni e collaboratrice in passato di altri think-tank come l’Aspen institute.
A chiudere il trittico Simona Genovese: funzionaria istituzionale di lungo corso, è stata a capo della segreteria del sottosegretario dem all’Editoria Andrea Martella e, prima ancora, nello staff del premier Gentiloni proprio insieme a Funiciello. E se l’economista Draghi ha preferito circondarsi di colleghi, i politici, manco a dirlo, hanno scelto fedelissimi provenienti molto spesso dagli stessi orizzonti partitici. Un esempio significativo è quello della ministra per le Pari opportunità, Elena Bonetti. Nel suo staff, esattamente com’era nel Conte 2, ha ritrovato una consulenza ad hoc anche Ileana Cathia Piazzoni: deputata dem di rito renziano nella scorsa legislatura (2013-2018), dopo essersi ricandidata senza successo alle Politiche del 2018, nel settembre scorso ha deciso di traslocare sotto le insegne di Italia viva, esattamente come Bonetti.
Contratto da «esperto» anche per Nicolae Galea, compagno di Alessio De Giorgi, da sempre responsabile social di Renzi. Altro nome curioso è quello di Antonella Manzione, nominata dalla Bonetti «consigliere giuridico preposto al settore legislativo»: fece notizia quando l’ex premier nel 2014 la nominò capo del Dipartimento degli affari giuridici e legislativi della presidenza del Consiglio, facendola traslocare da Firenze dove dirigeva i vigili urbani. Nel precedente esecutivo, peraltro, a prenderla nel suo staff era stata un’altra renziana, Teresa Bellanova, allora al ministero dell’Agricoltura. Ora che l’ex sindacalista ha dovuto accontentarsi di un posto da sottosegretaria, la Manzione è stata assunta dalla Bonetti, con retribuzione erogata dal Consiglio di Stato, salvo un’aggiunta di 33 mila euro.
Anche la ministra per gli Affari regionali Mariastella Gelmini sembra aver fatto attenzione al passato politico di alcuni dei suoi collaboratori: a capo della sua segreteria tecnica c’è Massimo Parisi, ex parlamentare di Forza Italia, poi di Ala e storico braccio destro di Denis Verdini in Toscana, condannato nel 2018 per bancarotta con interdizione dai pubblici uffici (a luglio deve celebrarsi l’appello), tanto che Palazzo Chigi starebbe valutando la sua nomina. La leghista Erika Stefani, invece, ha assegnato una piccola consulenza al giornalista Davide Cordua, finora in forza al gruppo parlamentare della Lega e addetto stampa pure della Regione Trentino-Alto Adige (nonostante non sia nativo di questa regione), guidata dal leghista Maurizio Fugatti. E poi c’è chi ha voluto attingere da altri campi: l’ex campionessa Valentina Vezzali, oggi sottosegretaria allo Sport, ha nominato come «esperto in materia di comunicazione» il giornalista sportivo e volto noto televisivo Massimo Caputi (50 mila euro la retribuzione).
Tutto legittimo, tutto secondo la legge, e infatti ognuno fa il suo. A sorprendere è anche il ministro Vittorio Colao che si è circondato di non pochi collaboratori: uno staff di 12 persone tra tecnici, esperti, segretari, capi di Gabinetto, addirittura un «consigliere diplomatico» (il consigliere d’ambasciata Maria Stefania Fancello) per portare a termine la Transizione digitale. Confidando che questo accada, considerando il disastro della ministra pentastellata Paola Pisano che l’ha preceduto. Intanto il capo Gabinetto Stefano Firpo, con forte legame al banchiere ed ex ministro Corrado Passera, porta a casa 150 mila euro di remunerazione e 50 mila di indennità per la collaborazione.
