Putin rinsalda la convergenza tra Russia e Armenia. Un fattore che non viene troppo apprezzato dall’Azerbaigian (e dalla Turchia)
La Russia ha recentemente schierato delle truppe in due nuove aree nel Sud dell’Armenia: in particolare nella regione di Syunik, una zona strategica situata nei pressi confine azero. La mossa è stata adottata come ulteriore garanzia di sicurezza in seguito al conflitto dello scorso anno nel Nagorno-Karabakh. A riferirlo sono state fonti di stampa russe che, secondo Reuters, hanno citato il primo ministro uscente dell’Armenia, Nikol Pashinyan. “Questa è un’ulteriore garanzia di sicurezza non solo per la regione di Syunik ma per l’Armenia”, ha dichiarato Pashinyan. Ricordiamo che, in base al cessate il fuoco dello scorso autunno, Mosca abbia dislocato nel Nagorno-Karabakh alcune forze di pace per cercare di stabilizzare il territorio, oltre che come forma di protezione per la popolazione armena, finita sotto il controllo degli azeri. Lo scorso febbraio, era del resto stato lo stesso ministero della Difesa armeno, Vagharshak Harutyunyan, a chiedere che la Russia rafforzasse la propria presenza in loco.
Inoltre, secondo quanto riferito dall’agenzia di stampa russa Tass il 6 maggio, il ministro degli Esteri armeno, Ara Ayvazyan, avrebbe mostrato apprezzamento per il ruolo delle truppe di Mosca durante un incontro con il suo omologo russo, Sergej Lavrov. “Voglio sottolineare che la presenza delle forze di pace russe ha impedito ulteriori atrocità contro i residenti dell’Artsakh”, ha dichiarato Ayvazyan. In occasione dello stesso incontro, non si è comunque parlato soltanto del Nagorno-Karabakh, ma c’è stato anche spazio per la diplomazia vaccinale. Lavrov ha infatti annunciato che Mosca ed Erevan sarebbero in trattative per concludere un accordo, che consenta la produzione del siero russo Sputnik V in Armenia. “[Abbiamo] discusso i [nostri] sforzi congiunti nella lotta contro l’infezione da coronavirus. La Russia ha consegnato decine di migliaia di [dosi] di vaccino Sputnik V all’Armenia. Ora stiamo valutando la questione dell’acquisto di un altro milione di dosi del vaccino da Erevan e dell’organizzazione della sua produzione in Armenia”, ha dichiarato Lavrov.
Insomma, è chiaro che Mosca stia cercando di rafforzare ulteriormente i suoi già saldi legami con l’Armenia. Una strategia che, alla sua base, può avere varie ragioni. In primo luogo, va osservata una motivazione storica: negli ultimi decenni, la vicinanza della Russia all’Armenia si è infatti rivelata particolarmente stretta. In secondo luogo, è chiaro che Mosca voglia arginare la crescente influenza turca sul Caucaso meridionale: non dimentichiamo che, nel conflitto in Nagorno-Karabakh, l’Azerbaigian sia stato ampiamente spalleggiato proprio da Ankara. Non bisogna del resto trascurare che, negli ultimi mesi, le relazioni tra Russia e Turchia abbiano attraversato alcune fasi di turbolenza: il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, non ha mai apprezzato troppo la presenza di forze di pace russe nel Nagorno-Karabakh. Inoltre, il Sultano ha recentemente confermato il suo appoggio a Kiev contro la linea di Mosca, preoccupato – tra le altre cose – dalle mire del Cremlino sul Mar Nero. Un fattore che, secondo qualcuno, avrebbe spinto la Russia a ridurre in ritorsione i voli di collegamento con la Turchia.
In terzo luogo, i rapporti tra Mosca e Baku sono da tempo segnati da alcuni significativi. Non si tratta soltanto di ragioni storiche, ma anche di problematiche più recenti: alcune delle quali affondano le proprie radici nel conflitto in Nagorno-Karabakh. Lo scorso aprile, secondo quanto riportato da Eurasianet, Baku ha lanciato una campagna pubblica contro la Russia: in particolare, l’agenzia statale azera per lo sminamento, Anama, ha affermato che, nel corso del recente conflitto, gli armeni avrebbero lanciato contro le forze azere missili russi Iskander: in particolare, secondo Baku, si sarebbe trattato di Iskander variante M (quella, cioè, non ufficialmente destinata all’esportazione). Lo stesso presidente dell’Azerbaigian, Ilham Aliyev, ha annunciato di aver posto la questione al suo omologo russo, Vladimir Putin. Tutto questo, mentre il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha respinto le accuse, negando che gli armeni abbiano usato – durante il conflitto – dei missili Iskander di qualsiasi tipologia. Insomma, non è da escludere che Mosca punti a rafforzare i propri legami con Erevan anche per arginare la crescente ostilità da parte dell’Azerbaigian. Questo poi non vuol dire che si prospetti una totale rottura tra russi e azeri: il viaggio attualmente in corso di Lavrov a Baku sta a dimostrarlo. Resta però il fatto che i rapporti tra i due Paesi non risultino troppo idilliaci.