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Le bufale dei cacciatori di bufale

Le bufale dei cacciatori di bufale

Nel suo nuovo libro Mario Giodano, il Grillo di Panorama, racconta dei «tromboni» che in Italia danno lezioni su tutto, senza averne le competenze o non azzeccandone una. Dagli industriali ai politici, dagli scienziati ai paladini dei media. Ecco appunto, osservate con spirito autocritico, le disavventure delle nuove star dei giornali digitali che vorrebbero smascherare le falsità dell’informazione…


Adesso vanno di moda i cacciatori di bufale. Si chiamano «debunker». Sono i nuovi torquemada della notizia: si sono intestati, in base a non so che, il diritto di decidere chi dice il vero e chi il falso. Si sono autoproclamati controllori della notizia. Paladini web della corretta informazione. Ma la nuova professione non cancella l’antica domanda: chi controlla i controllori? David Puente, per esempio, è vicedirettore di Open, il giornale fondato da Enrico Mentana che del fact-checking (controllo dei fatti, ma in inglese è più chic) fa una ragione di vita. David è un po’ il capofila dei controllori che controllano tutti, dispensando a destra e manca patenti di credibilità. Di attendibilità. Ma resta un dubbio: a lui la patente di credibilità e di attendibilità chi gliel’ha mai data?

Il 1° gennaio 2022, per esempio, sul giornale Open, di cui Puente è vicedirettore, compare una notizia choc: «Il no vax usa un laccio emostatico per fermare il vaccino, finisce operato e rischia l’invalidità». Il fatto, riporta il giornale, è successo nell’ospedale di Lugo in Emilia-Romagna. E la fonte di questa notizia così sconvolgente è un tweet di un certo dottor Claudio Luca Biasi. Peccato però che l’Ausl di Ravenna smentisca che nell’ospedale di Lugo in Emilia-Romagna sia mai successo nulla di simile. E peccato che sul sito della Federazione nazionale dell’Ordine dei medici non esista alcun dottor Claudio Luca Biasi ma solo un dottor Claudio De Biasi, che per altro risulta pure di stanza a Palermo. Il tweet, insomma, pare proprio una bufala. O per lo meno una notizia per nulla verificata. Possibile che i maestrini del fact-checking non abbiano fatto fact-checking su se stessi prima di pubblicarla?

Un’altra giornalista di Open, Giulia Marchina pubblica un post di Instagram in cui definisce un giovane ucciso a Roma per difendere la sua fidanzata uno «sbruffone» e lo denigra come «giovane sovranista». Peccato che per attaccare il defunto usi notizie vecchie di tre anni. Anche qui, evidentemente, nessun fact-checking. Il medesimo Puente bacchetta i video di un pericoloso razzista senza accorgersi che in realtà è un attore (Gian Marco Saolini) che sta prendendo in giro i razzisti. Allora, per rifarsi, se la prende con una foto che ritrae tre rom accanto alle biglietterie automatiche della Stazione Termini, diffusa in rete con l’ironica scritta: «Si ringrazia Trenitalia per avere assunto le nuove hostess». È chiaramente una burla. Ma Puente non lo capisce. E sdottoreggia suscitando l’ilarità del web.

Possibile? Ci vorrebbe un fact-checking per il fact-checker. Per fortuna qualche anima pia corre in suo soccorso: quando nel maggio 2020 Open pubblica le foto dei morti Covid esposte nelle strade degli Usa, ci pensa niente meno che Heather Parisi a correggere la topica. «Quelli non sono i morti Covid ma sono gli studenti, vivi, di un liceo di Brooklyn» svela la ballerina, dimostrando che, alla fine, i debunker di professione ne sanno meno di una ex valletta di Pippo Baudo. Cicale, cicale. David Puente invece cicale mica.

Eppure, incredibilmente, nella commissione governativa istituita il 4 aprile 2020 per il contrasto alle fake news sul Covid 19 c’era Puente e non Heather Parisi. Sarà per questo che la commissione non ha funzionato? Un paio di riunioni, il solito documento e poi nulla. Quando si è dimesso, il debunker professionista ha rilasciato un’intervista a Striscia la Notizia (febbraio 2021) in cui comunicava tutta la sua delusione. E aggiungeva: i dati sono importanti per «non dare alito ai complottisti». In effetti: non bisogna dare alito a nessuno, nemmeno ai complottisti. Soprattutto dopo che si è mangiato la peperonata, bisogna stare attenti: l’alito può essere pesante.

