Nell’ultimo anno il problema dell’immigrazione irregolare sembrava oramai superato dai fatti politici, cioè dalla rottura del governo Lega-5 stelle e dall’avanzata di altre priorità nel dibattito pubblico. Invece le ultime settimane hanno mostrato come l’immigrazione irregolare sia da un lato tornata a crescere e dall’altro si sia legata alle dinamiche dell’epidemia.
Rispetto ai primi sei mesi del 2019 quest’anno mostra un numero di arrivi via mare quasi quadruplicato. La mancata risoluzione degli assetti di potere in Libia, le intemperanze di Recepp Erdogan ai confini dell’Europa, le dinamiche demografiche dell’Africa centrale evidenziano un problema nel Mediterraneo destinato a permanere nel lungo periodo, a riaffiorare ciclicamente nel dibattito politico sulla scorta delle periodiche ondate migratorie. Continuare a finanziare la guardia costiera libica come scelto dai governi italiani degli ultimi anni è senz’altro una buona strategia di contenimento, ma la lunga ondata migratoria non potrà essere governata senza un coordinamento ulteriore con gli altri paesi europei e senza l’impiego della forza militare di mare e terra. Questo sempre che non si decida, come vorrebbe gran parte della sinistra italiana, che quel flusso migratorio debba essere accolto senza frontiere, sostenendo che esso sia indispensabile per fronteggiare un’altra emergenza, quella demografica, a cui gli italiani da soli non possono provvedere. È l’argomento economico, mascherato da umanitarismo, secondo cui i giovani immigrati sono necessari alla sostenibilità del sistema pensionistico italiano e per lo svolgimento dei lavori più umili e malpagati. Un ragionamento che in questi giorni torna a riaffiorare nelle retrovie del dibattito pubblico insieme alle accuse di razzismo verso chi manifesta preoccupazione per la correlazione tra Covid-19 ed immigrazione irregolare. Eppure, non sono soltanto le forze di destra e i loro elettori tacciati di xenofobia ad esprimere preoccupazione. Negli ultimi giorni è stato l’ex ministro degli Interni dei governi pd Marco Minniti ad accendere un faro sul problema, evidenziando i rischi di un’apertura eccessiva verso l’immigrazione in un contesto pandemico globale.
Difatti, le paure manifestate dai cittadini appaiono in questo caso in gran parte giustificate se si osserva il contesto generale in cui si svolgono i nuovi sbarchi. Per tre mesi gli italiani sono stati costretti in casa, con grande sacrificio, e ancora oggi subiscono gli effetti sociali, psicologici ed economici di quella serrata. Il governo italiano ha massimizzato lo stato d’emergenza, si è riempito di task force ed esperti sanitari, ha chiuso le scuole per quattro mesi, serrato i confini ai turisti dei paesi oggi più colpiti, ha imposto l’obbligo di gel, mascherine e distanziamento e non esclude l’eventuale reinserimento di misure restrittive se i contagi dovessero risalire in autunno. Volontariamente o meno, la politica ha spinto i cittadini dentro un vortice di psicosi sanitaria, in cui sono limitati i saluti, i contatti, i gesti affettuosi. Il governo ha imposto prassi rigorose, restrizioni della libertà personale e controlli per superare l’epidemia.
In questo stato di paura, non vi è da stupirsi che una parte della popolazione italiana tema che lo sbarco di migliaia di immigrati irregolari possa contribuire a rafforzare le dinamiche del contagio, anche perché ci sono già stati casi di positività al Covid-19 tra i nuovi arrivati.
Sul piano politico, non si deve dimenticare quanto la sottovalutazione del problema migratorio è costato caro al Pd nelle elezioni politiche del 2018 e con quanta protervia esso sia stato negato da media e partiti di sinistra prima che il malcontento degli italiani sfociasse in una plateale manifestazione elettorale a vantaggio di chi (Matteo Salvini) voleva contenere i flussi migratori.
Immigrazione irregolare che rimane, dunque, tra i più spinosi argomenti per la maggioranza ed i suoi partiti. Infatti, insieme alla tassazione dei produttori e ai vincoli burocratici e giudiziari sull’impresa, il contrasto dell’immigrazione incontrollata resta il vero capitale politico dei partiti di opposizione, cioè del centrodestra. In questi ultimi mesi i sondaggi certificano un consistente calo della Lega, che analisti e commentatori mettono giustamente in risalto. Tuttavia, quasi tutti dimenticano di osservare i numeri aggregati delle rilevazioni demoscopiche, che segnalano una somma dei partiti di centrodestra che continua a sfiorare il 50% dei consensi. Le preferenze sembrano semplicemente travasarsi dalla Lega a Fratelli d’Italia, senza disperdersi in altri campi. Un segno che i temi su cui poggia l’opposizione sono concreti, radicati nell’elettorato e persistenti nell’opinione pubblica. Se i partiti di destra si dividono maggiormente quando si parla di Europa e di strumenti di finanza pubblica, sul resto permane una certa omogeneità. Un approccio più duro e legalitario all’immigrazione irregolare mette d’accordo tutti i leader dell’opposizione ed i loro elettori. Un tema che, seppure meno visibile sul piano mediatico, rimane sul piano elettorale il convitato di pietra della destra (italiana ed europea). E che, con la complicità dell’allarme sanitario permanente alimentato dal governo, rischia di tornare presto al centro della scena.