Dall’alto di questa granitica preparazione i cacciatori di bufale di Open continuano imperterriti a smentire chiunque osi dire ciò che a loro non piace. Per esempio smentiscono Peter Doshi, lo scienziato che scoperchiò lo scandalo Tamiflu, docente all’università del Maryland ed editor del British Medical Journal, una specie di Bibbia in campo medico. L’8 novembre 2021 Doshi pubblica un video in cui sostiene, fra l’altro, che Pfizer non ha fornito dati sufficienti per valutare le terze dosi. Lo fa, ovviamente, in base alla sua esperienza e allo studio approfondito della materia. Ma purtroppo tutta questa conoscenza deve fermarsi davanti a una contestazione del debunker di Open Juanne Pili, il quale non solo non è professore né nel Maryland né da nessun’altra parte; non solo non è di casa al Bmj, giornale nel quale non ha mai scritto un rigo; ma mostra un curriculum piuttosto povero: un diploma all’istituto tecnico per geometri (progettazione e stima di terreni ed edifici) e un’iscrizione alla facoltà di psicologia (dal 2007) senza laurea. E la domanda a questo punto è inevitabile: com’è possibile che un geometra che non è mai riuscito a laurearsi in psicologia possa correggere e bacchettare su temi medici un grande scienziato come Peter Doshi? E se questi sono i debunker come si fa a credere al debunking?

Va detto che, nella speciale classifica dei debunker spericolati, il geometra che verifica le notizie degli scienziati non è nemmeno il caso più clamoroso. Lo supera il comico di Made in Sud che verifica le notizie sul terrorismo internazionale. Esiste davvero. Non è uno scherzo. Sentite qui. Fra gli sceriffi della notizia, uno dei più scatenati è Bufale.net. I redattori sono quattro. E uno di loro, Marco Critelli, si presenta così: «Prestigiatore, speaker radiofonico e comico per Made in Sud».

Proprio così: quella trasmissione di Raidue dedicata alla comicità meridionale. Una specie di Bagaglino ma un po’ meno raffinato. Il redattore di Bufale.net oltre a questo prestigioso incarico televisivo «conduce anche il Marco Critelli Show su Radio Marte e tiene corsi di formazione per clown dottori». Poi «è consulente magicomico per la Federazione Nasi rossi d’Abruzzo». E solo «quando non strappa fragorose risate al pubblico, si occupa di fact-checking». Ci si può fidare, no?

Ora è vero che i giornalisti hanno perso gran parte della loro credibilità. Ma il comico di Made in Sud? Lo speaker radiofonico di Radio Marte? Il magicomico dei Nasi rossi? Il Silvan dei tempi nostri? Se di sera fa sparire le carte, di giorno farà sparire le notizie, suppongo. Sim Sala Bin, il gioco è fatto. E se ci fosse qualche problema di verifica delle fonte, non preoccupatevi: a controllare il lavoro di cotanto professionista dell’informazione c’è il caporedattore Luca Mastinu. Ovviamente pure lui non è giornalista. Si definisce «bassista ipocondriaco per brevità caffeinomane», ex barman, compositore, «appassionato di pizza e cinema horror». In passato ha cercato di laurearsi in storia senza riuscirci. Il curriculum perfetto per salire in cattedra e dare lezioni di buona informazione, non vi pare?

Sia chiaro: sia i magicomici sia i bassisti ipocondriaci sono ovviamente liberi di scrivere quello che vogliono e dove vogliono. Purché non si eleggano a giudici supremi del lavoro altrui, spesso con toni sprezzanti, come fa il sito Bufale.net, «servizio gratuito di fact-checking e debunking». Anche perché loro stessi potrebbero finire a loro volta catalogati nella loro sezione «disinformazione». Dicono di essere tutti apolitici, e poi (scrive il sito Linkiesta) «si pongono sempre a favore di Pd e Cinque Stelle». Dicono di essere un esempio di correttezza e poi (li accusa David Puente) sono così scorretti da rubare e ripubblicare vecchi articoli altrui (meraviglioso il debunker che fa debunking sui debunker). Dicono di essere rigorosi nella pubblicazione delle notizie e poi finiscono denunciati (dal giornalista digitale Matteo Gracis) per aver negato l’esistenza di una manifestazione in Germania il 29 agosto 2020 quando le immagini dimostravano la presenza di migliaia e migliaia di persone in piazza. Dicono di essere responsabili e poi finiscono nel mirino dell’Authority della privacy per la pubblicazione di immagini «in contrasto con la dignità delle persone».

E mi fermo qui se no poi mi tocca smentire il comico di Made in Sud quando dice che si occupa di fact-checking solo quando non è impegnato a strappare fragorose risate. In realtà non è vero: lui e i suoi colleghi riescono a fare benissimo anche tutte e due le cose insieme.

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